Il Tribunale del Riesame ha rigettato l’appello depositato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro nei confronti di Cristiano Gallone, Annunziata Gerace, Francesco Gerace (difeso dall’avvocato Francesco Capria), il notaio di Vibo Sapienza Comerci (assistita dall’avvocato Giovanni Vecchio), Fabio Scalamandrè, Pasquale Gallone e Rosalba Perfidio (difesi dagli avvocati Paride Scinica e Francesco Sabatino), coinvolti nella maxi inchiesta “Rinascita Scott”.
L’ipotesi accusatoria
L’ipotesi accusatoria
L’ Ufficio di Procura aveva impugnato l’ordinanza del gip di Catanzaro che aveva rigettato la domanda cautelare nei confronti dei sette indagati, che “in concorso tra di loro, Cristiano Gallone, Annunziata Gerace, Pasquale Gallone e Rosalba Perfidio in qualità di co-ideatori, co-promotori e co-organizzatori; Francesco Gerace, Fabio Scalamandrè e Francesca Comito in qualità di co-autori materiali” avrebbero collaborato tutti, con il notaio Sapienza Comerci a falsificare un atto di donazione, tra Francesca Gerace (donante) e Francesco Gerace (donatario), “avente ad oggetto un’immobile censito al Catasto Fabbricati del Comune di Nicotera”. Con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare la cosca di ‘ndrangheta dei Mancuso. Una vicenda che risale al 30 marzo del 2017 e che è finita tra le migliaia di pagine della maxi inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero procurato a Francesco Gerace in via immediata e ai coniugi Cristiano Gallone e Annunziata Gerace un ingiusto vantaggio patrimoniale “consistito nella nuda proprietà dell’immobile censito al Catasto Fabbricati del Comune di Nicotera al Foglio 17, particella 78 sub. 5, alla via Rione Margherita, illecitamente ottenuto mediante il falso atto di donazione” con il conseguente danno ingiusto per Francesco Gerace, il quale invece si è visto costretto alla perdita del bene.
Il Riesame: “Accuse non provate”
Il Tribunale del Riesame, accogliendo le argomentazioni difensive, ha sostenuto che non poteva ritenersi provato, neppure a livello di gravità indiziaria, il fatto che il notaio avesse attestato una circostanza contraria al vero in quanto non risultava dimostrata l’incapacità del donante al momento dell’ atto di donazione. “Peraltro – aggiunge – il Tribunale del Riesame – non si ravvisano concreti profili di illiceità penale nelle condotte poste dagli altri indagati”. (mi.fa.)