Salvini, Palamara, Bombardieri e la vittoria di Pirro di Mimmo Lucano

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L’ex sindaco del Modello Riace, Mimmo Lucano ritorna d’attualità per la sentenza del Tar che ci racconta di una chiusura “troppo veloce” dei progetti di accoglienza da parte di Salvini

Il nome di Mimmo Lucano continua a riecheggiare nelle cronache di questi giorni anche quando lui stesso non vorrebbe. L’ex sindaco del Modello Riace, distrutto in pochi mesi dopo anni di lavoro fondato sull’integrazione fra residenti e migranti, ritorna d’attualità per la sentenza del Tar che ci racconta di uno scioglimento “troppo veloce” del suo Comune da parte del ministero degli Interni guidato all’epoca dal leader della Lega Matteo Salvini e ritorna d’attualità nelle intercettazioni del caso Palamara, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati che con le sue dichiarazioni emerse dall’inchiesta di Perugia ha scosso il mondo dei togati e del Consiglio superiore della magistratura.

Il nome di Mimmo Lucano continua a riecheggiare nelle cronache di questi giorni anche quando lui stesso non vorrebbe. L’ex sindaco del Modello Riace, distrutto in pochi mesi dopo anni di lavoro fondato sull’integrazione fra residenti e migranti, ritorna d’attualità per la sentenza del Tar che ci racconta di uno scioglimento “troppo veloce” del suo Comune da parte del ministero degli Interni guidato all’epoca dal leader della Lega Matteo Salvini e ritorna d’attualità nelle intercettazioni del caso Palamara, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati che con le sue dichiarazioni emerse dall’inchiesta di Perugia ha scosso il mondo dei togati e del Consiglio superiore della magistratura.

Il Consiglio di Stato boccia Salvini su Lucano

La doppietta Salvini-Palamara si gioca tutta in due giorni. Il gol più importante, ma ad oggi altrettanto inutile, l’ex primo cittadino lo segna al Consiglio di Stato che certifica come, sostanzialmente, il ministero dell’Interno non ha eseguito procedure corrette per smantellare i progetti di accoglienza di Riace.

«L’Amministrazione statale prima di adottare qualunque misura demolitoria deve attivarsi per far correggere i comportamenti non conformi operando in modo da riportare a regime le eventuali anomalie –  scrive il Consiglio di Stato nella sentenza – il potere sanzionatorio/demolitorio è esercitabile solo se l’ente locale che si assume sia incorso in criticità sia stato avvisato, essendogli state chiaramente esposte le carenze e le irregolarità da sanare, gli sia stato assegnato un congruo termine per sanarle, e ciò nonostante, non vi abbia provveduto».

Gli uffici di Salvini, quindi, dovevano suggerire dei metodi per risolvere le criticità intraviste e non muoversi come uno schiacciasassi. Il Consiglio di Stato, inoltre, parla di un Viminale che ha agito sulla base di «considerazioni troppo generiche» e che non ha tenuto conto, ad esempio, delle positive considerazioni della Prefettura di Reggio Calabria sul Modello Riace. Il modello viene definito «encomiabile» anche dai giudici.

Le chat fra Palamara e Bombardieri dove si critica l’inchiesta contro Lucano

Luca Palamara, membro togato del Consiglio superiore della magistratura e già presidente dell’Associazione nazionale magistrati, conosce molto bene la Calabria perché in questa terra ci sono le sue origini. In Calabria, a Reggio per l’esattezza, farà anche il sostituto procuratore.

Essendo poi un magistrato è normale che conosca e dialoghi con tanti colleghi. Finisce al centro di uno scandalo che rischia, ancora adesso, di travolgere diversi settori dello Stato come magistratura e politica.

Le inchieste dei suoi colleghi perugini su di lui vanno avanti e escono fuori documenti che riguardano le indagini.

E le famose chat. In una di queste, una di quelle che hanno fatto più clamore, dice che Gratteri è «un matto, uno che va fermato».

In un’altra chat chiacchiera con Giovanni Bombardieri. Si danno del lei che poi si tramuta in tu. È il 4 ottobre 2018. Bombardieri è già capo della Procura di Reggio Calabria.

È originario di Riace e con Palamara finisce a parlare dell’inchiesta su Lucano. «D’Alessio è un matto pericoloso», dice Bombardieri. D’Alessio è il pubblico ministero di Locri che indaga sul Modello Riace e su Mimmo Lucano.

Una inchiesta che si smonterà. La chiacchierata fra i due fa emergere un quadro dove il tribunale di Locri ha fatto tanto rumore per nulla.

Secondo, inutile, gol di Mimmo Lucano sapere che due magistrati ritenevano sbagliata l’inchiesta su di lui. Mimmo Lucano vince ma sono vittorie come quella di Pirro visto che quel modello è andato distrutto.

di Francesco Cangemi

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