L’Italia deve ripartire nonostante il Coronavirus. E’ un dato concreto sulla quale tutta la politica è d’accordo, tanto che il Governo italiano avrebbe già abbozzato un calendario, che riporteremo in basso, ma sul quale rimangono mille incognite, poiché se c’è una verità che tutti abbiamo compreso è che chi detta le regole si chiama Covid.
Fino all’arrivo di un vaccino, che i più ottimisti prevedono nell’arco di sei mesi/ 1 anno, è necessario coordinare ogni singolo passo e calcolare ogni singola conseguenza possibile, cercando di pianificare regole e comportamenti, che diverranno le abitudini del futuro. Si sa che quando una società civile modifica il suo assetto difficilmente, così come la storia indica, si ritorna a ciò che si era prima. L’elemento chiave sarà soprattutto il nostro stato psicologico. La paura, per istinto, lascia sempre i segni a lungo e condiziona l’evoluzione dell’umanità da sempre. Di fatto, e di questo è necessario che tutti noi se ne prenda coscienza, se non altro come possibilità da non escludere, il Coronavirus ha annientato il sistema di certezze che avevamo appena un paio di mesi fa. E’ come se ci fossimo catapultati nel futuro per obbligo provocato e non certo per scelta. Ma la grande capacità dell’umanità di ripensarsi e di adattarsi ad ogni “habitat”, ci proietta da protagonisti attivi, dopo essere stati investiti da un qualcosa che ci ha resi terribilmente inermi. In realtà, sappiamo reagire all’istante e così sta accadendo con la pandemia. Stiamo da subito inseguendo un modello più sicuro di convivenza, contornato da strumenti (mascherine, guanti, occhiali) e comportamenti (file ai supermercati, ai servizi e alla vita esterna concessa adottando distanza sociale e rispetto dei tempi).
Fino all’arrivo di un vaccino, che i più ottimisti prevedono nell’arco di sei mesi/ 1 anno, è necessario coordinare ogni singolo passo e calcolare ogni singola conseguenza possibile, cercando di pianificare regole e comportamenti, che diverranno le abitudini del futuro. Si sa che quando una società civile modifica il suo assetto difficilmente, così come la storia indica, si ritorna a ciò che si era prima. L’elemento chiave sarà soprattutto il nostro stato psicologico. La paura, per istinto, lascia sempre i segni a lungo e condiziona l’evoluzione dell’umanità da sempre. Di fatto, e di questo è necessario che tutti noi se ne prenda coscienza, se non altro come possibilità da non escludere, il Coronavirus ha annientato il sistema di certezze che avevamo appena un paio di mesi fa. E’ come se ci fossimo catapultati nel futuro per obbligo provocato e non certo per scelta. Ma la grande capacità dell’umanità di ripensarsi e di adattarsi ad ogni “habitat”, ci proietta da protagonisti attivi, dopo essere stati investiti da un qualcosa che ci ha resi terribilmente inermi. In realtà, sappiamo reagire all’istante e così sta accadendo con la pandemia. Stiamo da subito inseguendo un modello più sicuro di convivenza, contornato da strumenti (mascherine, guanti, occhiali) e comportamenti (file ai supermercati, ai servizi e alla vita esterna concessa adottando distanza sociale e rispetto dei tempi).
Se noi provassimo semplicemente a pensare in quanti, in simili circostanze, appena due mesi fa, avrebbero reagito con tensione ed intolleranza, mentre oggi ci viene spontaneo disporci al mondo in un modo completamente diverso, comprendiamo quanto ed in che breve periodo la nostra intelligenza ci consente di evolverci per tornare esseri dominanti. La natura ha scelto questo equilibrio e noi lo abbiamo da millenni mantenuto. Pensate ora alla percezione del tempo e degli spazi. Pensate a quanto correvamo prima e a come abbiamo frenato ora. Pensate a quanto fastidio dava un’ora di coda in fila per qualsiasi esigenza e pensate a quanto sia diventato quasi piacevole dopo poche settimane stare in fila. Tanto basta per rendere l’idea del concetto evolutivo che possediamo e del quale, probabilmente, avevamo smarrito il senso.
Per questo il mondo che ci aspetta nel futuro potrebbe essere veramente migliore. Le società, attraverso comportamenti di vita necessari ed ai quali ci adatteremo con tempi relativamente rapidi, potrebbero trasformarsi e, a quel punto, non voler più tornare indietro. Stiamo sperimentando la potenza dei collegamenti istantanei che ci siamo concessi negli ultimi anni e che ci concederemo nei prossimi. Certo, torneremo a toccarci, ad abbracciarci, a baciarci. Lo faremo magari in una nuova Primavera esistenziale che vivremo tra marzo ed aprile del 2021, quando con vaccino in mano e garanzie ottenute saremo certi di aver battuto il Covid. Tuttavia, non dimenticheremo di aver battuto il Covid e non sottovaluteremo mai più la possibilità che un altro Covid si riproponga. Perché sappiamo che se una cosa accade diventa realtà scientifica. E noi la realtà scientifica non la sottovalutiamo mai. Anzi, è quella cosa che detta le regole comuni dell’esistenza. Guardiamo alla Cina, che inizia a vietare il consumo di carne di cani e gatti e valuta le chiusure dei mercati di animali selvatici, come chiesto a gran voce dall’Oms, per scongiurare ulteriori rischi di virus sconosciuti. Insomma, per farla breve, stiamo già cambiando e quando andiamo avanti raramente torniamo indietro. Il dramma tremendo che stiamo vivendo è un periodo che rimarrà indelebile nella storia dell’umanità. L’auspicio, come accaduto in altri tempi, è che il mondo intero possa coglierne un’occasione per concepire un’esistenza comune che tenga conto di valori che molti di noi, fino a poche settimane fa e forse tutt’ora, tengono in un cassetto tra la polvere.
