Riutilizzo delle acque reflue per un futuro sostenibile e sicuro

La crisi idrica si sta facendo sempre più grave negli ultimi anni e sono necessari interventi urgenti per trovare una soluzione efficace alla siccità. Il riutilizzo dei reflui domestici e industriali è una delle alternative migliori, sia da un punto di vista ambientale che economico, per dare respiro al nostro pianeta e contrastare in modo efficace il problema della siccità.

Abbiamo vissuto un 2023 paradossale da un punto di vista climatico, soprattutto per quanto riguarda le precipitazioni. Nel periodo invernale le piogge sono quasi state del tutto assenti lungo tutto lo Stivale, una situazione che ha aggravato la crisi legata alla siccità.

Abbiamo vissuto un 2023 paradossale da un punto di vista climatico, soprattutto per quanto riguarda le precipitazioni. Nel periodo invernale le piogge sono quasi state del tutto assenti lungo tutto lo Stivale, una situazione che ha aggravato la crisi legata alla siccità.

Ne hanno sofferto in modo particolare le isole, ma ci sono alcune regioni come la Calabria dove risulta complicato l’approvvigionamento di acqua soprattutto in determinate zone.

Con l’avvicinarsi dell’estate abbiamo assistito ad un drastico ribaltone: le precipitazioni non solo sono arrivate, ma lo hanno fatto in maniera addirittura eccessiva e temporalesca provocando smottamenti delle montagne, alluvioni e distruzioni dei raccolti.

Questi sconvolgimenti climatici sono figli dell’azione umana che, dal disboscamento delle aree forestali fino all’emissione sproporzionata e selvaggia di Co2 e gas serra nell’ambiente, ha contribuito a creare queste condizioni.

Nonostante le tante precipitazioni arrivate finora, e che sono ancora previste per tutto il periodo estivo, la crisi idrica non è risolta, anzi per certi versi è peggiorata. Mancano infatti gli strumenti per raccogliere l’acqua piovana, o comunque se ci sono risultano obsoleti e non in grado di garantire una raccolta sufficiente.

Cosa fare allora? Come risolvere la crisi idrica? La soluzione migliore è partire dalla prevenzione, educando e sensibilizzando le persone sul corretto utilizzo dell’acqua, soprattutto quella potabile, e poi procedere con un intelligente riutilizzo delle acque reflue riducendo così lo spreco idrico.

Cosa sono le acque reflue

Prima di capire quanto è importante riutilizzare le acque reflue, è opportuno comprendere innanzitutto cosa sono. Le possiamo dividere in 3 tipologie:

  • domestiche: si tratta di acque reflue derivanti da insediamenti domestici che provengono da attività domestiche o dal metabolismo umano;
  • industriali: tutte le tipologie di acque reflue scaricate da impianti o edifici dove si svolgono attività industriali o commerciali;
  • urbane: acque reflue domestiche oppure un mix di acque reflue domestiche, acque reflue industriali o meteoriche, poi convogliate nelle reti fognarie.
  • Tali acque possono essere raccolte nei seguenti modi:

  • fognature: le reti fognarie al servizio degli agglomerati dove vive la popolazione;
  • acque superficiali: acque presenti sulla superficie terrestre come i canali, i torrenti, i corpi idrici artificiali, i fiumi, i laghi e i mari;
  • il suolo e gli strati superficiali del sottosuolo: superficie terrestre incolta, agricola o urbana;
  • acque sotterranee e sottosuolo: falde idriche sotterranee.
  • Perché è importante trattare adeguatamente le acque reflue

    Bisogna partire dal presupposto che il ciclo dell’acqua è chiuso. Ciò significa che l’acqua che noi scarichiamo nella natura prima o poi, in un modo o nell’altro, ci verrà restituita. Le acque usate per le attività umane, domestiche o industriali, o anche quelle meteoriche di dilavamento, confluiscono da qualche parte e arrivano nei mari, nei fiumi o nelle falde acquifere.

    Le acque reflue sono contaminate da sostanze inquinanti, in alcuni casi dannose e tossiche per l’ambiente, quindi devono essere adeguatamente depurate prima di poter essere reimmesse nel naturale ciclo dell’acqua. Il terreno, il mare, i laghi e i fiumi hanno una loro capacità autodepurativa, ma se scarichiamo nell’ambiente una quantità eccessiva di sostanze inquinanti allora sarà difficile, se non impossibile eliminarle.

    Il ciclo di depurazione dell’acqua consente di rimuovere gli inquinanti, generando i fanghi di depurazione che a loro volta dovranno poi subire un ulteriore processo di trattamento prima di essere definitivamente smaltiti o riutilizzati.

