L'Intervista

Il vice sindaco di Catanzaro: “Autonomia differenziata? Un assist al welfare mafioso”

E' lo scenario previsto dal presidente dell'Assemblea regionale del Pd Giusi Iemma: "Avremo più povertà e più rischi per la sicurezza sociale"

“Più povertà, più marginalità, più rischi per la stessa sicurezza sociale, possibile prevalenza del ‘welfare mafioso’ rispetto a quello legale”. E’ lo scenario previsto da Giusi Iemma con l’autonomia differenziata, già definita la “secessione dei ricchi” che cancella l’unità d’Italia e aumenta il divario tra le regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno. Rischi, pericoli, conseguenze, possibili rimedi e correzioni di un provvedimento che va contro il Sud e contro la Calabria spiegati nei dettagli a Calabria7 da chi attualmente occupa il ruolo di vice sindaco del Comune di Catanzaro e anche quello di presidente dell’Assemblea regionale del Partito democratico ma che prima di approdare nell’agone politico è stata e continua a essere una stimata cardiologa che ben conosce i problemi della sanità calabrese. Donna e medico calabrese ancor prima di amministratrice della città capoluogo di regione e politico iscritto al principale partito di opposizione. A Roma come in Calabria.

– Perché l’autonomia differenziata rischia di affossare definitivamente la Calabria ed è un grande pericolo per la tenuta sociale ed economica dei Comuni, primo fra tutti Catanzaro dove lei ricopre il ruolo di vice sindaco?

– Perché l’autonomia differenziata rischia di affossare definitivamente la Calabria ed è un grande pericolo per la tenuta sociale ed economica dei Comuni, primo fra tutti Catanzaro dove lei ricopre il ruolo di vice sindaco?

“Se l’applicazione del comma 3 dell’art. 116 della Costituzione, che prevede il possibile conferimento di ‘ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia’ alle regioni a statuto ordinario da parte dello Stato, avvenisse come prefigurata nelle bozze di intesa tra Stato e regioni Lombardia e Veneto, ben 23 materie (comprese ambiente, beni culturali, infrastrutture, energia, sicurezza sul lavoro, nonché aspetti essenziali di scuola e sanità) diventerebbero di esclusiva competenza di tali Regioni. Ad esse si accompagnerebbe il trasferimento non soltanto di funzioni e poteri, ma anche di risorse finanziarie, umane e strumentali, che inevitabilmente verrebbero meno ad un ambito nazionale. L’obiettivo finale è dichiaratamente quello di trattenere sul territorio delle regioni più ricche la gran parte del gettito fiscale prodotto in quei territori, facendo venire meno quei doveri inderogabili di solidarietà previsti dalla Costituzione stessa. È di tutta evidenza come in uno scenario del genere i già limitatissimi spazi di agibilità delle istituzioni locali dei territori più svantaggiati verrebbero erosi ai limiti dell’insostenibilità. Le conseguenze sociali ed economiche sono ben facili da prevedere: più povertà, più marginalità, più rischi per la stessa sicurezza sociale, possibile prevalenza del ‘welfare mafioso’ rispetto a quello legale”.

– Quali sarebbero quindi le differenze tra un cittadino di Milano e uno di Catanzaro?

“Leggendo, ad esempio, quello che scrive l’autorevole Fondazione Gimbe sulle possibili conseguenze in ambito sanitario, emerge come il regionalismo differenziato renderà le regioni del Centro-Sud, che avranno sempre meno risorse per riqualificare i loro servizi, ‘clienti dei servizi’ prodotti dalle regioni del Nord, che riceveranno clienti da tutta Italia. Ciò potrà avvenire, spiega Gimbe, proprio in funzione della possibilità di gestire del tutto autonomamente la sanità, comprese le retribuzioni dei medici, i contratti di lavoro del personale sanitario, gli accessi alle scuole di specialità. In tale condizione chi dispone di risorse e funziona meglio attrarrà lavoratori dalle altre regioni, svuotandone gli ospedali e le Asl. Le regioni del Nord potranno anche intervenire sulle registrazioni dei farmaci, rimuovere vincoli di spesa. Insomma, potranno fare quello che vogliono, frantumando il Servizio Sanitario nazionale in 21 servizi ‘autoriferiti ed egoisti’. Da medico, prima che da persona impegnata in politica, sono veramente preoccupata da una prospettiva del genere, che mette a rischio la salute di intere fasce sociali, che non potranno permettersi ‘il lusso di curarsi’, soprattutto in una regione come la nostra, già gravata da numerose criticità, prima fra tutte la carenza di personale”.

