Rinascita Scott, la battaglia di Vittoria “sfrattata” da casa sua a Vibo: “E’ la ‘ndrangheta che comanda”

L'arringa dell'avvocato Giovanna Fronte che racconta il caso emblematico di una donna alle prese con l'arroganza mafiosa

“Vede, signor Giudice e signori del Tribunale, in questo processo abbiamo sentito molte ipotesi di reato gravi commesse da soggetti istituzionali, da personaggi importanti, da gente che proviene dalla politica. In questo processo anche una semplice invasione di terreni è un fatto di ‘ndrangheta perché rappresenta la manifestazione di un potere sul territorio e, siccome il territorio è fatto da gente comune, è bene che si sappia che io, che faccio entrare i miei animali nel tuo fondo, sono quello che comanda. Se io entro in casa tua e non esco, sono quello che comanda. E’ il segnale vero che sul territorio comando io”. Parte da queste parole significative l’arringa dell’avvocato Giovanna Fronte, sempre in prima fila nel maxiprocesso “Rinascita Scott”, al fianco (non solo fisicamente) dei magistrati della Dda di Catanzaro che sostengono la pubblica accusa, dalla parte delle vittime della ‘ndrangheta, le cosiddette persone offese, da lei difese, con le unghie e con i denti, in trent’anni di attività professionale che partono dal primo storico processo ai Mancuso di Limbadi (frutto dell’operazione Dinasty) e si sviluppano lungo altri procedimenti penali dai nomi in codice che sembrano titoli di film: Flash, Nuova Alba e tanti altri ancora. La sua discussione apre quella degli avvocati di parte civile, cui seguono quelle del collegio difensivo. Poche parole per far comprendere cos’è la ‘ndrangheta a Vibo, come si sviluppa la sua forza e come esprime il suo potere.

L’odissea di Vittoria

L’odissea di Vittoria

La storia che racconta nell’aula bunker di Lamezia Terme, nei minuti successivi alle richieste di pena formulate dal procuratore Nicola Gratteri, è solo all’apparenza un reato bagatellare. E’ l’odissea vissuta da Vittoria Sicari, di professione giornalista, una delle tante parti offese del maxiprocesso “Rinascita Scott” che vogliono tutte la stessa, identica cosa: una risposta alla domanda di giustizia. Un incubo vero e proprio che inizia con un sogno: sposarsi e comprare una casa. Vittoria l’acquista a Vibo Marina insieme al suo fidanzato dell’epoca: un appartamento in un palazzo signorile con vista sul mar Tirreno. Nel frattempo i due sono costretti a chiudere il negozio che avevano aperto e mettono in vendita l’immobile. “Si erano presentati in tanti per comprarlo ma si sono ritirati tutti”, racconta l’avvocato Fronte in aula. Tutti tranne che uno, Antonio Vacatello, 59 anni, indicato dalla Dda di Catanzaro come il capo ‘ndrina di Vibo Marina, strettamente collegato al clan di Zungri e al boss Giuseppe Accorinti. Non proprio un personaggio di secondo piano visto che nei suoi confronti il pool di magistrati guidati da Nicola Gratteri ha chiesto 30 anni di reclusione. La storia di Vacatello si intreccia per caso con quella di Vittoria Sicari e del suo fidanzato. Con la scusa di un sopralluogo entra nell’immobile e da lì non esce più. Per l’accusa l’uomo si è trasferito con la famiglia senza pagare l’appartamento vivendoci per due decenni. “Da quel giorno la signora – sostiene l’avvocato Fronte – non ha riavuto più il suo appartamento”. Per Vittoria Sicari, Vacatello lo avrebbe “letteralmente rubato”.

L’intercettazione: “Gli ho dato 60 milioni e me la sono presa”

A raccontare come sono andati i fatti ci pensa il diretto interessato intercettato dai carabinieri in una conversazione con un altro imputato di “Rinascita Scott”, Navarra. L’avvocato Giovanna Fronte legge l’intercettazione passo dopo passo in aula. “Vacatello dice: “Eh, sai, ho fatto il bar. Eh, sai, poi mi sono sposato. Eh, sai, mi sono pure fatto una casa”. “Ah sì? – gli fa Navarra – Ti sei fatto a casa?”, “Eh, sì, ma è una bella casa, veramente molto grande, sono duecentoquaranta metri quadrati di casa, duecentodieci, duecentoventi”, “Ah sì? Eh, ma allora…”, “Eh, ma centoventimila euro, centoventi milioni”, “Ah, centoventi milioni? Mizzica, l’hai pagata”, gli fa il Navarra. “Eh, ma no, sai che cosa ho fatto? Gli ho dato sessanta milioni, sì, gli ho pagato qualcosa a lui, al Musella, perché lui era così, era… aveva dei debiti, gli ho pagato qualche cosa e poi me la sono presa io”, “Ah sì? E gli altri sessanta?”, “No, ma che, figurati, c’è un pignoramento della banca”, “Ma allora devi pagare il pignoramento?”, “Ma che pago il pignoramento della banca? Figurati, pignoramento della banca. Male che va, se la mettono in vendita…”, “Sì, la mettono in vendita”, gli fa Navarra. “Eh, sì, figurati se la mettono in vendita – risponde il Vacatello – al limite gli faccio un’offerta e la chiudo, ma figurati, chi la vende?”.

Il danno e la beffa

Per la cronaca la casa non è stata mai venduta e, da quanto risulta, c’è ancora una procedura esecutiva in corso. Qui entra in scena il Tribunale di Vibo e la storia si fa torbida e ancora più ingarbugliata. “Di tanto in tanto – aggiunge l’avvocato Fronte – fanno dei rilievi, fanno i bandi, rinnovano precetti, ma la casa non viene venduta. Vacatello sta da venticinque anni nella casa della Sicari, non viene espropriata, non c’è nessuno che si tira su le maniche per fare un’azione legale per buttarlo fuori, scrivono qualche lettera e a fronte della lettera si becca la signora le minacce di morte. Cosa succede? Fanno un procedimento penale in capo alla signora per intestazione fittizia, perché lei comunque sulle carte è proprietaria della casa. Io ho fatto una produzione documentale, ho allegato il rogito notarile, anche il contratto di mutuo che ha stipulato la signora Sicari con la fideiussione del fratello. E poi? La casa viene sequestrata dalla Procura”. Sequestrata e riconsegnata. A chi? Ad Antonio Vacatello: “In quella casa ho fatto anche dei lavori – racconta allo stesso Navarra nella stessa intercettazione -. Sapessi quanti bei lavori che ho fatto, la camera da letto con il bagno in camera, una vasca con l’idromassaggio, ed io da lì, da quel terrazzo, controllo tutto il porto di Vibo Valentia, una bellissima posizione”. Oggi Vittoria Sicari vive altrove, cerca ancora giustizia, difesa da un avvocato che è riuscita a trovare dopo quindici anni. La sua è una storia marginale ma significativa e amara. Come la conclusione di Giovanna Fronte: “Questa è la situazione della Sicari ed è la situazione di un Vacatello Antonio che insieme alla moglie ha mostrato e mostra in quel territorio, a Vibo Marina, che è una frazione di Vibo Valentia, che lui ha il potere in mano”.

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