Rinascita Scott, la Cassazione: “Pittelli deve restare in carcere, è ancora pericoloso”

pittelli

di Gabriella Passariello- “Resta a carico di Giancarlo Pittelli la gravità indiziaria sul concorso esterno, per la sua capacità di costituire un valido punto di riferimento ben oltre i limiti sottesi alla sua qualità di legale, tale da consentire agli esponenti della consorteria di operare in condizioni di maggiore sicurezza e avvedutezza.  E in questa ottica è del tutto irrilevante che avesse talvolta sollecitato il capo dell’associazione a costituirsi, circostanza di per sé legata ad un determinato frangente e comunque non incidente sulla concreta gestione e operatività della consorteria”. La Corte di Cassazione, pur avendo annullato i reati di abuso di ufficio e utilizzazione del segreto di ufficio senza rinvio, spiega perché regge l’ipotesi di concorso esterno seppur riqualificato (e non in meglio) e il perché il noto penalista di Catanzaro, coinvolto nella maxi inchiesta Rinascita Scott, contro le cosche di ‘ndrangheta del Vibonese, deve restare in carcere.

“Ha agevolato anche i collaboratori del boss”

“Ha agevolato anche i collaboratori del boss”

Pittelli, come riferito anche dal Tribunale del riesame è in grado di porre la sua sfera di relazioni e di conoscenze a disposizione della consorteria. Con un ma. Il Riesame, erroneamente, ha ritenuto che la condotta dell’ex parlamentare fosse finalizzata ad un diretto supporto al boss Luigi Mancuso, mentre ha agevolato anche la cerchia dei suoi collaboratori, assecondandone le esigenze. Il sodalizio, grazie al noto avvocato, secondo la Cassazione, “si è avvalso di un contributo esterno, destinato a consentirne e rafforzarne l’operatività, capace di creare condizioni propizie”. La prova del concorso esterno in associazione mafiosa è data dalla fibrillazione della cosca nel momento in cui è venuta a conoscenza della collaborazione del pentito Andrea Mantella: si è dato da fare per acquisire informazioni tali da consentire agli organi dell’associazione di valutare con migliore cognizione di causa la situazione, dovendosi inoltre rilevare come “ogni tipo di informazione aggiuntiva avesse la capacità di attenuare quella criticità e  di incidere sull’esistenza e operatività del sodalizio, sia che si trattasse di acquisire informazioni allarmanti sia per converso che potessero acquisirsi rassicurazioni sul conto dei sodali”.

Quei verbali coperti da omissis

Ma Pittelli – per i giudici ermellini – non è solo colui che ha contatti con esponenti di primo piano della ‘ndrangheta ma è incline ad  avvalersi di connivenze con personaggi operanti all’interno delle Forze di polizia, della Dia e dei servizi di intelligence, grazie ai quali riceveva indebitamente informazioni top secret. “Proprio per questo è immeritevole di credito fiduciario e se scarcerato c’è il rischio che possa comunicare informazioni all’esterno”, ritenendo insussistente la possibilità di applicare misure meno contenitive. Il noto penalista, sospeso dal Consiglio dell’ordine, è riuscito ad entrare in possesso se non direttamente dei verbali, almeno di informazioni riguardanti le dichiarazioni di Mantella che avrebbero potuto gravemente incidere sull’esistenza e sull’operatività della consorteria. E se anche i legali nel ricorso hanno riferito che si trattava di notizie già diffuse dalla stampa, in realtà si era in presenza di verbali coperti da omissis, tant’è che esiste un riferimento in cui Mantella accusa il fratello e questo fatto non viene in alcun modo anticipato dalla stampa. Del tutto generiche, per la Cassazione, risultano le deduzioni difensive incentrate sulla mancata valutazione dell’attendibilità del collaboratore di giustizia. E intanto tra poche ore scatterà il via all’udienza preliminare per circa 450 imputati, mentre il processo per Pittelli che ha deciso di saltare l’udienza filtro, optando per il giudizio immediato, inizierà il prossimo 9 novembre.

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