Passa dal carcere ai domiciliari Saverio Lacquaniti, detto “Caramella”, 26 anni di San Gregorio d’Ippona, imputato nel maxi processo “Rinascita Scott”. Nei suoi confronti però cade l’accusa di associazione mafiosa per la quale era stato arrestato nel maxi blitz condotto dai carabinieri di Vibo sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro il 19 dicembre del 2019. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame (presidente Valea, a latere Mazzotta e Pede) accogliendo l’annullamento con rinvio della Corte di Cassazione alla quale si erano rivolti i legali difensori del giovane di San Gregorio, gli avvocati Vincenzo Cicino e Anselmo Torchia.
Le ipotesi accusatorie
Le ipotesi accusatorie
Saverio Lacquaniti era accusato di essere partecipe all’articolazione di ‘ndrangheta capeggiata dal boss di San Gregorio d’Ippona Saverio Razionale e di essere in contatto con importanti esponenti della criminalità organizzata di Zungri e di Cessaniti, in particolare Giuseppe Antonio Accorinti e Francesco Barbieri. L’accusa di associazione mafiosa non ha però retto al vaglio della Cassazione ma il giovane resta comunque ai domiciliari perché accusato di tentata estorsione e favoreggiamento. Lacquaniti è infatti ritenuto dalla Dda di Catanzaro una sorte di messaggero della ‘ndrangheta. Avrebbe infatti avuto il ruolo di portare le cosiddette ‘mbasciate (messaggi) ai vari esponenti della consorteria criminale alla quale rispondeva anche detenuti. Tra le accuse che gli vengono contestate c’è anche la tentata estorsione commessa ai danni della Bartolini spa mediante vari atti di intimidazione e danneggiamento.