Rinascita Scott: la figura dell’ex sindaco di Pizzo ed il caso “Mocambo”

Tra gli insospettabili finiti in manetta nell’operazione Rinascita Scott anche l’ormai ex primo cittadini di Pizzo Calabro: Gianluca Callipo accusato del “delitto p.p. dagli arti. 110 e 416 bis”.

Nell’ordinanza del gip si legge che Callipo avrebbe “concretamente contribuito, pur senza farne formalmente parte, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, operante sul territorio della provincia di Vibo Valentia e su altre zone del territorio calabrese, nazionale ed estero, ed in particolare della locale di San Gregorio (cosca Razionale-Gasparro) e della ‘ndrina di Pizzo ivi operante, associazione che si avvale della forza d’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, allo scopo di: commettere delitti in materia di armi, esplosivi e munizionamento, contro il patrimonio, la vita e l’incolumità individuale, in particolare commercio di sostanze stupefacenti, estorsioni, usure, furti, abusivo esercizio di attività finanziaria, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche, corruzioni, favoreggiamento latitanti, corruzione e coercizione elettorale, intestazione fittizia di beni, ricettazione, omicidi; acquisire direttamente e indirettamente la gestione e/ o controllo di attività economiche, in particolare nel settore edilizio, movimento terra, ristorazione; acquisire appalti pubblici e privati; ostacolare il libero esercizio del voto, procurare a sé e ad altri voti in occasione di competizioni elettorali, convogliando in tal modo le preferenze su candidati a loro vicini in cambio di future utilità; conseguire per sé e per altri vantaggi ingiusti”.

Nell’ordinanza del gip si legge che Callipo avrebbe “concretamente contribuito, pur senza farne formalmente parte, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, operante sul territorio della provincia di Vibo Valentia e su altre zone del territorio calabrese, nazionale ed estero, ed in particolare della locale di San Gregorio (cosca Razionale-Gasparro) e della ‘ndrina di Pizzo ivi operante, associazione che si avvale della forza d’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, allo scopo di: commettere delitti in materia di armi, esplosivi e munizionamento, contro il patrimonio, la vita e l’incolumità individuale, in particolare commercio di sostanze stupefacenti, estorsioni, usure, furti, abusivo esercizio di attività finanziaria, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche, corruzioni, favoreggiamento latitanti, corruzione e coercizione elettorale, intestazione fittizia di beni, ricettazione, omicidi; acquisire direttamente e indirettamente la gestione e/ o controllo di attività economiche, in particolare nel settore edilizio, movimento terra, ristorazione; acquisire appalti pubblici e privati; ostacolare il libero esercizio del voto, procurare a sé e ad altri voti in occasione di competizioni elettorali, convogliando in tal modo le preferenze su candidati a loro vicini in cambio di future utilità; conseguire per sé e per altri vantaggi ingiusti”.

L’ormai ex primo cittadino di Pizzo, come concorrente “esterno”, nella qualità di imprenditore del settore alberghiero e di Sindaco del comune di Pizzo “avrebbe fornito uno stabile contributo alla vita dell’associazione ed in particolare: in diretto contatto con i vertici dell’organizzazione criminale operante in Pizzo (in particolare, famiglia Mazzotta) e San Gregorio d’Ippona (famiglia Razionale – Gasparro), si poneva quale riferimento per il sodalizio nella risoluzione di problematiche inerenti alla propria funzione di Sindaco, promuovendo in tale veste gli interessi dell’organizzazione e favorendo, anche nell’adozione o meno di specifici provvedimenti, personaggi intranei o vicini al sodalizio, comunque garantendo, in caso di necessità, il suo appoggio all’organizzazione, omettendo i dovuti controlli sulle attività di interesse del sodalizio”. Callipo avrebbe, secondo quanto emerge dall’ordinanza, garantito a Salvatore Francesco Mazzotta condotte amministrative favorevoli alla famiglia del Mazzotta e segnatamente alla prosecuzione dell’attività imprenditoriale della società “ITTICA Paola di Mazzotta Francesca”, anche in cambio del sostegno elettorale offertogli – in occasione delle elezioni comunali dell’11.06.2017 – dal sodalizio criminale napitino da lui capeggiato; consentendo la prosecuzione dell’attività imprenditoriale “Mocambo”. Questa era gestita da Francesco Isolabella, amministratore unico della società 217 – FUTURA s.r.l., attività esercitata all’interno di un immobile poi rilevato dalla C.T.S. Invest s.r.l. (di cui risulta socio lo stesso Callipo) e di interesse di   Saverio Razionale e Gregorio Gasparro.

L’ex sindaco di Pizzo avrebbe anche, nell’esercizio delle sue funzioni, “in violazione dei principi costituzionali di buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione, nonché omettendo di compiere qualsiasi atto amministrativo che potesse dare effettivo e concreto esito alla ordinanza avente come oggetto la demolizione di opere abusive e contestuale rispristino dello stato dei luoghi e restituzione dell’immobile al comune, e alla delibera di sgombero forzato n. 19710 datata 11.09.2013, della stessa Amministrazione, entrambe con riferimento ai box commerciali di seguito descritti, deliberatamente di fatto consentivano a Paola De Caria e Francesca Mazzotta , rispettivamente madre e sorella di Salvatore Francesco Mazzotta, e a quest’ultimo (tutti interessati alla prosecuzione dell’attività imprenditoriale di vendita del pesci ivi svolta) di mantenere illecitamente nella loro disponibilità i box commerciali ubicati in Piazza Mercato di Pizzo comunemente denominata “Piazzetta”, di proprietà del Comune di Pizzo (box abusivamente occupati e sui quali erano state effettuate opere edilizie senza titolo dai membri della famiglia Mazzotta), così intenzionalmente procurando ai Mazzotta – De Caria un ingiusto vantaggio patrimoniale”. Dagli atti emerge l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione mafiosa ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale della ‘ndrina di Pizzo.

