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Rinascita Scott, scatta il conto alla rovescia in aula bunker: attesa per le richieste di Gratteri

Requisitoria alle battute finali. Tra poco nell'aula bunker di Lamezia la Dda di Catanzaro renderà note le richieste di pena per gli oltre 300 imputati
gratteri

E’ ormai agli sgoccioli la maxi-requisitoria della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Il pm Annamaria Frustaci ha completato nella tarda mattinata di oggi l’ultima parte del suo lunghissimo intervento analizzando le posizioni di due imputati “eccellenti”: l’ex sindaco di Pizzo Gianluca Callipo e il carabiniere Antonio Ventura. Il conto alla rovescia è ormai iniziato. Tra poco nell’aula bunker di Lamezia Terme dove dal 13 gennaio 2021 è in corso il maxi-processo alla ‘ndrangheta vibonese scaturito dall’operazione “Rinascita Scott” tornerà Nicola Gratteri che renderà note le richieste di pena per gli oltre 300 imputati.

Oltre 300 imputati

Oltre 300 imputati

Il blitz Rinascita Scott è scattato la notte del 19 dicembre 2019 ad opera dei carabinieri. Alla sbarra i clan Mancuso di Limbadi e Nicotera, Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia, Pugliese di Vibo, Pardea-Camillò-Macrì di Vibo Valentia, Accorinti di Zungri, Bonavota di Sant’Onofrio, Cracolici di Maierato e Filogaso, Mazzotta di Pizzo Calabro, Barbieri di Cessaniti, Fiarè-Razionale-Gasparro di San Gregorio d’Ippona, La Rosa di Tropea. Ma anche esponenti delle istituzioni e delle forze dell’ordine. Ad alternarsi dietro il banco della pubblica accusa nel corso del dibattimento i sostituti procuratori della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso impegnati dallo scorso 11 maggio in una requisitoria-record. Come i numeri del maxi-processo, il più grande mai celebrato contro la ‘ndrangheta. A vario titolo gli imputati devono rispondere di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, usura, riciclaggio, detenzione illegale di armi ed esplosivo, ricettazione, traffico di influenze illecite, trasferimento fraudolento di valori, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio, abuso d’ufficio aggravato, traffico di droga. Oltre 400 capi di imputazione contestati a boss, sodali, presunti affiliati ai clan del Vibonese ma anche a colletti bianchi, politici, imprenditori, accusati di avere agevolato le ‘ndrine. Dall’elenco sono stati depennati i nomi dei boss Luigi Mancuso e Giuseppe Accorinti le cui posizioni sono state stralciate e nei loro confronti si procede separatamente. Ci sono però altri presunti capi carismatici della ‘ndrangheta vibonese: Saverio Razionale di San Gregorio d’Ippona, Pasquale e Domenico Bonavota di Sant’Onofrio, Salvatore Morelli di Vibo. Risponde di concorso esterno invece l’ex parlamentare Giancarlo Pittelli, di associazione mafiosa l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino. Tra gli imputati anche l’ex comandante della Polizia locale di Vibo Nesci, il colonnello dei carabinieri Naselli, l’ex 007 Michele Marinaro.

La prossime tappe

Al termine della requisitoria, il processo proseguirà con le discussioni delle parti civili e quelle dell’assortito collegio difensivo chiamato a smentire le tesi dell’accusa in un contraddittorio che si protrarrà per tutta l’estate dinnanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto da tre giudici giovanissimi: Brigida Cavasino presidente, Claudia Caputo e Germana Radice a latere. Altre udienze fiume all’orizzonte dopo quella di sabato terminata alle 22.30 e quella di ieri sera conclusa alle 23.30. Per la sentenza bisognerà attendere ancora un paio di mesi. Nella migliore delle ipotesi il collegio giudicante emetterà il suo verdetto tra la fine di settembre e i primi di ottobre.

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