Rinascita Scott, i verbali del nuovo pentito: “I Mancuso? Un cancro e non hanno onore”

Le prime rivelazioni di Megna che al pool di Gratteri ha anche consegnato due blocchi di appunti che raccontano tanti fatti di 'ndrangheta

Undici verbali che vanno dal 18 febbraio allo scorso 14 aprile. In 119 pagine complessive, tra un omissis e un altro, ci sono le prime dichiarazioni che il nuovo pentito della ‘ndrangheta vibonese Pasquale Megna, nipote di Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, ha rilasciato ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e ai carabinieri del Reparto operativo di Vibo Valentia. Sono stati depositati nel maxiprocesso “Rinascita Scott” e da qualche ora sono nelle disponibilità del collegio difensivo.

Chi è Pasquale Megna e perchè si è pentito

Chi è Pasquale Megna e perchè si è pentito

Pasquale Megna ha 38 anni, è nato a Cinquefrondi ma è di Nicotera Marina. Detenuto per l’omicidio di Giuseppe Muzzupappa (il pregiudicato ucciso a colpi di pistola nel “feudo” dei Mancuso nello scorso mese di novembre) e ufficialmente un dipendente dell’azienda ittica di famiglia. Nel verbale di spontanee dichiarazioni rese il 18 febbraio scorso, ha motivato la volontà di parlare con il pool di magistrati guidati da Nicola Gratteri perché ha due figli e una famiglia aggiungendo di essere in grado di riferire di omicidi, tentati omicidi e tante altri fatti di ‘ndrangheta. A partire da quello da lui commesso e che è costato la vita a Giuseppe Muzzupappa al culmine di dissidi, attriti e tensioni durati anni. “E’ da una vita – dice agli inquirenti – che esiste questa situazione e non ho potuto fare a meno di fare quello che ho fatto. Mi hanno portato a fare quello che ho fatto perché mi anche hanno incendiato casa”.

I foglietti manoscritti consegnati alla Dda

Il collaboratore di giustizia ha consegnato agli inquirenti due blocchi di appunti manoscritti racchiusi complessivamente in una dozzina di fogli che costituiscono una sorta di memoriale nel quale vengono racchiusi i principali fatti di ‘ndrangheta a conoscenza di Megna e che la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha in gran parte secretato. In uno di questi fogli il pentito scrive testualmente: “Quando è uscito fuori che Emanuele Mancuso diceva che mio padre è dei servizi segreti io sono andato da mio papà e ho chiesto se era vero. Lui ridendo mi disse che ora vede per avere gli stipendi arretrati. Io non so se faccia parte o no ai servizi ma so che per sfortuna siamo capitati nella famiglia Mancuso che io ritengo che sia un cancro, persone manipulatori che pensano solo al potere e ai soldi. Hanno rovinato tante povere persone e ne rovineranno altre persone ancora convinte che a essere con loro si è uomini d’onore ma i Mancuso l’onore non sanno neanche dove sta di casa”. Nello stesso foglietto ribadisce i motivo dei suo pentimento: “Io ho deciso di collaborare per i miei figli e la mia famiglia. Non so – scrive – se riuscirò a finire questo percorso con o senza la mia famiglia accanto. Dedicherò la mia vita a combattere contro le mafie e fare capire ai giovani che la vita è una e la parte giusta è il lavoro, la dignità e la legalità”.

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