Il caso Mocambo

Gianluca Callipo, insieme al Comandante della Polizia Municipale (Caria), al responsabile dell’ufficio urbanistico (Stuppia), all’ Assessore ai Servizi Sociali e all’urbanistica (Marino) in violazione dei principi costituzionali di buon andamento e imparzialità della Pubblica, omettendo illegittimamente di compiere qualsiasi atto amministrativo che potesse dare effettivo e concreto esito all’esecuzione dell’ordinanza nr. 19/2015 emessa in data 19.06.2015 dall’ufficio urbanistico del comune di Pizzo, avente come oggetto la revoca dell’agibilità dei locali del “Mocambo” per mancanza di regolare allaccio alla rete fognaria; intervenendo in modo che, a seguito dell’emissione del provvedimento nr. 13918 del 26.06.2017 mediante il quale veniva revocata, alla società FUTURA S.R.L., l’autorizzazione di somministrazione di alimenti e bevande con annessa piscina e l’autorizzazione di affittacamere, relativamente al “Mocambo” venissero poi disposte: in primo luogo, con ordinanza nr.14158 del 29.06.2017 dell’ufficio commercio del Comune di Pizzo, a firma del Caria la sospensione della revoca autorizzazione di somministrazione di alimenti e bevande; in secondo luogo in data 27.07.2017 con nota avente nr. di pro t. 16132 emessa del responsabile del Settore urbanistica del Comune di Pizzo, Arch. Maria Stuppia, la sospensione della revoca dell’agibilità di cui alla seconda disposizione contenuta nell’Ordinanza nr. 19/2015. Con tali atti, secondo le carte del gip, sarebbe stato intenzionalmente procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale a Maurizio Fiumara, Saverio razionale, Gregorio Gasparro, Francesco Isolabella e Gianluca Callipo in conflitto di interessi, e in violazione del dovere di astensione. Sarebbe stato dunque consentito in maniera intenzionale a Francesco Isolabella e a Gasparre Razionale di mantenere la gestione del Mocambo.

Gianluca Callipo e Maurizio Fiumara erano primo di socio ed amministratore unico della società “C.T.S. Costruzioni Sud S.P.A”, ed avrebbero acquisito in data 12.09.2017 mediante procedura fallimentare, la struttura turistico-alberghiera denominata “il Mocambo”. Tutto ciò sarebbe avvenuto sulla base di un accorso che consentiva a Isolabella, Razionale e Gasparro  di mantenere la gestione dell’attività di affittacamere e ristorante del “Mocambo”. Maurizio Fiumara e l’ex sindaco Callipo, attraverso la società in cui gli stessi sono rispettivamente amministrazione unico e socio, avrebbero così potuto procedere in data 12.09.2017, all’acquisizione dell’immobile mediante procedura fallimentare per l’importo di euro 819 mila, senza soluzione di continuità nell’operatività dell’attività imprenditoriale in questione.

Dall’ordinanza del gip emerge che: “CALLIPO Gianluca, in qualità di Sindaco del comune di Pizzo, in violazione dei principi costituzionali di buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione (art. 97 comma 2 Cost.), ometteva di compiere qualsiasi atto amministrativo che potesse dare effettivo e concreto esito alla ordinanza nr. 19 emessa in data 19.06.2015 dall’ufficio urbanistico del Comune di Pizzo, procurandosi, inoltre in qualità di socio della “C.T.S. Costruzioni Sud S.P.A”, in conflitto di interessi, ed in violazione del dovere del astensione, un ingiusto vantaggio patrimoniale, divenendo in data 12.09.2017, a seguito di procedura fallimentare, proprietario della struttura turistico-alberghiera denominata “il Mocambo” sita in Pizzo (VV), località Bevivino su un terreno di mq 21.084”.

Per quanto riguarda la posizione di Gianluca Callipo nell’ordinanza del gip viene precisato che l’introduzione della c.d. legge Bassanini, con il trasferimento delle competenze in tema di violazioni edilizie ai funzionari, il sindaco “non escludeva il suo potere di attivare le specifiche procedure di garanzia nei casi che lo avessero richiesto, né lo esimeva dal più generale dovere di controllo e direttiva nei confronti degli uffici tecnici ed amministrativi del comune, affinché fosse assicurata la corretta osservanza delle procedure in materia (sul punto vedi Cass. Sez. VI, n. 2085/2004). Gli atti contingibili e urgenti segnano una deroga ai principi di tipicità e nominatività e si connotano per un’atipicità contenutistica, peraltro necessaria per assicurare quella elasticità di manovra che si vuole riconoscere all’amministrazione perché la stessa possa adeguatamente fronteggiare situazioni eccezionali (non predeterminabili in via normativa). Al verificarsi di esse, spetta all’amministrazione, quindi, definire le misure adeguate a fronteggiarle, dando così corpo al provvedimento da adottare. Pertanto, dimostrata la ricostruzione dei fatti come risultante nella richiesta, si ritiene corretta la qualificazione giuridica della vicenda in esame nei termini di abuso d’ufficio per omissione, aggravato per aver agevolato la cosca operativa su Pizzo”. (C. M.)

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