Dopo le dichiarazioni trionfalistiche seguite al controllo preventivo delle liste da parte della Commissione Antimafia – che comunque avrebbe segnalato due “impresentabili” tra gli elenchi arrivati dal centrodestra per il collegio reggino – arriva un primo repulisti. A ordinarlo sarebbe stato direttamente Roberto Occhiuto, che avrebbe fatto saltare tre candidature pesanti nella sua coalizione: due consiglieri uscenti e un big storico, dati per candidati certi fino a poche ore fa, sono fuori dalle liste. SI tratta di Claudio Parente, Vito Pitaro e Raffaele Sainato, ma non è chiaro se siano i soli le cui aspettative rimarranno deluse.
Eminenza azzurra
Eminenza azzurra
Parente è da anni un’eminenza azzurra a Catanzaro e non solo. «Nel 1997 – si legge in una sua biografia sul sito del consiglio regionale – ha rinunciato alla carriera universitaria per intraprendere la libera professione di medico specialista ed avviare e dirigere diverse iniziative imprenditoriali di successo nel settore sanitario. Dall’anno 2016 presiede il Movimento Politico Sociale “Officine del Sud”». Nell’estate del 2018 è subentrato come consigliere regionale a Giuseppe Mangialavori, eletto in Parlamento, diventando capogruppo di Forza Italia. È stata la sua seconda legislatura. Oggi la Procura di Catanzaro vuole mandarlo a processo assieme a due consiglieri comunali della sua area di riferimento: al centro dell’inchiesta c’è una convenzione firmata tra l’amministrazione comunale e la “Vivere Insieme”, società fondata da Parente e di cui il politico, nonostante le dimissioni, avrebbe mantenuto, secondo l’accusa, il controllo. La versione ufficiale è che Occhiuto gli abbia chiesto di lasciare spazio a una candidatura femminile, necessaria per ottemperare ai dettami legislativi sulle quote di genere. Le prossime ore diranno se l’esclusione sia stata traumatica e possa avere qualche conseguenza politica o se la sua area sarà comunque rappresentata nelle liste di Occhiuto.
Da Rifondazione a Forza Italia
A gennaio 2020 Vito Pitaro è stato eletto nella lista “Jole Santelli presidente” con 5mila preferenze. È alla sua prima legislatura regionale, ma a Palazzo Campanella c’era già stato come collaboratore di uno dei consiglieri del Pd nell’era Oliverio, Michele Mirabello. È stato consigliere e assessore comunale a Vibo, ha un passato in Rifondazione comunista e nei Comunisti italiani, è stato socialista e anche dirigente del Pd. Per quanto se ne sa non è indagato, ma il suo nome compare in due importanti inchieste antimafia sul Vibonese: “Rimpiazzo”, in cui ci sono intercettazioni dei suoi colloqui con un presunto killer ed elemento di vertice del clan dei “Piscopisani”, e “Rinascita-Scott”, il maxiprocesso durante il quale hanno parlato di lui alcuni pentiti. Al Comune di Vibo può contare su una nutrita pattuglia di consiglieri che, almeno finora, hanno sostenuto la maggioranza guidata da Maria Limardo. Il suo riferimento fino alle passate Regionali era stato proprio Mangialavori, che ora punta però su un altro candidato, Michele Comito.
“Inter Nos”
Sainato, ex vicesindaco di Locri, è subentrato in consiglio regionale a Domenico Creazzo dopo che questo è stato arrestato, ancor prima dell’insediamento della nuova assemblea, nell’operazione “Eyphemos”. Dai primi di agosto risulta che sia indagato anche lui nell’inchiesta “Inter Nos” che riguarda gli appalti dell’Asp reggina e ha portato ai domiciliari, per corruzione, un altro consigliere regionale, Nicola Paris. Quest’ultimo era stato eletto nell’Udc e stava cercando di passare alla Lega, Sainato è invece entrato in Consiglio con Fratelli d’Italia ma è poi transitato in Forza Italia. Per lui il reato ipotizzato dalla Dda di Reggio è scambio elettorale politico-mafioso.
Le altre questioni aperte
Nei giorni scorsi si era già registrato il ritiro dalla lista dell’Udc del catanzarese Sergio Costanzo, per il quale è stato chiesto il processo nell’inchiesta “Gettonopoli”. Non è indagato per nessuna ipotesi di reato che abbia a che fare con la mafia, ma è cugino di Girolamo Costanzo, storico capoclan dei Gaglianesi. Va ricordato che per i criteri adottati dalla Commissione parlamentare Antimafia è “impresentabile” chi abbia una richiesta di rinvio a giudizio o una condanna, anche non definitiva, per determinati reati, mentre non lo è chi è semplicemente indagato. Nelle ore che separano dalla scadenza per la presentazione delle liste fissata per sabato alle 12 si scoprirà – si discute nel centrodestra anche di un possibile veto su Katya Gentile, figlia di Pino – se siano in arrivo altre esclusioni eccellenti. «Abbiamo inviato otto liste alla Commissione Antimafia – ha detto ieri Occhiuto – ma ne presenteremo sette. Stiamo rinunciando a candidature autorevoli».
s. p.