di Sergio Pelaia – Il primo confronto tv tra i quattro candidati alla Presidenza della Regione è stato scandito da molti dei cavalli di battaglia che gli aspiranti governatori stanno riproponendo in tutte le loro uscite pubbliche, ma ha regalato anche qualche sprazzo di polemica politica condito da malcelato nervosismo. A condurre il dibattito, sulla testata giornalistica regionale della Rai, Gennaro Cosentino, che in alcuni casi ha faticato a contenere nei tempi televisivi i profluvi verbali dei principali protagonisti dell’attuale fase politica calabrese.
Occhiuto: “Mai un avviso di garanzia”
Occhiuto: “Mai un avviso di garanzia”
Roberto Occhiuto, candidato del centrodestra, rispolvera il refrain della regione ritenuta “ingovernabile” da tutti quelli che gli sconsigliavano di scendere in campo, ribadisce come un mantra che “la ‘ndrangheta fa schifo” e, quando Luigi de Magistris (Polo civico) inizia a parlare di “borghesia mafiosa” e di “mani pulite”, replica che “nessuno ha il monopolio dell’onestà” ricordando di non aver “mai avuto un avviso di garanzia”.
Amalia Bruni contro “le lobby”
Amalia Bruni, che guida la coalizione di centrosinistra, ha rimarcato come la sua sia una figura “civica” e ripetuto che la politica ha finora agito “per interessi personali e non per il bene collettivo” agitando più volte lo spettro delle “lobby”. Per de Magistris si tratta di “belle parole” ma “il problema è se hai la possibilità di attuare quello che dici, perché magari hai accanto i responsabili dello sfascio”. Occhiuto rimarca di aver “cercato di mantenere l’asticella altissima fin dall’inizio con il vaglio preventivo delle liste da parte dell’Antimafia” e di essere rimasto “chiuso fino a notte fonda per giorni” a valutare tutte le candidature, escludendo anche qualcuno “che poteva rappresentare un problema dal punto di vista dell’opportunità politica” perché coinvolto in inchieste in corso. “Non vorrei che la ndrangheta sporcasse la mia esperienza di governo – ha aggiunto il candidato del centrodestro – e non glielo consentirò. Ho detto ai candidati di fare una campagna il più corretta possibile perché a volte 100 voti in più possono portare 1000 problemi in più”.
Oliverio e la “rappresentazione della Calabria”
Alla corsa a chi è più puro partecipa anche Mario Oliverio, candidato da indipendente e in rotta col suo Pd, che ricorda un’intercettazione in cui veniva definito come “inavvicinabile” e aggiunge che il contrasto alla ‘ndrangheta “non spetta solo alle Procure ma anche al buon governo e alla cultura”. Però ciò che serve, a suo parere, non è tanto il controllo dell’Antimafia quanto “operare scelte di sostanza evitando di fare demagogia e gettare fango su tutto e tutti”. Perché gli “stereotipi, la rappresentazione della Calabria come terra del male, stanno facendo danni enormi”.
La sanità e la “deriva coloniale”
L’ex presidente rivendica i risultati della sua esperienza alla Regione, dai fondi europei agli investimenti per infrastrutture e università, per poi ribadire di essere in campo contro “la deriva coloniale dei commissariamenti”. Quello della sanità è sulla bocca di tutti. Bruni sostiene che “non serve il pannicello caldo della nomina a commissario del presidente della Regione” ma che è necessaria l’autorevolezza e la competenza di un medico, quale lei è, per “costruire rapporti nazionali” che portino a quantificare il disavanzo e a “rigettare” al governo quella quota di debito prodotta dai commissari. Occhiuto in proposito annuncia: “Quando sarà presidente il commissariamento non ci sarà più”. De Magistris rilancia: “Per porre fine al commissariamento, per il quale hanno responsabilità i governi di destra e di sinistra, serve onestà, incorruttibilità, e soprattutto non avere alle spalle segretari di partito che finanziano le campagne elettorali”.
Occhiuto: “Mai un avviso di garanzia”. Oliverio: “Non ho l’assillo della poltrona, ero consigliere a 26 anni”. Bruni: “La politica ha fallito”. De Magistris: “Solo belle parole”
L’ex pm ritiene insomma di essere “l’unica alternativa in campo, perché i miei avversari, direttamente o indirettamente, hanno governato e sono responsabili dello sfascio”. Occhiuto rivendica di aver “rinnovato” il centrodestra perché “non ci sono i vecchi leader” e aggiunge di non aver “mai partecipato direttamente al governo della Regione”. Oliverio imputa a Bruni di rinnegare le appartenenze e così di “alimentare antipolitica e populismo” mentre lui invece le rivendica “con orgoglio”, ricordando di non avere l’assillo di conquistare un posto in consiglio regionale perché ha ricoperto questo incarico con il Pci quando aveva appena 26 anni.