Rinascita Scott, il pg davanti alla Cassazione: “Pittelli deve tornare in cella”

E' attesa nelle prossime ore il verdetto della Suprema Corte chiamata a decidere se rimandare in carcere o meno il noto penalista
pittelli

di Gabriella Passariello-  Sono ore di grande fibrillazione per il noto penalista di Catanzaro Giancarlo Pittelli, imputato in Rinascita Scott per concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione e utilizzazione del segreto di ufficio, abuso di ufficio, ma ristretto ai domiciliari per il solo capo di imputazione relativo al concorso esterno. La speranza di non tornare in carcere è appesa ad un filo sottilissimo, dal momento che è  attesa nelle prossime ore la decisione della Corte di Cassazione chiamata ad esprimersi su quanto disposto dal Tribunale del Riesame di Catanzaro, che ha accolto il ricorso del pool di magistrati guidati dal procuratore capo Nicola Gratteri, annullando il provvedimento emesso dal Tribunale di Vibo nei confronti dell’imputato.  In particolare i giudici del collegio, presieduto da Filippo Aragona, hanno stabilito che, “nel momento in cui la decisione diverrà definitiva con la pronuncia della Cassazione, dovrà essere ripristinata la misura cautelare in carcere” nei confronti dell’ex parlamentare di Forza Italia, bocciando il provvedimento emesso dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presidente Gilda Danila Romano, a latere Germana Radice e Francesca Loffredo, che aveva disposto per l’imputato la  misura cautelare agli arresti domiciliari (LEGGI QUI) .  Il Riesame aveva, inoltre, definito la decisione del Tribunale di Vibo con la quale erano stati concessi i domiciliari a Pittelli “affetta da vizi di logicità, ragionevolezza e coerenza argomentativa”, con l’aggiunta che il provvedimento era stato adottato “senza nemmeno attendere il termine di due giorni perché l’ufficio del Pubblico ministero esprimesse il suo parere”. Oggi davanti alla prima sezione del Supremo collegio e agli avvocati difensori dell’imputato Salvatore Staiano e Guido Contestabile, il pg ha ribadito la necessità che l’ex parlamentare deve ritornare in carcere, ma l’ultima parola spetta alla Corte di Cassazione che si pronuncerà a stretto giro.

La Dda in aula insiste: “Pittelli ritorni carcere”

La Dda in aula insiste: “Pittelli ritorni carcere”

Ma ripercorriamo i fatti processuali. La direzione distrettuale di Catanzaro aveva prodotto in aula tutta una serie di documenti, a partire dalla video intervista di Giancarlo Pittelli rilasciata ai giornalisti di Studio Aperto Mag, alle testimonianze dei cronisti su come si sono svolti i fatti, al verbale di diffida relativo agli obblighi inerenti gli arresti domiciliari. E ancora una nota del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro a firma del comandante Daniele Tino e del tenente colonello Nicola Sportelli con cui si trasmette un dvd contenente i video pubblicati dall’onorevole Vittorio Sgarbi sul suo profilo facebook relativi all’arresto dell’ex parlamentare avvenuto il 7 dicembre dell’anno scorso.  Inoltre aveva depositato un verbale di acquisizione del Ros, vergato dal comandante Giovanni Migliavacca, di file video, contenenti le interviste rilasciate al programma di Italia 1 dal penalista ora sospeso dall’Ordine degli avvocati e dal boss Giuseppe Piromalli, alias Facciazza (LEGGI QUI). Agli atti  una lettera dell’avvocato difensore Salvatore Staiano, che anche a nome del suo collega Guido Contestabile, parla di un errore commesso dalla moglie dell’avvocato Pittelli, che avrebbe concesso a giornalista e cameraman di entrare in casa, ritenendoli appartenenti alla Polizia giudiziaria. Nel carteggio depositato al Tribunale del Riesame, la notifica del verbale di diffida della Questura di Catanzaro relativa ad un fatto accaduto il 25 febbraio scorso, giorno in cui gli agenti della volante  alle 9.53 controllano se Pittelli è a casa, suonano per cinque minuti al campanello perfettamente funzionante in quanto il suono è udibile anche dagli stessi poliziotti, ma nessuna risposta. Gli agenti effettuano un secondo controllo alle 11.40  e questa volta la porta viene aperta e Pittelli si scusa dicendo di non aver sentito prima il campanello, perché stava dormendo profondamente. Pittelli è stato diffidato al rigoroso rispetto delle prescrizioni contenute nell’ordinanza, rappresentando che ha l’obbligo di sottoporsi ai controlli ritenuti necessari dalla pg e che ogni ulteriore violazione o comportamento difforme dalle prescrizioni, potrebbe incidere sul credito fiduciario con ogni conseguente valutazione e determinazione da parte della polizia giudiziaria. Una documentazione che contiene gli atti di Malapigna dove Pittelli è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, il rinvio a giudizio per riciclaggio nell’ambito della più ampia inchiesta sull’affare dei diamanti (LEGGI QUI) e l’indagine che lo vede sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta (LEGGI QUI). Un lungo elenco di atti, con cui la Dda punta a sostenere la necessità che l’imputato ritorni in carcere.

L’arringa difensiva

Gli avvocati difensori Salvatore Staiano e Guido Contestabile avevano tentato di smontare, nel corso dell’udienza a porte chiuse, punto per punto le ipotesi accusatorie, sostenendo che non c’è stata alcuna violazione degli obblighi imposti dagli arresti domiciliari, né in riferimento alla lettera inviata da Pittelli  al ministro Mara Carfagna (LEGGI QUI), dal momento che non sussiste alcun divieto di corrispondenza con i membri del Parlamento, né in relazione “all’intervista strappata” dai giornalisti di Studio Aperto Mag. Un’intervista , a detta dei legali, che non avrebbe potuto produrre alcun effetto negativo sul rapporto fiduciario e soprattutto sulle esigenze cautelari.

 L’appello e i motivi aggiunti

E in più ieri è stato discusso un appello con motivi aggiunti davanti al Riesame di Catanzaro, dove i legali si sono battuti per dimostrare che il Tribunale di Vibo ha sorvolato elementi nuovi, emersi da una corposa documentazione, documentati da evidenze predibattimentali e dibattimentali (LEGGI QUI)

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