Sanità da codice rosso all’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia, principale presidio sanitario provinciale del Vibonese. Non è una sorpresa: già la qualità percepita dall’utente medio del sistema sanitario tende a registrare scarsi indici di fiducia. Carenze strutturali, accesso alle cure difficoltoso, liste d’attesa, personale ridotto al lumicino, episodi di malasanità ne hanno minato profondamente la reputazione. Ora, a certificare il disastro, arrivano anche gli ultimi dati diffusi da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali del ministero della Salute, che nel suo Modello di valutazione multidimensionale della performance manageriale nelle Aziende ospedaliere, pone il presidio vibonese nei bassifondi delle classifiche di qualità.
Il sistema di analisi e monitoraggio in sanità
Il sistema di analisi e monitoraggio in sanità
L’Agenzia ha valutato, in particolare, la capacità di conseguire obiettivi assistenziali – esiti delle cure e accessibilità ai servizi – coerentemente con le risorse disponibili siano esse di tipo finanziario, professionale e tecnologiche. Il Sistema di valutazione, spiega l’agenzia, è previsto dalla Legge 31 dicembre 2018 n. 145 (Art. 1 comma 513) che assegna ad Agenas la realizzazione di un sistema di analisi e monitoraggio delle performance delle aziende sanitarie, con l’obiettivo di segnalare eventuali e significativi scostamenti relativi alle componenti economico-gestionali, organizzative oltre che della qualità, della sicurezza ed esito delle cure senza trascurare l’equità e la trasparenza dei processi.
Indici disastrosi allo Jazzolino di Vibo
L’ospedale vibonese ottiene indici poco incoraggianti in tutte le aree cliniche prese in esame. Unica eccezione l’area neurologica che si pone nella media nazionale come livello di aderenza agli standard di qualità. Indice basso per prestazioni relative a gravidanza e parto e sistema cardiocircolatorio. Molto basso per l’area riguardante l’apparato respiratorio, l’osteomuscolare e la chirurgia generale.
I volumi per aree cliniche
Il volume delle attività prese in esame nel complesso della aree cliniche è di 2.914 prestazioni. Il 26 per cento di queste (i dati sono relativi al 2021) afferiscono a gravidanza e parto, il 22 per cento al sistema nervoso, il 19,1 per cento al sistema respiratorio, il 17,7 per cento al sistema cardiocircolatorio, il 7,7 per cento alla chirurgia generale, il 6,6 per cento all’osteomuscolare.
A Vibo il 32 per cento dei parti si fa con il cesareo
Per ogni area sono stati tenuti in considerazione degli indicatori rappresentativi della qualità delle prestazioni rapportati ai parametri di riferimento nazionali. Così, ad esempio, nell’area ginecologica risaltano i 469 parti con taglio cesareo (nell’anno 2021) con una percentuale del 32,1 rispetto ad una media nazionale di circa 10 punti più bassa (22,4 per cento). Spicca, nell’area chirurgia generale, l’1,3 per cento di ricoveri con degenza post-operatoria inferiore a tre giorni per la colecistectomia laparoscopica. Prestazione che presenta una media nazionale dell’80 per cento mentre a Vibo si registra un misero 1,3 per cento.
Alta mortalità a 30 giorni per infarto acuto
Poi la mortalità a 30 giorni per infarto miocardico acuto è del 12,3 per cento a fronte di una media Italia del 7,74 per cento. Significativo anche il dato della celerità negli interventi chirurgici per la frattura al collo del femore, indicatore preso in esame nell’area osteomuscolare. Il dato nazionale di riferimento per gli interventi entro le 48 ore è del 48,59 per cento. Allo Jazzolino di Vibo è di appena il 12 per cento. Dati impietosi che certificano lo stato comatoso in cui versa la sanità vibonese e rispetto ai quali il management aziendale e le scelte politiche operate negli anni sono da ritenersi i principali responsabili. (m. s.)
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