Rinascita Scott, l’Eurocoop e le presunte assunzioni di Giamborino, il manager: “Non lo conosco”

Prosegue l’escussione dei testi a discarico nel maxiprocesso. Tra gli argomenti anche l'incendio all'Eurospin di Vibo con la testimonianza dell'attuale sindaco di Pizzo

Proseguono a tappe spedite le deposizioni dei vari testimoni a discarico al processo Rinascita-Scott che si sta celebrando nell’aula bunker nell’area industriale di Lamezia Terme. Nei giorni scorsi sono state trattale le figure degli imputati Pietro Giamborino e Domenico Lo Bianco.

Pellegrino: “Giamborino? Mai avuto rapporti con lui”

Pellegrino: “Giamborino? Mai avuto rapporti con lui”

 “Non conosco Pietro Giamborino né ho mai avuto rapporti con lui”. Sono le dichiarazioni rilasciate in aula dal teste della difesa dell’ex consigliere regionale imputato in Rinascita-Scott che ha replicato ad una domanda dell’avvocato Domenico Anania ricordando in primis la sua carica di “presidente della società che si occupava della raccolta dei rifiuti dal 2007 al 2014 ma su incarico del Consorzio Nazionale Servizi di Bologna, che aveva vinto la gara d’appalto e che quindi lo aveva affidato in noi in quanto soci del Cns. I servizi svolti erano inizialmente solo di spazzamento, poi anche raccolta e trasporto alla discarica ma senza fare lo smaltimento”. A precisa domanda del difensore se “Pietro Giamborino sia mai intervenuto con lei per l’assunzione di taluno nell’ambito della gestione del servizio”, il teste ha replicato testualmente: “Con lui non solo non ho avuto rapporti, ma non ho fatto alcuna assunzione io a Vibo Valentia. Praticamente, le uniche assunzioni fatte sono passaggi immediati e diretti dell’azienda che lavorava prima di me, si può vedere anche dall’Ufficio collocamento”. Per quanto concerne il noleggio di mezzi,  Pellegrino ha specificato che “noi abbiamo lavorato con i nostri e con quelli di un’altra azienda, la Rascaglia” che era succeduta ad un’altra: “Prima di me il Consorzio aveva affidato i servizi a un’azienda di Cesena, “Formula Ambiente”, che poi è dovuta andare via perché ha preso altri servizi al Nord, e a noi è passato questo tipo di contratto. Nell’aprile del 2014 è scaduto il servizio con il Cns che aveva mandato una lettera con la quale evidenziava che non intendeva più rinnovarlo perché aveva una posizione di circa 6–7 milioni di crediti con il Comune di Vibo, che è andato in dissesto e di conseguenza non ha più inteso continuare non affidando il servizio a noi”.

L’incendio all’Eurospin e la testimonianza del sindaco di Pizzo

Un’altra deposizione al processo è stata quella dell’attuale sindaco di Pizzo, Sergio Pititto, chiamato a riferire sulla posizione di Domenico Lo Bianco e Gessica Castagna all’epoca in cui era sorta una vertenza sindacale presso l’Eurospin. I due devono risponde dei reati di tentata estorsione e danneggiamento aggravato dalle modalità mafiose in concorso con Salvatore Morelli, alias “l’Americano”. Secondo la Dda, in particolare, quest’ultimo e la ragazza, quali presunti ideatori ed istigatori della condotta criminale, e  Lo Bianco quale esecutore e beneficiario della condotta, il 14 agosto del 2018 avrebbero avvicinato (con l’ausilio di altri soggetti allo stato ignoti) il capo settore del supermercato Eurospin al quale avrebbero richiesto insistentemente e con velate minacce di intermediare con l’azienda per revocare i trasferimenti di personale già decisi. Il 19 settembre dello scorso anno, quindi, i tre sono accusati di aver incendiato il magazzino adibito a deposito di derrate alimentari del supermercato Eurospin di Vibo Valentia. Il 21 settembre 2019 sarebbe stato invece inviato un sms sia al capo settore del supermercato Eurospin e sia al capo Area della società dal seguente contenuto: “Devi fare tornare le cose come erano. Questa volta il magazzino di Vibo. La prossima volta tu e tutta la tua famiglia”. Nel corso del suo esame, l’attuale sindaco, al tempo sindacalista della Cisl, ha parlato della vertenza che aveva interessato i due imputati: “La vertenza è più complessiva – ha specificato rispondendo all’avvocato Raffaele Manduca – perché si trattava dall’inizio di lavoratori che sono passati in una azienda che voleva metterli a tempo determinato e noi abbiamo fatto il passaggio a quello indeterminato; poi c’è stato un susseguirsi di vertenze che riguardavano sia oneri di lavoro, di trasferimento e contestazioni varie che venivano fatte ai dipendenti. La mia attività era sì quella politica ma ancor più quella di segretario di categoria cui si affiancava quella degli avvocati dal punto di vista legale”. Pititto, replicando poi alle domande del pm della Dda, Annamaria Frustaci ha affermato di “non conoscere il luogo del trasferimento di Lo Bianco specificando che questo riguardava tanti lavoratori, compresa Gessica Castagna”. (f.p.)

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