Sanità calabrese, Iemma: “Ecco il bluff di Occhiuto, mentre si muore aspettando l’ambulanza”

"Sanità calabrese utilizzata come bacino di voti. Da Occhiuto solo proclami, 2.500 assunzioni non coprono neanche i posti lasciati vacanti dai pensionamenti"
iemma

di Maria Teresa Improta – La rivoluzione nella sanità calabrese è ancora al palo. A descrivere la drammatica situazione tra le corsie degli ospedali e i corridoi degli ambulatori in Calabria è Giusy Iemma cardiologa dell’AO Pugliese Ciaccio e presidente dell’assemblea regionale del Partito Democratico che denuncia lo stato di preoccupante empasse a livello gestionale. “Ritengo che la sanità sia veramente al collasso in questo momento in Calabria. Sono numerose le motivazioni. La crisi pandemica – afferma Iemma – ha fatto la sua parte, ma 13 anni di commissariamento sono stati lunghi e non solo non hanno risolto il problema del disavanzo, ma hanno creato nuovi problemi e aperto numerose contraddizioni. Qualcuno parla di turismo commissariale e non ha torto. I commissari sono stati a volte una toppa peggiore del buco. Del resto se i livelli essenziali di assistenza sono al minimo storico e abbiamo un debito non ancora quantificato (qualcuno parla di almeno 3 miliardi di euro) allora evidentemente sono stati anni di malasanità. A questo si aggiunga il disservizio per i cittadini nell’accesso alle cure. Abbiamo liste d’attesa lunghissime, ospedali che scoppiano sovraccarichi di funzioni e privi di ricezione adeguata, mentre nel frattempo i tagli si sono tradotti in un impoverimento del territorio. A farne le spese è stata la medicina generale, i servizi e l’emergenza-urgenza. In Calabria ancora si muore perché le poche desuete ambulanze disponibili del 118 arrivano in ritardo e senza medico per poi approdare in Pronto Soccorso dove devono affrontare ore d’attesa interminabili. Qualche esempio: al Pronto Soccorso di Catanzaro si lavora con soli due medici in turno, all’Ospedale di Vibo si registrano atti di vandalismo e violenza nei confronti dei sanitari, per non parlare dei medici convenzionati e dalla loro fuga in massa dal 118 in quanto oltre alla difficoltà del lavoro che svolgono non hanno contratti certi. Il tutto a fronte di turni massacranti, perché non abbiamo personale sanitario sufficiente ed è un dato importante su cui bisogna focalizzare l’attenzione. Dobbiamo ricordare che il commissariamento è stato voluto da Scopelliti e ha determinato il blocco del turnover di conseguenza chi è andato in pensione in questi anni non è stato sostituito”.

Sanità bacino di voti

Sanità bacino di voti

“La nota dolente della sanità calabrese è l’essere stata utilizzata (e il continuare ad essere utilizzata) strumentalmente come bacino di voti. Questo – spiega Iemma – è il motivo per il quale la paura di perdere consenso non ha favorito il coraggio del cambiamento. C’è la necessità di scelte strategiche chiare e importanti, invece si assiste al depauperamento dei piccoli ospedali anziché favorire la loro conversione se ne è determinata la loro morte naturale pur di mantenerli in vita per promesse elettorali. Nonostante ciò la qualità del personale sanitario calabrese è alta, eroghiamo servizi di eccellenza, ma c’è il problema della formazione continua alla quale dovremmo provvedere. A volte i turni serrati a causa del ridotto numero di personale in servizio rendono impossibile seguire anche quelli che sono i normali corsi di aggiornamento”.

Azienda Zero

“Se l’Azienda Zero venisse considerata come una realtà che in virtù dell’accentramento di alcune funzioni favorisce il risparmio di risorse che vengono reinvestite in sanità, potrebbe essere una buona soluzione. Ma non è così. Azienda Zero – chiarisce Iemma – nasce per inglobare tra i suoi compiti la gestione degli acquisti e le procedure di selezione del personale, dovrebbe quindi amministrare direttamente spese e concorsi, però da quando è stata approvata la sua legge istitutiva a dicembre, fino ad oggi, ci sono stati solo passaggi politici e legislativi. Di fatto tra rimandi normativi, modifiche di articoli e commi, attualmente sfugge il suo reale ruolo. È un contenitore vuoto, senza un preciso contenuto che esiste solo sulla carta. Si rischia di diluire troppo i tempi di attuazione e diventare un carrozzone. Peraltro acquisisce parte delle funzioni delle Asp e del dipartimento regionale Salute quindi ci viene da chiedere cosa rimane in capo a questi enti, quale è il loro compito, se c’è un direttore, una sede legale. Siamo in una fase di estrema teoria e al di là delle proclamazioni in pompa magna non c’è niente altro. Vorrei ricordare che l’articolo 1 della legge sull’Azienda Zero dice che l’ente entrerà in funzione solo nel momento in cui la Giunta regionale approverà una delibera che ne disciplini i tempi di attuazione. E ancora non ve ne è traccia”.

Il piano sanitario

“La presentazione di un piano sanitario – precisa la presidente dell’assemblea regionale del PD – non corrisponde all’immediata esecutività. Si tratta di una proposta al Tavolo Adduce poi sono i ministeri della Sanità e delle Finanze che devono esprimere un parere e valutare se ci sono le condizioni per renderlo operativo. Quindi siamo molto lontani dalla sua concreta realizzazione. Ricordo che sia il piano sanitario che il piano Covid presentati nell’estate del 2021 sempre dal governo regionale di centrodestra sono stati bocciati per via delle numerose criticità riscontrate. Oggi tutto quello che viene fatto a favore della sanità ci trova concordi anche se il Partito Democratico a livello regionale è all’opposizione. Da quando si è insediato questo governo regionale e le funzioni del commissario alla sanità sono passate in capo al governatore della Regione Calabria non ci sono stati miglioramenti. Anzi. Roberto Occhiuto passerà alla storia come il presidente dei proclami, soprattutto in sanità. Ancora gli operatori aspettano dal 2020 gli incentivi Covid e questo si tradurrà in un contenzioso che si ripercuoterà sulle casse regionali e quindi sui servizi ai cittadini”.

