(Giovanni Caglioti)- Lunedì prossimo a soli 14 giorni dall’inizio della fase 2, iniziata il 4 maggio, numerose attività commerciali, industriali, del terziario e dei servizi apriranno i battenti per guidare la cosiddetta fase di rilancio economico del Paese.
Era il 6 aprile quando il parlamento ha approvato il DL liquidità, decreto che avrebbe dovuto sprigionare, attraverso un “poderoso” intervento fiscale e monetario una “potenza di fuoco” per sostenere la ripartenza e la ripresa economica.
Era il 6 aprile quando il parlamento ha approvato il DL liquidità, decreto che avrebbe dovuto sprigionare, attraverso un “poderoso” intervento fiscale e monetario una “potenza di fuoco” per sostenere la ripartenza e la ripresa economica.
Un fiume di 400 miliardi di euro da canalizzare alle imprese attraverso prestiti garantiti dallo stato erogabili in solo pochi giorni da parte degli istituti di credito.
Agli interventi di natura finanziaria si sono si accompagnati interventi di natura fiscale, ma il beneficio di questi non lo si sarebbe comunque toccato con mano nell’immediatezza.
Così come, sempre il 6 aprile, è iniziata la presentazione delle domande di cassa integrazione in deroga da parte delle regioni.
Lunedì prossimo, saranno ben 42 i giorni che ci separano da quel famoso 6 aprile, giorno in cui sarebbero dovuti partire gli interventi più importanti a carattere economico a contrasto della crisi economica dovuta all emergenza sanitaria di Covid-19.
Ma, questi interventi, necessari e fondamentali per tutelare il tessuto socio economico della nazione, in pochi, addirittura pochissimi, ne hanno potuto beneficiare in modo concreto e diretto.
Di fatto i fiumi di denaro che avrebbero dovuto sostenere l’ economia si sono rivelati semplicemente e solamente fiumi di parole, gli ammortizzatori sociali per dare sostentamento ai lavoratori rimasti senza stipendio a causa del lockdown risultano impantanati nei meandri della solita e impreparata burocrazia regionale.
Nel bel mezzo della tragedia italiana, scritta dagli autori “incapacità” e “burocrazia” si attende il Dl Rilancio, e le linee guida sul distanziamento sociale che, in parte misureranno in termini reali le distanze che dovremmo mantenere gli uni dagli altri e dall’altra misurerà la perdita di fatturato che ne provocherà, soprattutto in quei settori che vivono di aggregazione e convivialità.
Ancora una volta, nei ritardi atavici delle misure promesse e scritte, degli interventi che si sarebbero potuti fare e non si sono fatti, la ripresa del paese graverà solo ed esclusivamente sugli imprenditori, gli unici che sulla loro pelle misureranno gli effetti devastanti del lockdown prima e del distanziamento fisico dopo.
Come sempre soli e abbandonati dalla politica prima e dalle istituzioni dopo.