Sanità, la denuncia del Centro studi politico sociali “Don Francesco Caporale”

meningite

Dichiarazione dell’avvocato Fulvio Scarpino, componente del direttivo del Centro studi politico sociali “Don Francesco Caporale”.

In un interessante convegno scientifico, nei giorni scorsi, il magnifico rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, Giovambattista De Sarro, è riuscito a mettere insieme gran parte del gotha delle Istituzioni Scientifiche Nazionali come l’Aifa, istituzioni politiche e sanitarie e i tecnici della Regione Calabria che hanno avuto modo di confrontarsi, con i responsabili dell’accesso alle nuove cure di regioni italiane che sono, oramai, un riferimento per il panorama nazionale. Sul tavolo del confronto temi scottanti e di attualità che riguardano il benessere dei cittadini calabresi quali, la qualità delle cure ei tempi di accesso alle nuove terapie che hanno un ruolo primario nella griglia dei livelli essenziali di assistenza.

In un interessante convegno scientifico, nei giorni scorsi, il magnifico rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, Giovambattista De Sarro, è riuscito a mettere insieme gran parte del gotha delle Istituzioni Scientifiche Nazionali come l’Aifa, istituzioni politiche e sanitarie e i tecnici della Regione Calabria che hanno avuto modo di confrontarsi, con i responsabili dell’accesso alle nuove cure di regioni italiane che sono, oramai, un riferimento per il panorama nazionale. Sul tavolo del confronto temi scottanti e di attualità che riguardano il benessere dei cittadini calabresi quali, la qualità delle cure ei tempi di accesso alle nuove terapie che hanno un ruolo primario nella griglia dei livelli essenziali di assistenza.

Non possiamo non apprezzare come il magnifico rettore ha denunciato il ritardo dell’accesso alle nuove terapie per i Calabresi, a causa delle sole due riunioni anno del prontuario terapeutico, per non parlare della cronica carenza e qualità dei servizi che offre la nostra regione, nonostante le tasse sempre più elevate che vengono pagate a causa delle inadempienze che da anni ci portiamo dietro e che ci rendono sempre più cittadini di serie B, anche per il fenomeno delle liste d’attesa. In maniera evidente si evince, come nella nostra regione, per via di un Prontuario Terapeutico che si riunisce 2 volte l’anno, si rallenta la possibilità di accesso ai farmaci sia essi innovativi che non. Nonostante questa evidenza, ci siamo trovati di fronte a dichiarazioni rilasciate da nostri politici e da nostri tecnici regionali che ci hanno a dir poco sorpreso e meravigliato. Le loro dichiarazioni di fatto, presentano una stortura della realtà: se da un lato affermano che questa situazione è stata ereditata da anni di commissariamento, dimenticano che i tecnici regionali che hanno maturano le scelte, anche le ultime, sono sempre gli stessi da circa dieci anni a questa parte. La Presidente della Commissione Tecnico Scientifica di Aifa, prof.ssa Popoli, per quanto riguarda i tempi di accesso alle nuove terapie in Calabria, ha evidenziato come fino al 2017 la nostra regione era in linea con il resto d’Italia.

E, quindi, c’è da chiedersi perché negli ultimi due anni si sono fatte scelte che di fatto hanno portato la nostra regione tra le ultime come tempi di accesso alle nuove terapie? E, consentiteci, a nulla vale l’idea che il famigerato DL Calabria ci penalizza; è vero tale decreto non è la panacea dei nostri mali, anzi, tutt’altro, ci retrocederà ancor di più come cittadini. Ma nulla vieta di cambiare le cose, purché si vada nella giusta direzione per i cittadini calabresi. Per i nostri politici e tecnici regionali “il nostro PTR è all’avanguardia”, “si riunisce 6/7 volte l’anno” e che a breve si risolverà il “fenomeno delle lunghe liste d’attesa” e magari anche“la migrazione sanitaria”. Ma basta infatti navigare sul portale del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria per accorgersi che dal secondo semestre del 2017 a oggi, solo 4, sono state le riunioni di commissione del PTR, vale a dire una media di 2 anno. Davanti ai numeri e quindi ai fatti ci si chiede: si pensa di poter ingannare ancora una volta i cittadini Calabresi.

Nonostante il susseguirsi dei commissari, c’è chi da anni in maniera diabolica persevera negli stessi cliché pur di non ammettere che non è privando, o ritardando di mesi, le nuove terapie ai cittadini calabresi che si risparmia – e gli ultimi dati lo dimostrano -, ma garantendo loro quell’appropriatezza terapeutica, associata a servizi dignitosi. Perché in questi ultimi due anni non si è fatto nulla per implementare i percorsi diagnostico terapeutici appropriati che consentirebbero un efficace controllo della qualità della prescrizione come avviene nelle altre regioni e ci si è soltanto limitati, a rallentare ad arte l’inserimento dei nuovi farmaci nel Prontuario Terapeutico Regionale? Nella nostra regione, oltre al limite delle due riunioni anno del PTR, si producono circolari interne che intimano medici e farmacisti a non utilizzare, categoricamente, farmaci non presenti in PTR e, nel caso in cui un clinico decide di prescriverne uno, lo si obbliga ad un tortuoso percorso prescrittivo che dilata i tempi di rilascio della terapia, in barba alla legge Balduzzi che, invece, obbliga le regioni a renderli disponibili entro 30 giorni dalla pubblicazione in G.U., da parte di AIFA.

L’auspicio è che dagli sforzi fatti dal rettore De Sarro, tra l’altro componente della Commissione Tecnico Scientifica di Aifa e componente della Commissione del Prontuario Terapeutico della Regione Calabria, si sia aperto un confronto, per avere delle risposte concrete, magari portando“veramente” a 6-7 l’anno le riunioni della Commissione del Prontuario Regionale, oppure si ritorni al modello elogiato da Aifa, in vigore fino al 2017. Questo per far sì che la nostra regione possa trovare soluzioni e, non proclamare, false verità che affossano sempre più nella graduatorie della sanità la nostra Regione, con essa, i diritti fondamentali dei calabresi.

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