di Gabriella Passariello- E’ arrivata la decisione della Cassazione attesa per venti lunghe interminabili ore. Un verdetto che in un certo senso sorprende se rapportato a quanto disposto dai giudici del Tribunale del Riesame l’8 aprile scorso, che accogliendo l’appello del pool di magistrati della Dda di Catanzaro guidati dal procuratore capo Nicola Gratteri, aveva scritto nel provvedimento nero su bianco: “nel momento in cui la decisione diverrà definitiva con la pronuncia della Cassazione, dovrà essere ripristinata la misura cautelare in carcere” nei confronti dell’ex parlamentare di Forza Italia”, quasi come se dovesse trattarsi di un epilogo già scritto, di un film già visto. E invece il noto penalista Giancarlo Pittelli, imputato in Rinascita Scott per concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione e utilizzazione del segreto di ufficio e abuso di ufficio al momento resta ai domiciliari. La prima sezione della Suprema Corte, come richiesto dai legali Salvatore Staiano, Gian Domenico Caiazza e Guido Contestabile ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale della libertà, presieduto da Filippo Aragona e quindi ci sarà un riesame bis sul castello accusatorio della Dda, che in aula aveva chiesto l’annullamento dell’ordinanza dei giudici del collegio di Vibo, (mandando ai domiciliari Pittelli), definendola apparentemente motivata, fondata su un’asserita attenuazione delle esigenze cautelari, che “aldilà di qualche generica frase di stile è priva di concreto contenuto. Nessun elemento di novità viene valorizzato dal Tribunale per giustificare il mutamento della valutazione del quadro delle esigenze cautelari”. L’avvocato Salvatore Staiano contattato telefonicamente ha testualmente dichiarato: “In questo caso il silenzio è un rubino”.
Gli elementi della Dda da riesaminare
Gli elementi della Dda da riesaminare
La Dda nel proporre appello, poi accolto dal Riesame e rimesso in discussione dalla Cassazione, ha valutato diversi profili che vanno oltre la mera violazione delle prescrizioni per aver inviato una lettera al ministro Carfagna in cui l’ex parlamentare di Forza Italia esterna tutta la sua disperazione, sostenendo che la sua detenzione si fonda “su accuse folli formulata dalla Procura di Gratteri e dalla giurisdizione asservita o per aver rilasciato un’intervista ai giornalisti di Studio Aperto Mag. Quali sono gli ulteriori profili per la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro? Pittelli è indagato in Malapigna dai colleghi di Reggio per concorso esterno con l’associazione mafiosa dei Piromalli, è imputato per riciclaggio nell’ambito della più ampia inchiesta della Procura di Milano, sulla truffa milionaria dei preziosi e poi è sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta.
L’intercettazione tra Pittelli e il re dei diamanti
Tra il 28 gennaio e il 20 febbraio 2019 Nicolò Pesce, uno degli imprenditori finiti nel mirino della Procura di Milano, arrestato il 25 giugno dell’anno scorso e rimesso in libertà qualche giorno dopo per un vizio di forma, viene intercettato con l’avvocato catanzarese Giancarlo Pittelli, legale di Maurizio Sacchi, “il re dei diamanti”, titolare della Dpi, la Diamond Private Investments, finito in manette il 3 luglio 2020. Dpi è una delle due principali società che vendevano diamanti alle banche controllando insieme circa il 70% delle compravendite. Il 19 febbraio 2019 Pittelli riferiva a Pesce: “Dpi sequestrata questa mattina, un gran casino. C’è anche il riciclaggio, quindi fai attenzione. La questione di Sacchi è molto molto seria e lui non capisce nulla” e Pesce replicava: “Lui deve stare fermo e zitto adesso” (LEGGI QUI).
Un tesoro da un milione di euro
Secondo le ipotesi di accusa che ha portato la Procura di Milano a chiedere il processo per Giancarlo Pittelli, Carlotta Bax, Cristian De Boni, Giovanni Pesce con Maurizio Sacchi e Nicolò Maria Pesce (posizioni queste stralciate), gli imputati avrebbero trasferito una serie di somme, provento di truffa, concorrendo a far transitare questi soldi dai conti correnti di Magifin spa e Magifin Immobiliare srl, sui conti delle società Kamet Advisory srl e ad altre società del Gruppo Grenade, compiendo operazioni tali da ostacolare e quindi coprire la provenienza illecita di questi soldi. In particolare Giancarlo Pittelli, socio al 50 % delle quote sociali della Sarusi srl (del gruppo Granade) fino al 6 giugno 2019, quote poi cedute ad un membro di famiglia, avrebbe ricevuto un bonifico di 300mila euro dal conto corrente Caraparma della Kamet Advisory srl disposto il 27 dicembre 2018 con causale finanziamento infruttifero; sul conto corrente della Sarusi srl e della Migifin Immobiliare altri 250mila euro per finanziamento in conto aumento capitale sociale; 50mila euro con causale finanziamento soci e altri 400mila euro con causale prestito soci, bonifici effettuati l’11 luglio, il 5 ottobre e il 23 ottobre 2018, per un totale complessivo di un milione di euro.