Tuttavia, qualsiasi sia il risultato che porteremo a casa, in questa fase della storia stiamo vivendo ancora la piena emergenza, che è sanitaria, economica e sociale. Ogni cosa che abbiamo sempre fatto dovrà essere fatta in modo diverso. Nuove regole di vita, verso le quali dovremo dimostrarci maturi, per accoglierle e metterle in pratica, consapevoli che non esista altra soluzione e che, per tutelare la vita di migliaia di persone, se sarà necessario, quelle regole saranno imposte a chi non le accoglierà. Come sta già accadendo, ovviamente. Il 26 aprile la Spagna ha annunciato la fine del lockdown. L’Italia ha scelto il 4 maggio ed il Premier Giuseppe Conte, proprio ieri, ha esortato gli altri Stati a non commettere errori di valutazione e di non accelerare i tempi di ripartenza, poiché l’Italia non vuole contagi di ritorno, che invaliderebbero tutto quello che si è fatto in questi mesi. Il ministro Roberto Speranza ha ricordato che fino al vaccino saremo in emergenza e gli scienziati hanno già messo in cantiere la possibilità di seconde ondate, anche peggiori di quelle passate.
Dunque, scegliere i tempi e i modi non è un particolare. Chi si assume tali responsabilità ha il compito più difficile sul pianeta, in questo momento storico. Per questo si deve stare uniti. Insieme potremo anche sbagliare, ma saremo in grado di ripensare il tutto. Quando si è davanti ad una cosa sconosciuta, il rischio di commettere errori non si può azzerare. Il piano nazionale, di cui sarebbe circolata bozza, che qui sotto pubblichiamo, è complesso ed articolato. Studiato nei minimi particolari, per raggiungere la “normalità” entro la primavera del 2021. Sembra tanto tempo, ma non lo è. Perché è una guerra ed in guerra più errori commetti, più vittime produci. Si partirebbe con una fase 2 a step, dal 18 aprile, con possibile annuncio della riapertura di alcune aziende agricole ed industrie (non tutte).
Il 4 maggio, data attuale del termine della fase 1, potrebbe essere di nuovo permessa la circolazione dei cittadini, ma con obblighi precisi, come mascherine e distanza di sicurezza. Dal 5 maggio riaprirebbero alcune attività commerciali come negozi tessili, arredamento ed abbigliamento, prevedendo gli ingressi con file lunghe e prenotazioni (no all’apertura in questa fase dei centri commerciali). Tra l’11 ed il 12 maggio, vi sarebbe al vaglio la riapertura dei tribunali e degli uffici professionali. Poi, tra il 18 ed il 25 maggio, sarebbe possibile la riapertura di altre attività di ristorazione, prevedendo distanze da rispettare in modo rigoroso. Sempre in questa fascia temporale potrebbero ripartire anche estetisti, parrucchieri e barbieri con obbligo mascherina ed ingressi singoli. Il 31 maggio potrebbe ripartire la serie A, naturalmente a porte chiuse.
Solo a cavallo tra giugno e luglio sarebbe prevista la riapertura dei centri sportivi, ma solo per sport individuali o lezioni con basso assembramento. In questo periodo inizierebbe la fase 3. A settembre prevista la riapertura delle scuole superiori, ma saranno previsti turni e lezioni online, mentre per le scuole materne ed elementari la valutazione è spostata più avanti.
Tutte queste valutazioni potrebbero anche essere fatte differenziando i tempi tra le regioni, considerando che il contagio non è diffuso allo stesso modo. Ci sono regioni, come la Calabria, dove l’incidenza è molto più bassa, che potrebbero avere un calendario diverso. Gli obiettivi posti dagli scienziati del comitato di supporto al Governo sono il raggiungimento dell’indice di contagio R con Zero a percentuali vicine lo 0,5 e lo svuotamento delle terapie intensive in modo da non riportare allo stato emergenziale il sistema sanitario, che invece, di pari passo, dovrà essere potenziato ed attrezzato per non rischiare di ripartire dalla fase 1.
Potrebbe essere verosimile quanto circolato in queste ore e comunque sarà per forza qualcosa che somiglierà a tutto questo. Si ribadisce ancora che la ripartenza dovrà essere predisposta ed eseguita alla perfezione. Perché l’amara verità scientifica da portare sempre in tasca è che il pericolo di un ritorno repentino ed obbligato alla fase 1 rimane in agguato. E sbagliare il meno possibile è la sola arma di cui attualmente l’umanità dispone per combattere il Coronavirus. (a.m.)