Sabotò il comizio di Salvini, Brugnano: “Archiviazione vanifica il nostro lavoro”

polizia catanzaro

“Pur rispettando la decisione del giudice di Catanzaro che ha archiviato il procedimento nei confronti di Francesco Noto, l’attivista sociale che il 10 agosto del 2019 ha volontariamente provocato un black-out all’impianto acustico durante il comizio dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini a Soverato, non possiamo tacere il disagio e l’imbarazzo di fronte all’ennesima vanificazione del lavoro che siamo chiamati a svolgere quotidianamente per garantire l’ordine, la sicurezza, il rispetto delle regole e del vivere comune in modo civile”. È quanto dichiara Giuseppe Brugnano, segretario nazionale del sindacato di polizia Fsp, commentando la notizia dell’archiviazione della vicenda del distacco della corrente elettrica compiuta da parte di un soggetto durante un comizio dell’ex ministro dell’interno Matteo Salvini a Soverato nell’agosto del 2019.

“Il soggetto in questione, giunto da Cosenza – dice il segretario – con l’intenzione di disturbare un comizio regolarmente organizzato, aveva scavalcato una transenna e spento l’interruttore, con ciò determinando l’impossibilità, sebbene successivamente ristabilita, di consentire a un ministro della Repubblica di poter parlare. Ci imbarazza persino rimarcare un’ovvietà, e cioè che chiunque, nel nostro Paese, ha diritto di parola, di espressione, di opinione. Persino quando tale parola, tale espressione, tale opinione siano differenti dalla nostra o a noi non gradite. Sarebbe al contrario troppo comodo lasciar parlare soltanto chi la pensasse come noi. Francesco Noto, a dispetto dell’archiviazione, ha sbagliato poiché ha incarnato il simbolo, certamente non democratico, di chi decide chi debba e possa parlare, e quando farlo. Prova ne sia il fatto che, tuttora, egli continui a dichiarare che farebbe quel gesto altre mille volte”.

“Il soggetto in questione, giunto da Cosenza – dice il segretario – con l’intenzione di disturbare un comizio regolarmente organizzato, aveva scavalcato una transenna e spento l’interruttore, con ciò determinando l’impossibilità, sebbene successivamente ristabilita, di consentire a un ministro della Repubblica di poter parlare. Ci imbarazza persino rimarcare un’ovvietà, e cioè che chiunque, nel nostro Paese, ha diritto di parola, di espressione, di opinione. Persino quando tale parola, tale espressione, tale opinione siano differenti dalla nostra o a noi non gradite. Sarebbe al contrario troppo comodo lasciar parlare soltanto chi la pensasse come noi. Francesco Noto, a dispetto dell’archiviazione, ha sbagliato poiché ha incarnato il simbolo, certamente non democratico, di chi decide chi debba e possa parlare, e quando farlo. Prova ne sia il fatto che, tuttora, egli continui a dichiarare che farebbe quel gesto altre mille volte”.

“Noi, invece, molto più democraticamente – conclude Brugnano – crediamo che il diritto di parola bisogna lasciarlo mille volte a tutti. Persino quando sia un’opinione distante dal nostro pensiero”.

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