di Mimmo Famularo – Poco più di un minuto. Tanto sono durate le dichiarazioni spontanee rilasciate dal boss Luigi Mancuso direttamente dal carcere di Spoleto dove si trova detenuto dal 18 dicembre 2019 quando è stato arrestato dai carabinieri del Ros su un treno diretto a Lamezia Terme. Mancuso ha rotto il silenzio per formulare istanza di ricusazione nei confronti del presidente del Tribunale collegiale di Vibo Valentia Brigida Cavasino e del giudice a latere Gilda Romano “per aver indebitamente già giudicato su un’imputazione mossa in altro procedimento”. Il boss di Limbadi ha conferito procura speciale ai suoi legali, gli avvocati Paride Scinica e Francesco Calabrese affinché presentino l’istanza di ricusazione alla Corte d’appello di Catanzaro. “Mi sento obbligato, in qualità di difensore di Luigi Mancuso – aveva dichiarato poco prima l’avvocato Paride Scinica – a intervenire sulla questione. Io non metto in dubbio la professionalità di questo Tribunale, ma nella sentenza Nemea Luigi Mancuso viene definito come capo crimine del Vibonese“. Dichiarazioni spontanee anche per il boss di Zungri Giuseppe Accorinti. Anche lui ha dato mandato ai suoi legali, gli avvocati Francesco Sabatino e Daniela Garisto, per la presentazione dell’istanza di ricusazione nei confronti della Corte: “Questo collegio – ha detto in collegamento dal carcere di Aquila – ha espresso già la mia condanna”.
Le dichiarazioni spontanee dell’avvocato Stilo: “Io vi ricuso”
Le dichiarazioni spontanee dell’avvocato Stilo: “Io vi ricuso”
Ha preannunciato la presentazione di un’altra istanza di ricusazione della Corte l’avvocato Francesco Stilo, imputato in “Rinascita Scott” per concorso esterno in associazione mafiosa, difeso dagli avvocati Piero Chiodo e Nunzio Raimondi. “In qualsiasi momento potrei morire per le patologie che ho”, ha esordito Stilo in aula dopo aver chiesto la parola per fornire dichiarazioni spontanee: “Questo collegio è incompatibile. Io non vi invito all’astensione ma vi ricuso”. Per Stilo i giudici Brigida Cavasino e Gilda Romano hanno anticipato nelle motivazioni della sentenza del processo “Nemea” una presunta dichiarazione di colpevolezza nei suoi confronti: “Mi state già condannando a priori”.
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