– Ci sono i margini per tornare indietro o, quanto meno, limitare i danni?

Dobbiamo porre un freno all’accelerazione che il disegno di legge Calderoli sta imprimendo a questo processo. In primo luogo dobbiamo pretendere che il Parlamento non si limiti a ratificare le intese tra Stato e singole Regioni, ma debba e possa entrare nel merito e modificarle, e, inoltre, che abbia l’ultima parola sui Livelli Essenziali di Prestazione dei servizi (i cosiddetti LEP). A parte che, a mio parere, i livelli di prestazione più che essenziali devono essere uniformi su tutto il territorio italiano e lo devono essere effettivamente: ancora una volta basti l’esempio della sanità dove i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) sono definiti, ma le regioni meridionali non riescono poi a garantirli nel concreto. Ciò vuol dire esattamente l’inverso di quel che i fautori della ‘autonomia differenziata’ si propongono: ossia le risorse vanno aumentate, non diminuite alle regioni più svantaggiate. Solo da questi presupposti può aprirsi un ragionamento effettivo su questi temi, sui quali, lo ribadisco, il Parlamento deve avere l’ultima parola”.

– Come intendete muovervi come Amministrazione comunale?

“L’amministrazione comunale si è espressa contro questo processo oggi accelerato dal DdL Calderoli, che vuole forzare tempi e modi di attuazione di quello che altro non è se non il vecchio disegno di devoluzione secessionista della Lega Nord mai sparito dai radar. Il sindaco Fiorita, insieme ad altri 57 primi cittadini della nostra Provincia, ha consegnato al Prefetto un documento in tal senso, si è appellato al Presidente della Repubblica, ha partecipato alla manifestazione del 17 marzo scorso a Napoli voluta dai sindaci della rete ‘Recovery sud’. Abbiamo intenzione di non mollare in alcun modo la presa perché intendiamo l’impegno contro questo disegno scellerato come una battaglia per la sopravvivenza. Nel farlo vogliamo far emergere le contraddizioni di quei partiti che hanno l’Italia nel nome, ma non ci sembrano battersi affinché la Repubblica rimanga ‘una e indivisibile’, come vuole la Costituzione”.

– Lei è anche presidente dell’Assemblea del Partito democratico. Il suo è un doppio no all’autonomia differenziata: istituzionale e anche politico

“Devo ammettere che a livello nazionale il mio partito è stato a lungo un po’ timido su questo terreno, ma fortunatamente quella fase è passata: dalla segretaria Schlein e dal presidente Bonaccini è venuto un messaggio chiaro e inequivocabile di ferma opposizione alla volontà disgregatrice di chi poi agita lo specchietto delle allodole del ponte sullo Stretto di Messina. In questo senso come partito democratico calabrese con il segretario Nicola Irto, e assieme ai nostri consiglieri regionali, siamo pienamente impegnati a reagire con ogni mezzo a disposizione a quello che nei fatti è un vero attacco ai nostri territori ed alle popolazioni che rappresentiamo. In tale contesto non possiamo non denunciare il voto favorevole al DdL Calderoli espresso dal presidente Occhiuto nella conferenza Stato-Regioni. Quel voto è una dichiarazione a favore della ‘secessione dei ricchi’, è contro il Mezzogiorno e la Calabria e noi ci opporremo con ogni mezzo a questa volontà politica. Per tutte queste ragioni come partito democratico chiediamo a istituzioni, forze politiche, sindacati e associazioni della società civile di sensibilizzare sull’argomento e far convergere le forze per organizzare la più convinta opposizione a un progetto che divide il Nord dal Sud, i ricchi dai poveri e cancella l’Italia costruita dal Risorgimento, dalla Resistenza e sancita dalla nostra Costituzione. Sosterremo, pertanto, ogni forma di mobilitazione e saremo al fianco di ogni iniziativa che lo contrasti, a partire da quelle che metterà in campo la CGIL, che si è espressa ad ogni livello contro questo progetto secessionista”.

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