di Mimmo Famularo – “C’è posta per te” solo che qui non siamo da Maria De Filippi ma nel maxi processo “Rinascita Scott”. Ogni giorno una puntata diversa. Nell’ultima, l’indirizzo di posta elettronica dell’avvocato Tiziana Barillaro ha ricevuto una mail davvero singolare. Mittente non un cliente qualsiasi ma un latitante, Pasquale Bonavota, ritenuto dagli inquirenti il capo dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio. Di lui si sono perse le tracce dal novembre del 2018 dopo la sentenza emessa dal gup di Catanzaro nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Conquista”. Il boss è stato condannato all’ergastolo unitamente ai suoi fratelli Domenico e Nicola. Il primo è stato catturato nell’agosto scorso in un’abitazione nel centro abitato di Sant’Onofrio mentre il secondo si è costituito quasi subito. Pasquale Bonavota resta invece uccel di bosco.
I giudici: “Nomina non valida”
I giudici: “Nomina non valida”
Nella giornata di ieri una piccola traccia è comparsa sulla posta dell’avvocato Tiziana Barillaro. La richiesta? Essere difeso dalla penalista vibonese nell’ambito del maxi processo nel quale Bonavota si trova imputato, tra le altre cose, per associazione mafiosa. Fin qui il 48enne di Sant’Onofrio era difeso d’ufficio dall’avvocato Vittorio Platì, nominato legale difensore di tutti i latitanti di “Rinascita Scott”. Con la procura speciale Bonavota sostituisce l’avvocato d’ufficio con un avvocato di fiducia. Ciò che non cambia è il suo status. Latitante era e latitante resta anche se attivamente ricercato. Non un latitante qualsiasi ma tra i più pericolosi nella lista diramata dal Viminale. Di sicuro è il ricercato numero uno tra gli imputati che il 19 dicembre del 2019 sono riusciti a sfuggire alla cattura nel corso del maxi blitz “Rinascita Scott”. L’avvocato Barillaro ha chiesto la nullità del decreto di latitanza e la regressione della posizione del suo cliente, impossibilitato – secondo il legale – a difendersi nelle fasi preliminari del procedimento penale. Richiesta, alla quale si è opposta la Dda di Catanzaro rappresentata in aula dal pm antimafia Andrea Mancuso, dichiarata inammissibile dal collegio giudicante. Per il Tribunale “una nomina trasmessa al difensore, priva di date e senza che sia stata trasmessa tramite raccomandata o con mezzi analoghi, non può ritenersi valida”.
Caccia aperta
Condannato alla pena dell’ergastolo al termine del processo scaturito dall’operazione “Conquista”, da novembre del 2018 ha fatto perdere le proprie tracce. E’ riuscito a sparire nel nulla qualche ora prima dell’esecuzione dell’ordine di carcerazione disposto dall’autorità giudiziaria dopo la condanna emessa in primo grado. Quando lo scorso 19 dicembre scattò l’operazione “Rinascita Scott” lui era quindi già latitante. Se il fratello Domenico è considerato il capo dell’ala militare, Pasquale è invece la “mente” del clan che in provincia di Vibo Valentia è secondo solo ai Mancuso per forza e prestigio criminale.
Rinascita Scott, mail del boss latitante a un avvocato: “Mi difenda nel maxi processo”