Sul caso Sacal la novità del giorno è il “term sheet”. Che lo si chiami così o “memorandum of interest” la sostanza non cambia: si tratta banalmente di una lettera d’intenti che porta in calce la data del 2 luglio ma che viene fuori solo oggi. Non a caso, evidentemente, visto che, quattro mesi e mezzo dopo quel “patto”, la vicenda del passaggio della società aeroportuale in mano privata è divenuta nota solo a cose fatte e, per di più, attraverso le dichiarazioni social del presidente Roberto Occhiuto. A firmare quel pre-accordo è stato proprio l’ente che lui oggi guida, la Regione Calabria, che all’epoca era rappresentata dal facente funzioni Nino Spirlì. Allo stesso tavolo a firmale la lettera ci sono proprio i gli imprenditori che oggi hanno la maggioranza di Sacal, la famiglia Caruso, che controlla la società “Lamezia Sviluppo”.
Crescono anche i privati ma la maggioranza resta pubblica
Crescono anche i privati ma la maggioranza resta pubblica
La sostanza di quell’intesa, firmata e magari anche mediata dal presidente del cda Sacal Giulio De Metrio, è che la maggioranza doveva restare pubblica ma che dovesse crescere anche il maggior azionista privato. La Regione, in pratica, doveva più che raddoppiare il suo capitale sociale acquisendo le quote rimaste inoptate dagli altri enti pubblici coinvolti, a partire dal Comune di Lamezia e da Provincia e Comune di Catanzaro. Ai piani alti della Cittadella era dunque ben noto che queste amministrazioni locali non avrebbero (e forse non avrebbero potuto) confermare la loro partecipazione dopo l’aumento di capitale da 10 milioni di euro deciso per salvare la società dalla crisi dovuta al crollo del traffico aereo in era Covid. La “Lamezia Sviluppo” avrebbe comunque aumentato la sua quota attraverso l’acquisizione delle azioni di altri soci privati.
Il cda e il possibile passo indietro
Come sia andata a finire è cosa nota: i Caruso detengono oggi oltre il 50% della società che gestisce un settore strategico e di grande interesse pubblico per l’intera regione. Loro sostengono di aver agito osservando sia la legge che lo Statuto e per evitare la messa in liquidazione, mentre l’Ente nazionale dell’aviazione civile ritiene che la scalata non sia stata condotta con la dovuta trasparenza e ha mandato le carte in Procura. Spirlì dal canto suo ha sostenuto che la Regione non ha potuto proseguire con la sottoscrizione dell’aumento di capitale perché non si poteva convocare il consiglio regionale nei 45 giorni precedenti alle elezioni. Intanto la Cgil, che da mesi denunciava il rischio di privatizzazione, ieri ha chiesto a Occhiuto di chiedere le dimissioni di De Metrio e ha invocato il commissariamento di Sacal, unica via – secondo il sindacato – per fare chiarezza e scongiurare la crisi degli aeroporti e il conseguente disastro occupazionale. In questo clima si terrà oggi una riunione del cda che potrebbe portare delle novità, compreso il passo indietro di qualcuno dei protagonisti di questa clamorosa vicenda.
s. pel.
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