Rinascita Scott, scarcerato Nicola Bonavota. Il Riesame concede i domiciliari per motivi di salute

Il 47enne di Sant'Onofrio, fratello di Pasquale e Domenico, ritenuti i capi dell'omonima famiglia di 'ndrangheta, è stato condannato a 30 anni per l'omicidio Belsito

Dal carcere ai domiciliari per motivi di salute. Torna a casa, a Sant’Onofrio, Nicola Bonavota, 47 anni, fratello di Pasquale e Domenico, ritenuti dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro rispettivamente i capi dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta operante nel piccolo centro ai piedi di Vibo Valentia. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha accolto l’istanza presentata dagli avvocati Tiziana Barillaro e Nicola Cantafora alleggerendo la misura cautelare in atto.

Imputato per l’omicidio Belsito e in Rinascita Scott

Imputato per l’omicidio Belsito e in Rinascita Scott

Il provvedimento riguarda due procedimenti penali l’omicidio di Domenico Belsito e la maxi-inchiesta Rinascita Scott. Nel primo caso Nicola Bonavota è accusato di essere uno dei mandanti dell’agguato compiuto nel 2004 a Pizzo e, in primo grado, è stato condannato a 30 anni di reclusione. Nel maxi-processo contro la ‘ndrangheta vibonese, il 47enne di Sant’Onofrio è imputato invece per associazione mafiosa e per questo motivo il 19 dicembre del 2019 era finito in carcere. Da allora tutti i ricorsi proposti dai suoi avvocati erano stati rigettati. Tutti, tranne l’ultimo presentato al Riesame di Catanzaro che ha disposto per il fratello di Pasquale e Domenico Bonavota la misura cautelare degli arresti domiciliari essendo le sue condizioni di salute incompatibili con la detenzione in carcere.

Assolto definitivamente in “Conquista”

Nicola Bonavota, così come Pasquale, è stato assolto definitivamente nel processo scaturito dall’operazione “Conquista” con al centro gli omicidi di Raffaele Cracolici e Domenico Di Leo. Entrambi erano stati condannati in primo grado all’ergastolo ma la Corte d’assise d’appello di Catanzaro li ha successivamente scagionati da tutte le accuse “per non aver commesso il fatto”. (mi.fa.)

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