Safe City, Fiorita: “Abramo rinunci alla prescrizione”

Comunali Catanzaro Fiorita

“Agosto 2012: si presenta al Comune la Bunkersec, società israeliana gestita dal generale Major Meir Dagan (fino al 2010 a capo del Mossad, i servizi segreti israeliani) che propone al Sindaco la redazione di un progetto di videosorveglianza, secondo tecnologie militari in campo civile, comprendente, tra le altre cose, la realizzazione di: Centro di comando e controllo equipaggiato con 15 workstation, videowall, server, strumenti; call center con 4 postazioni per la ricezione delle chiamate; rete privata e dedicata con 25 HUB di comunicazione; 700 telecamere, 200 addizionali fittizie; 35 sistemi di riconoscimento delle targhe automobilistiche a due carreggiate e 10 a una carreggiata; 10 vetture della polizia con sistemi di sorveglianza mobile; 46 piattaforme per il comando computerizzato mobile.”

Lo afferma Nicola Fiorita, consigliere comunale Cambiavento.

Lo afferma Nicola Fiorita, consigliere comunale Cambiavento.

“Succede quindi che una società straniera si presenta al Comune, propone un progetto, e il Comune, senza alcuna gara o procedura ad evidenza pubblica, si mette in moto per assecondarlo. La delibera di Giunta n. 57 dell’8 marzo 2013 dice che il Progetto costerebbe ai cittadini la modica cifra di 23.180.000 euro (escluse comunicazioni mensili via cellulare, tasse, imposte e costi di dogana), più i costi annuali di manutenzione (stimabili sui 500.000 euro). Tutto, lo ripeto, senza alcuna gara o procedura a evidenza pubblica. A quel punto, il Comune si attiva, presso la Regione, per trovare i fondi necessari. Abramo dichiarerà che il progetto sarebbe stato interamente finanziato dai fondi PON Sicurezza. L’allora Prefetto Reppucci, il 29 aprile 2013, dichiara ad un quotidiano locale di non avere, relativamente a Safe City, alcuna competenza, facendo osservare che “si tratta di un progetto che non riguarda il PON Sicurezza, che è un programma che vede la figura e il ruolo dei prefetti come centrali”.

A mettere la parola fine a Safe City è la stessa Giunta comunale (sempre presieduta da Abramo), che con Delibera n. 2931 del 15 luglio 2013, prende atto che la Regione Calabria “comunica la nuova dotazione finanziaria per l’intera provincia di Catanzaro, ammontante ad € 6.009.834,03, finalizzata alla realizzazione di Contratti Locali di Sicurezza”. Considerata quindi la notevole differenza finanziaria tra il quadro economico presentato per la realizzazione dell’idea progettuale di che trattasi, ammontante ad € 23.180.000,00, e la disponibilità comunicata dalla Regione Calabria, ammontante ad € 6.009.834,03 a valere per tutta la provincia di Catanzaro, il progetto per come è concepito è “irrealizzabile”.

Safe City, progetto mastodontico, sproporzionato, insostenibile ed oscuro, muore prima ancora di cominciare. La battaglia di alcuni consiglieri di opposizione di allora e l’esposto in procura dell’avvocato Francesco Pitaro hanno consentito che la vicenda arrivasse all’attenzione dell’opinione pubblica e della magistratura. Cittadini e associazioni, infatti, misero in evidenza come la Giunta del comune di Catanzaro, direttamente e senza pubblica gara, avesse affidato il servizio di videosorveglianza della comunità e della città, alla società israeliana Bunkersec. I firmatari, chiesero alla Procura della Repubblica di svolgere “le necessarie indagini al fine di verificare se vi siano profili di illiceità, anche con riferimento all’ipotesi di abuso d’ufficio, nelle condotte e negli atti posti in essere da tutti i soggetti coinvolti”.

Oggi, la Procura della Repubblica, nel momento in cui chiede l’archiviazione dell’indagine a carico degli indagati, tra cui il Sindaco Abramo per essersi prescritti i reati contesati, conferma quella prospettazione con affermazioni di assoluta gravità. Secondo la Procura la vicenda si svolse “In evidente spregio del più elementare principio operante nell’affidamento di commesse pubbliche ed identificabile del principio della gara tra più imprese partecipanti e nell’aggiudicazione finale all’impresa che offra le condizioni più vantaggiose. Infatti la creazione di un automatismo tra l’affidamento a titolo gratuito dello studio del progetto ed il successivo affidamento a titolo oneroso della sua realizzazione alla medesima impresa israeliana, di fatto, avrebbe tagliato fuori tutte le eventuali altre imprese potenzialmente interessate alla commessa”.

Inoltre con la successiva delibera di Giunta (viziata da una “grave anomalia”), “il sindaco e gli assessori, in forza dell’automatismo sopra descritto, impegnavano il Comune senza rispettare la procedura di gara pubblica; dunque (…) affermavano il falso”. Dunque, la Procura riconosce la commissione dei reati di abuso d’ufficio e falso ideologico ma contestualmente procede alla richiesta di archiviazione per intervenuta prescrizione. Dal punto di vista giudiziario, se non fosse intervenuta la prescrizione Abramo rischierebbe una condanna che porterebbe alla sua decadenza. Dal punto di vista politico-amministrativo emerge un modo illegittimo e fraudolento di gestione della cosa pubblica. E’ per queste ragioni che io invito il Sindaco Abramo a rinunciare alla prescrizione e a difendersi nel processo dalle summenzionate accuse. Perché se non dovesse chiarire quanto gli viene contestato l’unica strada che gli rimarrebbe sarebbe quella delle dimissioni.”

Redazione Calabria 7

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