    Come funziona il processo di depurazione delle acque reflue

    In commercio esistono diversi strumenti di depurazione che, all’occorrenza, possono essere usati tanto nelle attività domestiche quanto in quelle commerciali e industriali. In genere un impianto di depurazione prevede due linee di lavorazione: una dedicata alle acque reflue e un’altra ai fanghi.

    La depurazione prevede tre fasi principali:

  • pretrattamento: in questa fase si eliminano le sostanze organiche sedimentabili, cioè sostanze solide e pesanti nell’acqua, e sono compresi processi come la grigliatura, la sabbiatura, la sgrassatura e la sedimentazione primaria;
  • trattamento ossidativo biologico: vengono rimosse le sostanze organiche sedimentabili e non sedimentabili contenute nel liquame e tale fase comprende l’aerazione e la sedimentazione secondaria;
  • trattamenti ulteriori: sono compresi i trattamenti realizzati precedentemente che consentono di ottenere un ulteriore affinamento del livello di depurazione.
  • Ricapitolando quindi viene effettuato un primo step che prevede la rimozione grossolana dei residui solidi, che possono essere sassi, detriti, buste di plastica ecc. Successivamente si procede con una purificazione sempre maggiore e più approfondita, coadiuvata da strumentazioni e tecnologie chimiche e biologiche sempre più avanzate e all’avanguardia che facilitano la rimozione delle sostanze che si sciolgono nell’acqua.

    Come è possibile riutilizzare le acque reflue depurate

    Una volta opportunamente depurate, le acque reflue possono essere utilizzate in tanti modi come ad esempio lavare l’auto, irrigare i giardini o pulire le strade. Per queste attività cosiddette secondarie invece spesso utilizziamo acqua potabile, commettendo così un grave errore. Ottenere acqua potabile ha un costo molto elevato e soprattutto stiamo parlando di una risorsa preziosa e vitale. Piuttosto che usare acqua potabile per queste attività meno nobili è quindi opportuno usare acqua reflua depurata, riducendo così lo spreco idrico e contrastando in maniera concreta la siccità.

    Basti pensare quanta acqua richiede l’irrigazione delle campagne, che sono presenti in gran quantità in Calabria, e quanta se ne può risparmiare se si utilizza l’acqua reflua “riciclata”. Ma lo stesso discorso si può fare per l’irrigazione di giardini e aree verdi in hotel, alberghi e agriturismi, altre attività molto diffuse in Calabria e che proprio in estate necessitano di un maggiore approvvigionamento idrico. Scopri di più sul riutilizzo delle acque reflue.

    Stando al D.M. 2 maggio 2006, per riutilizzo di acque reflue si intende un “impiego di acqua reflua recuperata di determinata qualità per specifica destinazione d’uso, per mezzo di una rete di distribuzione, in parziale o totale sostituzione di acqua superficiale o sotterranea”.

    Analizziamo da un punto di vista normativo in quali settori e per quali attività è consentito il riutilizzo delle acque reflue depurate:

  • irrigazione: irrigazione di colture destinate alla produzione di alimenti per il consumo umano e animale o per fini non alimentari, ma anche per l’irrigazione di aree verdi o di attività ricreative e sportive;
  • destinazione civile: lavaggio delle strade nei centri urbani, alimentazione di reti duali di adduzione separate da quelle delle acque potabili (ad esclusione dell’uso diretto di tale acqua negli edifici a uso civile ad eccezione degli impianti di scarico nei servizi igienici) e alimentazione dei sistemi di riscaldamento e di raffreddamento;
  • destinazione industriale: come acqua di processo, antincendio, di lavaggio e per i cicli termici dei processi industriali, ad esclusione degli usi che prevedono un contatto diretto tra le acque reflue recuperate e gli alimenti, i cosmetici o i prodotti farmaceutici.
  • In ogni caso le acque reflue non possono mai essere riutilizzate come acqua potabile, né tanto meno possono entrare a contatto con prodotti edibili crudi.

    Infine è opportuno sapere che ultimamente si stanno diffondendo dispositivi altamente sofisticati installati all’interno di edifici che consentono di recuperare e filtrare le acque piovane e le acque grigie, cioè provenienti da apparecchi idrici di bagno e di cucina, per poi usarle come scarichi nei wc, per irrigare le aree verdi o per altri utilizzi dove non è necessaria l’acqua potabile.

    Seguendo questi passi è possibile ridurre in modo significativo e tangibile lo spreco di acqua potabile, in modo da tutelare maggiormente il pianeta e fornire una risposta concreta alla siccità e alla crisi idrica.

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