La presunta bancarotta fraudolenta
Pittelli è anche indagato per bancarotta fraudolenta nell’ambito di un’inchiesta che ruota intorno alla distrazione di fondi regionali, al trasferimento della titolarità di un immobile da una società in dissesto economico ad un’altra, un terreno a Stalettì, nel Catanzarese, avente come dominus sempre la stessa persona. Tutto documentato in un’informativa scottante depositata in Procura dal Nucleo di Polizia economico finanziaria di Catanzaro. Pittelli, già socio della A. T. Alberghiera Turistica srl (le cui quote sarebbero state formalmente cedute ad un membro della sua famiglia, pur rimanendo il penalista socio ed amministratore di fatto della struttura societaria) a partire dal 2018, avrebbe distratto una somma cospicua alla Regione Calabria. Si parla di oltre un milione di euro sottratto all’Ente, privato della possibilità di rivalersi sul terreno censito al catasto del Comune di Stalettì, frazione di Copanello, l’unico bene, quindi, sul quale il creditore avrebbe potuto esercitare l’azione restitutoria per soddisfare l’ingente debito scaturito da un finanziamento pubblico, finalizzato alla realizzazione del villaggio turistico nella stessa località balneare, percepito dalla società di Pittelli senza tuttavia realizzare alcuna opera. In particolare le acquisizioni investigative in atti avrebbero evidenziato, in base a quanto riportato nella richiesta di aggravio di pena, vergata dal pm Annamaria Frustaci, che inizialmente tramite la A. T. Alberghiera, sarebbe stato richiesto e ottenuto un finanziamento pubblico, previsto nel Por Calabria 2000-2006, per la realizzazione di una struttura ricettiva nel Comune di Stalettì, per complessivi 4.402.431,49 di cui, 880.486,29 euro effettivamente percepiti, successivamente sarebbe stata disposta la revoca del contributo, visto che la struttura recettiva non è stata realizzata.
La società fallita
L’importo percepito di 880.486,29 euro non sarebbe stato restituito e l’agente di riscossione della provincia di Catanzaro iscrive a carico della A. T. Alberghiera Turistica l’importo complessivo di 1.036.699,10, interessi moratori compresi. Si tratta, precisa la Dda di ipotesi di malversazione di denaro pubblico oggi prescritte, perché risalenti al 2005, ma le ulteriori distrazioni volte a trasferire la titolarità dell’ immobile di Stalettì, dalla società A. T. Alberghiera Turistica alla società Sarusi srl, risalgono al 2018. La Sarusi srl riconducibile a Pittelli, costituita il primo giugno 2018, avrebbe acquistato il terreno a Stalettì il 29 ottobre 2018. Pittelli avrebbe continuato “a far leva sulla reiterata e singolare inerzia della P. A. nel non richiedere tempestivamente il pagamento del proprio credito: si tratta di un credito liquido, esigibile e non prescritto, che nonostante la revoca del finanziamento e l’ingiunzione di pagamento del 2016, ad oggi risulta non pagato, mantenendo la A. T. srl in uno stato di perdurante insolvenza e di voluta inattività preordinata ad ottenere la cancellazione della società. Ragion per cui in data 9 novembre 2021 la Procura ha depositato istanza di dichiarazione di fallimento della società A. T. Alberghiera Turistica, trasmessa al Tribunale il 19 novembre 2021”, società poi effettivamente dichiarata fallita.
Gli atti ritornano a Catanzaro
Con il verdetto della Cassazione ci sarà un nuovo Riesame e i giudici saranno chiamati di nuovo a pronunciarsi sulla misura cautelare. Ma c’è anche l’appello sui motivi aggiunti presentato dai legali difensori dell’imputato su cui si attende la decisione del Tribunale della libertà, dopo che i legali hanno fornito le prove sull’innocenza di Pittelli rispetto all’unico capo di imputazione il concorso esterno che lo tiene relegato ai domiciliari. Motivi aggiunti “non presi in considerazione dai giudici di Vibo e rispetto ai quali viene meno la gravità indiziaria del noto penalista” (LEGGI). E dopo trentuno mesi di detenzione tra carcere e domiciliari la storia giudiziaria di Pittelli resta ancora tutta da scrivere.
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