Riparte l’Italia. Ed anche la Calabria ripartirà da domani 18 maggio, dopo che nella notte si è chiuso l’accordo tra Governo e Regioni su norme e responsabilità.
Ma sarà una ripartenza bivalente: da un lato tante persone che torneranno a gustare il piacere della libera circolazione senza doverne dare spiegazione con autocertificazione e senza più vincoli nel ricevere persone in casa o vedere gli amici fuori, sempre nel rispetto del distanziamento.
Ma sarà una ripartenza bivalente: da un lato tante persone che torneranno a gustare il piacere della libera circolazione senza doverne dare spiegazione con autocertificazione e senza più vincoli nel ricevere persone in casa o vedere gli amici fuori, sempre nel rispetto del distanziamento.
Dall’altro c’è tanta amarezza e tanta preoccupazione da parte di chi sta dall’altra parte, imprenditori e lavoratori della ristorazione, della balneazione, del turismo in generale e del commercio. Per tutti loro è una ripartenza fasulla e ricca di ostacoli mortali. Nessun euro è arrivato alle attività commerciali ed il 70% dei lavoratori deve ricevere ancora la Cassa Integrazione, dopo due mesi e mezzo di lockdown. Una situazione che in Calabria pesa ancora di più che nel resto del Paese. Neppure del Riparti Calabria, così come denunciato dal consigliere regionale Pippo Callipo, se ne vedono i bandi. A Catanzaro, Cosenza, Soverato, Lamezia e in tante altre città calabresi si è sollevata la protesta di imprenditori e commercianti, ma nulla è mutato fin qui. Ed il tempo passa, le risorse finiscono e ripartire non significherà ritornare a fatturare. Tra le spese per essere a norma rispetto ai provvedimenti presi per la tutela della salute e ridimensionamento dell’offerta al 50% a causa del distanziamento, più che ripartire sembra quasi lanciarsi nel vuoto. La speranza è che il tessuto socio-economico sia mantenuto saldo ed efficiente dalla politica. Altrimenti sarà senza dubbio il disastro. (a.m.)