Riapertura di tre ospedali e 2500 assunzioni

“Con grande enfasi si annuncia la riapertura di tre ospedali: Trebisacce, Praia a Mare e Cariati. Intanto per almeno due di questi – fa notare Giusy Iemma – mi pare fossero già previste le riaperture da sentenze del Consiglio di Stato. Inoltre la riattivazione di un nosocomio deve avvenire a tutela della salute delle persone rimuovendo il blocco delle assunzioni, il vero nodo da sciogliere è quello del personale. Con la carenza che soffre il nostro sistema sanitario negli ospedali che riaprono vi saranno gli operatori necessari a rispondere alle richieste dell’utenza? Partiamo già da un deficit di personale che pesa su tutte le strutture ospedaliere calabresi esistenti. Per quanto Occhiuto possa annunciare 2.500 assunzioni, dobbiamo essere pratici e fare i conti. Sono unità che verranno distribuite su tre anni: circa 830 ogni 12 mesi, il che significa che non bastano neanche a sostituire quei dipendenti che vanno in pensione. Quindi avremo comunque un deficit. Noi dal 2009 con il blocco del turnover abbiamo perso migliaia di sanitari. Temo sia solo fumo negli occhi perché all’atto pratico non vedo che si sia fatto molto”.

Debito sanitario

“Non è accettabile – tuona la cardiologa dell’Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio – che ancora il debito sanitario della Calabria non sia stato quantificato e che venga pagato dai calabresi i quali già sopportano il peso delle addizionali Irpef e Irap più alte d’Italia. I cittadini hanno già dato un miliardo di euro in questi anni. Occhiuto parlava di una sorta di mutuo per saldare i buchi in bilancio, ma non si può attingere più dalle tasche dei calabresi, se ne deve prendere carico lo Stato. La Calabria non può sostenere un debito gigantesco per avere in cambio un disservizio. Come facciamo a parlare di interventi se non conosciamo il tetto massimo di spesa perché ancora non si riesce a ricostruire l’entità del debito? Non vorrei che i finanziamenti del Pon Salute e del Pnrr facessero la fine dei fondi precedenti e che si perdesse ancora una volta una preziosa occasione perché non si ha capacità di spesa. In sanità non è importante solo avere delle risorse economiche, ma serve saperle impiegare e per farlo bisogna avere un’agenda politica, un progetto globale di riforma dell’offerta sanitaria regionale, sia ospedaliera sia territoriale”.

Fusione Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio e Azienda Ospedaliera Mater Domini

“L’integrazione tra l’Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio e l’Azienda Ospedaliera Mater Domini è un passaggio fondamentale. È un processo complesso, ma strategico se vogliamo rilanciare la sanità perché – sottolinea Iemma – ci permette di rafforzare la prestigiosa facoltà di Medicina di Catanzaro e di valorizzare il ruolo degli ospedalieri. Deve essere sviluppato attraverso la sinergia di tutti gli attori coinvolti. Da qui nasce la proposta di legge avanzata dal gruppo del Pd in Consiglio regionale per modificare la legge sulla fusione per l’incorporazione dell’Ao Pugliese Ciaccio nell’azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini approvata a fine 2021 e promossa dal presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso. Un’iniziativa lanciata dal candidato sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita che ha denunciato come sia opportuno che nella commissione tecnica paritetica, che dovrà definire il protocollo d’intesa, oltre ai due delegati del commissario alla sanità calabrese e i due delegati del rettore dell’Università Magna Graecia vi siano anche due rappresentanti dell’Azienda Ospedaliera con la presenza del sindaco di Catanzaro in qualità di massima autorità sanitaria del territorio in modo che si collabori in maniera imparziale. Il fine ultimo della fusione non deve essere quello di garantire posti di potere, ma di offrire al cittadino le cure di cui necessita”.

Cosa fare

“Se noi vogliamo davvero risolvere i problemi e rilanciare la sanità in Calabria oggi siamo nelle condizioni ottimali, dobbiamo però uscire dalla logica dei campanili e dei provincialismi che finora hanno influenzato le scelte politiche. Due sono gli assi sui quali lavorare: la centralità del paziente e il governo clinico dei medici con la creazione di strutture intermedie assistenziali sul territorio in modo che l’utenza non si riversi in massa sugli ospedali. Abbiamo un tasso di migrazione sanitaria molto alto – lamenta la presidente dell’assemblea regionale del Pd – che porta a drenare risorse per la Calabria e quindi ridurre i servizi. È un circolo vizioso che dobbiamo interrompere attraverso una riorganizzazione del sistema, utilizzando finanziamenti mirati. E’ necessario mettere al centro dell’attenzione la domanda di salute che proviene dai cittadini. Preso atto di ciò possiamo parlare di telemedicina, di cartelle cliniche elettroniche, di messa in rete dei dati dei pazienti in modo che i medici possano accedervi senza dover ripetere esami già eseguiti e avere un quadro anamnestico completo in tempo reale. Un medico in rete con i colleghi, messo nelle condizioni di poter lavorare bene, con una cornice contrattuale adeguata può essere il protagonista della nuova buona sanità in Calabria”.

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