Sanremo, “usiamo i soldi del Festival per far ripartire la cultura”: protesta davanti gli studi Rai

Bloccate simbolicamente le porte degli studi televisivi della Rai di corso Sempione 27 a Milano ieri sera. Un’azione del collettivo LUMe per riportare l’attenzione sui settori dell’arte e della cultura. “I musei, gli spazi musicali ed espositivi chiusi senza prospettiva, quasi 600.000 lavoratrici e lavoratori senza certezze e con pochissimi sussidi (soprattutto se paragonati alla media europea)” mentre parallelamente si organizza il festival di Sanremo.

“La macchina burocratica e finanziaria che sta dietro al festival non si può fermare, anche in deroga alle norme anti-contagio, il business del festival deve andare avanti, troppi i profitti economici che girano intorno alla kermesse. Ancora una volta, nella triste storia della pandemia, i profitti guidano la linea politica del Governo nel decidere chi deve aprire e chi deve restare chiuso”. E denunciano: “Impegnarsi per far svolgere il Festival e non per dare fondi e futuro alla cultura, in tutte le sue sfaccettature e rappresentazioni, è un gesto gravissimo che va condannato con fermezza. I diversi milioni di euro (di fondi pubblici) investiti ogni anno nel Festival devono essere destinati alla ripresa di tutto il comparto culturale non solo dell’èlite culturale dell’Ariston”.

“La macchina burocratica e finanziaria che sta dietro al festival non si può fermare, anche in deroga alle norme anti-contagio, il business del festival deve andare avanti, troppi i profitti economici che girano intorno alla kermesse. Ancora una volta, nella triste storia della pandemia, i profitti guidano la linea politica del Governo nel decidere chi deve aprire e chi deve restare chiuso”. E denunciano: “Impegnarsi per far svolgere il Festival e non per dare fondi e futuro alla cultura, in tutte le sue sfaccettature e rappresentazioni, è un gesto gravissimo che va condannato con fermezza. I diversi milioni di euro (di fondi pubblici) investiti ogni anno nel Festival devono essere destinati alla ripresa di tutto il comparto culturale non solo dell’èlite culturale dell’Ariston”.

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