La Lega, lo sfogo di Mancuso e il caso Loizzo. Saccomanno: “Adesso parlo io”

Il commissario calabrese del Carroccio: "In democrazia vince chi ottiene più voti e bisogna prendere atto dei numeri. Il tesseramento a Catanzaro? Tutto regolare"

di Danilo Colacino – La Lega calabra nella bufera? No, affatto. Perché metterla così, risulterebbe davvero esagerato. Certo è, però, che il malessere espresso a mezzo stampa dal presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso – non uno qualsiasi quindi nel Carroccio, quantomeno a livello locale – non può passare inosservato. È un dato assai rilevante, infatti. Sul quale abbiamo ragionato con il commissario della Lega in Calabria, Giacomo Francesco Saccomanno. Reduce da un viaggio di lavoro a Milano (essendo uno stimato avvocato prestato alla politica), rivela tuttavia di non essere al corrente delle ultime esternazioni mancusiane. Rispetto a cui, dunque, lo ragguagliamo immediatamente, informandolo che il presidente ha stigmatizzato nell’ordine: la difficoltà di rapporto con la dirigenza territoriale del partito, a cui farebbe invece da contraltare la serena interlocuzione con i vertici nazionali; qualche possibile anomalia nella campagna di tesseramento prima del congresso svoltosi a Catanzaro; il fatto che, sempre in cima ai Tre Colli, abbia prevalso un aspirante segretario lametino (Giuseppe Folino, appunto eletto malgrado fosse di Lamezia) e infine la proposta di rendere Città metropolitana il capoluogo, al pari di Reggio, decretando però così la cancellazione delle province di Crotone e Vibo. Ma a riguardo, Saccomanno ribadisce subito il concetto della non conoscenza diretta di queste dichiarazioni: “Mi sta invitando a commentare una posizione di cui sono messo al corrente da lei. Sono stato fuori sede per un po’ di giorni per ragioni professionali e confesso di non aver letto molto in merito alle faccende politiche di casa nostra. Ma se anche non dubito di ciò che lei mi ha appena comunicato, preferisco sempre il confronto diretto con le persone. Soprattutto con chi fa parte del mio partito. Non mi interessa certo, allora, polemizzare attraverso gli organi di informazione. Tanto più che, per dirne una, dovrei approfondire pure gli aspetti tecnici della tematica relativa all’idea di Catanzaro, Città metropolitana”.

– Non si esprime, dunque.

– Non si esprime, dunque.

“In democrazia ognuno può dire quello che vuole e io non mi permetto di giudicare. Però, sempre in democrazia, vince chi ottiene più voti. E anche se uno sfogo è comprensibile, bisogna prendere atto dei numeri. Gli stessi ratificati da Via Bellerio (il quartier generale del Carroccio, situato a Milano, ndr) insieme alle tessere regolarmente trasmesse e poi vidimate. È del resto una discussione che non ha ragion d’essere, considerato come anche a Cosenza si sia registrato un incremento degli iscritti nel volgere di poco tempo”.

-Le diamo atto di essere un ‘campione di diplomazia’. Ma non può negare che fin dal periodo delle candidature per i seggi parlamentari delle elezioni dello scorso 25 settembre tra Mancuso e la Lega si è determinata una evidente frattura. Tanto da farlo sembrare un… separato in casa.

“Io non ne ho contezza. E mi pare una definizione eccessiva, ma ad effetto sotto il profilo giornalistico. Detto ciò, ricordo tuttavia a me stesso che costruire è meglio di demolire. E che in politica si cresce rispettando le idee, e anche le qualità, degli altri. Chissà, allora, che Folino non sia effettivamente stato il più bravo di tutti. O magari è stata premiata la sua lunga militanza leghista. Ultradecennale, addirittura. E poi, senza contare la dedizione dimostrata, c’è anche il buon lavoro che ha fatto. Complimenti a lui, quindi. Non credo, invece, a insofferenze dettate da mancate designazioni per concorrere a occupare un seggio della Camera o del Senato. Io, ad esempio, dovevo essere capolista (per Montecitorio, ndr) e non lo sono stato. Ho subito le conseguenze delle scelte di Simona Loizzo, di cui tanto avete scritto e non ho battuto ciglio (riferimento al per certi versi clamoroso caso della citata deputata che, in base ad accordi interni alla Lega, avrebbe dovuto dimettersi per andare a ricoprire il ruolo di assessore regionale in Calabria e aprire così di fatto le porte all’avvicendamento a Roma proprio con Saccomanno. Ma niente da fare, perché una volta eletta la diretta interessata ha fatto spallucce restando saldamente in Parlamento, ndr). Ma c’è di più: ero anche dentro a un elenco di 12 papabili sottosegretari, poi ridotto a 9, con un conseguente taglio che ha riguardato, com’era prevedibile, la nostra purtroppo debole Calabria. Che, comunque, se come accade non ragiona sul noi, preferendo invece concentrarsi sull’io, resterà al palo per molto tempo ancora. Perché risulterà divisa e dunque fragile oltreché piccola e periferica. Dal canto mio, comunque, sono e resto un uomo di partito. A disposizione di Matteo Salvini, con cui mai ho polemizzato sulle decisioni prese. Incluse quelle che non mi hanno di sicuro favorito. Anzi”.

-Il ‘Capitano’ potrà di conseguenza a lungo contare su un fedelissimo come lei, anche alle latitudini calabresi. Dove c’è un commissario di partito graniticamente leale alla causa, pertanto inamovibile.

“Questo non lo so. Intanto dovreste chiedere a lui. Se vuol cambiare o meno, intendo, affidando il coordinamento del partito regionale ad altri. Ma anche io, potrei dedicarmi a qualcosa di diverso. Come sa, sono impegnato parecchio con il mio lavoro di avvocato e ho anche tante altre passioni e interessi oltre all’amore che nutro per la politica. Certo, qualsiasi cosa dovessi fare, non rinuncerò a battermi per lo sviluppo della nostra Calabria. Che ha priorità serissime come la lotta senza quartiere alla criminalità organizzata, il potenziamento e l’ammodernamento della rete dei trasporti, e il miglioramento del sistema sanitario. Che se non funziona in modo perfetto può segnare irrimediabilmente la vita di qualunque cittadino. E mi creda che io a riguardo ne so molto, avendolo imparato a mie spese purtroppo”.

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