di Mimmo Famularo – Una partita a scacchi. Da una parte “l’alfiere” della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, il pentito Andrea Mantella, teste di punta dell’accusa nel maxi processo “Rinascita Scott”; dall’altra parte Salvatore Staiano, uno dei principali attori del collegio difensivo, ex avvocato dell’ex boss scissionista divenuto collaboratore di giustizia. Il secondo round del controesame andato in scena nell’aula bunker di Lamezia Terme non ha deluso le aspettative e in coda all’incandescente botta e risposta tra Mantella e Staiano in aula è arrivato a sorpresa anche il procuratore Nicola Gratteri. Il super pentito è stato incalzato dalle domande pressanti del legale e la sua attendibilità messa a dura prova nel corso di un controinterrogatorio durato un paio di ore. “Non lo sto facendo per me – ha precisato quasi in avvio l’avvocato Staiano rivolgendosi ai suoi clienti – ma solo ai fini della credibilità”.
I “fiumi di denaro” nello studio Staiano
I “fiumi di denaro” nello studio Staiano
Mantella, infatti, con le sue dichiarazioni accusatorie lo ha mandato a processo per la vicenda delle presunte false perizie e il controesame ha toccato il culmine dell’alta tensione quando Staiano si è soffermato sui presunti processi aggiustati dal boss Nicolino Grande Aracri. E qui l’avvocato ha tirato fuori un verbale depositato davanti al Tribunale collegiale di Salerno nel processo contro il giudice Petrini nel quale Mantella sosteneva che dal suo studio siano passati “fiumi di denaro”. “Grande Aracri – riferisce Mantella – puntava ad aggiustare qualche processo per i suoi parenti che lo riguardavano personalmente e mi diceva che si stavano impegnando attraverso un famosissimo avvocato di Catanzaro ed era fiducioso”. Aveva un fratello che lavorava in qualche studio legale? Chiede Staiano riferendosi a Grande Aracri. Mantella cita il fratello di Nicolino, Domenico, professione avvocato. Il “fiume di soldi” sarebbe transitato nello studio Staiano attraverso Domenico Grande Aracri. Almeno così sostiene Andrea Mantella per averlo appreso dallo stesso boss di Cutro. “Fiumi di denaro” nel mio studio? Chiede ancora Staiano: “Purtroppo per lei – risponde Mantella – Nicolino Grande Aracri mi diceva che li dava a lei attraverso il fratello Domenico che lavorava nel suo studio. Se ci sia riuscito non spetta a me dirlo”. Staiano incassa e prosegue il suo controesame chiedendo cosa accade se un avvocato perde il processo: viene perdonato o ucciso? “Secondo la mia esperienza che ho all’interno della ‘ndrangheta – sostiene Mantella – o restituisce i soldi per l’impegno preso e non mantenuto o se la vedrà brutta. Ma se l’avvocato è protetto da qualche figura di spessore si impegna un altro capo-‘ndrangheta a restituire i soldi”.
Dalla difesa al contrattacco
Il controesame scivola poi sulla figura del giudice Petrini e qui Mantella ribadisce quanto messo nero su bianco nel verbale citato da Staiano e agli atti a Salerno. “Nicolino Grande Aracri mi diceva che il presidente Petrini veniva chiamato il ‘bolognese’ oppure quello con ‘la gonnella’ e apostrofato con altre parole per dire che era vizioso”. Per Mantella il punto di riferimento per corrompere il giudice sarebbe stato proprio Staiano che Nicolino Grande Aracri avrebbe chiamato “Renatino”. “Nominava sempre lei – rimarca Mantella riferendosi all’avvocato che lo sta controesaminando -. Nicolino Grande Aracri era fissato con lei. Mi disse che lei era importante e che aveva entrature nella Corte d’appello con ‘gonnella’(uno dei soprannomi di Petrini n.d.r.)”. La difesa passa poi all’attacco e Staiano annuncia il deposito di alcuni atti giudiziari che smentirebbero il narrato di Mantella e certificherebbero gli insuccessi dell’avvocato catanzarese nei processi nei quali difendeva Nicolino Grande Aracri. “Con me ha collezionato solo 30 anni o l’ergastolo”. Condanne emesse proprio dal giudice Petrini osserva il legale. Qualcuna anche pochi giorni prima del suo arresto. Staiano cita date e sentenze. “Con me – ribadisce Staiano calando l’asso dalla manica – Grande Aracri colleziona solo condanne e teoricamente dovrebbero essere la mia condanna a morte ma mi lascia vivo. La sue dichiarazioni de relato – conclude Staiano rivolgendosi a Mantella – sono tutte sconfessate”. Fine del secondo round ma non del controesame che proseguirà a luglio con un’altra udienza tesa a smontare la credibilità e l’attendibilità di Mantella. La partita a scacchi tra difesa e accusa continua.