Russo: “Def, prospettive future difficili per Enti”

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“Credo che ogni amministratore possa e debba analizzare il Documento economico e finanziario che il Governo presenta al Parlamento ogni anno al fine di gestire al meglio il proprio ente di riferimento. Orbene, lungi da me fare critiche sul DEF, ma ritengo sia giusto porre l’attenzione sui risvolti interni, per Città, Città metropolitane, Provincie e Regioni, ed esterni, con riferimento alla Comunità Europea, che lo stesso documento avrà.

Lo afferma l’assessore comunale di Catanzaro Danilo Russo.

Lo afferma l’assessore comunale di Catanzaro Danilo Russo.

Il primo dato che salta agli occhi degli addetti ai lavori è il Pil 2019, che salirà dello 0,2%, da cui si evince che l’abbattimento del rapporto debito/pil e deficit/pil non c’è stato e che la crescita dell’1% prevista dal Governo nei mesi passati è ormai una chimera all’orizzonte di un’Italia destinata a crescere nei prossimi tre anni solo dello 0,8% .

Il deficit sale al 2,4% e il debito sale ed arriva a toccare il 132,7% con la previsione di aumento per l’anno successivo.

Come viene riportato al capitolo 1.2 del Def, le Raccomandazioni rivolte nel 2018 all’Italia da parte del Consiglio Europeo ruotano intorno a quattro aree principali: La politica fiscale nella sua accezione più ampia, ovvero la politica di bilancio, la riduzione del rapporto debito/PIL, la revisione della spesa pubblica e la riforma della tassazione; il funzionamento della giustizia, la gestione delle aziende partecipate dall’Amministrazione pubblica e la promozione della concorrenza nel settore privato; il risanamento del sistema bancario e il miglioramento dell’accesso delle imprese ai mercati finanziari; il miglioramento delle politiche attive del lavoro, sia come sostegno alla ricerca di lavoro, sia come formazione; il sostegno all’occupazione femminile e alla famiglia; l’aumento delle risorse per ricerca, innovazione, digitalizzazione e infrastrutture.

Questi quattro punti vengono trattati disattendendo in alcuni casi in toto le raccomandazioni del Consiglio Europeo. Per comprendere meglio quanto sopra descritto dovremmo fare un passo indietro e ripercorrere le motivazioni che portarono ad ottobre 2018 alla bocciatura del Def da parte di Bruxelles, ma non è questa la sede opportuna.

Le domande che a conclusione di un’attenta lettura del Def mi sono posto sono: le misure per dare lavoro ai giovani, la riduzione delle tasse, le misure pro famiglie dove sono? Inoltre, una flat tax  al 15% rivolta solo al ceto medio ed il rilancio dell’edilizia come nodo gordiano di ripresa economica del Paese sono punti fondamentali, ma che lasciano grossi interrogativi di attuazione.

L’Iva che rimane ferma al 22% con una previsione di maggior gettito da misure come flat tax rendono rischioso il recupero del debito. Il maggior gettito si avrà da misure alternative, ma quali?

Giova ricordare, in conclusione di questa breve riflessione, che lo scenario complesso che si prospetta dopo una manovra approvata quattro mesi fa e che, vale ricordarlo, solo per reddito di cittadinanza e “quota 100” ha attivato una maggiore spesa corrente per 38 miliardi nel triennio in corso, praticamente tutti deficit, rende difficile misure di politica economica espansive, così da rendere difficile le prospettive future anche per tutti gli enti locali”.

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