Sant’Anna Hospital, Asfoc:”Chi ci rimette sono i pazienti”

sant'anna hospital

Chi ci rimette se una struttura sanitaria viene privata, improvvisamente, delle risorse, degli accreditamenti e delle tutele che le hanno consentito di operare per anni?  La risposta è drammatica e scontata: i pazienti – come scrive in una nota Asfoc (associazione dei fornitori ospedalieri della Calabria) – che perdono un riferimento sanitario territoriale, non ricevono cure e assistenza medica e, spesso, si vedono costretti a programmare “trasferte della speranza” verso strutture lontane. Ma ad essere penalizzato è l’intero territorio che viene inspiegabilmente privato di una struttura medica di Eccellenza e di una impresa innovativa che eroga servizi di prima necessità, crea occupazione, genera un indotto di qualità.

Il Sistema Sanitario Italiano, la cui gestione è affidata alle Regioni, è molto complesso, caratterizzato da enormi differenze territoriali derivanti dai diversi contesti regionali ed è attraversato da vicende che l’opinione pubblica, spesso senza conoscerne i contenuti, etichetta come ‘buona sanità’ o ‘malasanità’. Alcune storie alla ribalta della cronaca in questi ultimi tempi, sono sconcertanti  ma, proprio per questo, meritano di essere segnalate. Come quella del Sant’Anna Hospital di Catanzaro, affermata struttura privata convenzionata cui l’Azienda Sanitaria Provinciale – attualmente retta da una terna prefettizia – si vede sospendere l’accreditamento e quindi il divieto di erogare le prestazioni assistenziali a carico del servizio sanitario regionale  Tutto sembra ricondurre al mancato rinnovo dell’accreditamento triennale, apparentemente scaduto nel 2014 e ritenuto requisito imprescindibile per erogare prestazioni per conto della sanità pubblica.

Il Sistema Sanitario Italiano, la cui gestione è affidata alle Regioni, è molto complesso, caratterizzato da enormi differenze territoriali derivanti dai diversi contesti regionali ed è attraversato da vicende che l’opinione pubblica, spesso senza conoscerne i contenuti, etichetta come ‘buona sanità’ o ‘malasanità’. Alcune storie alla ribalta della cronaca in questi ultimi tempi, sono sconcertanti  ma, proprio per questo, meritano di essere segnalate. Come quella del Sant’Anna Hospital di Catanzaro, affermata struttura privata convenzionata cui l’Azienda Sanitaria Provinciale – attualmente retta da una terna prefettizia – si vede sospendere l’accreditamento e quindi il divieto di erogare le prestazioni assistenziali a carico del servizio sanitario regionale  Tutto sembra ricondurre al mancato rinnovo dell’accreditamento triennale, apparentemente scaduto nel 2014 e ritenuto requisito imprescindibile per erogare prestazioni per conto della sanità pubblica.

La decisione delle istituzioni regionali – continua la nota –  è sorprendente e inaccettabile se si considerano i fatti: il Sant’Anna Hospital è stato inserito fra le eccellenze italiane per il trattamento delle patologie cardiovascolari nell’ambito del piano nazionale esiti dell’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS), che ha evidenziato una performance di altissimo profilo; la clinica di Catanzaro ha effettuato nel 2019 ben 805 interventi; 283 bypass (con una mortalità a 30 giorni dello 0,66% contro la media nazionale del 2%), 21 impianti di endoprotesi, 279 interventi per sostituzione della valvola aortica e 247 per quella mitrale, mentre ben 448 pazienti hanno avuto un intervento di bypass aortocoronarico.

Ai numeri, che da soli testimoniano l’eccellenza sanitaria, si accompagnano la riconosciuta efficacia delle prestazioni cliniche in termini di innovazione tecnologica e tali da garantire al paziente la massima sicurezza, la rapida ripresa dalla malattia e l’assenza di effetti collaterali, così come l’adozione di procedure sostenibili adottate dalla équipe di Cardiochirurgia guidata dal dottor Daniele Maselli. Ma un fattore rende ancora più sorprendente e inspiegabile la posizione delle istituzioni regionali: nell’ultimo triennio l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro ha puntualmente assegnato al Sant’Anna Hospital i budget annuali per erogare le prestazioni a carico del Servizio Sanitario. Nella fattispecie, 28 milioni di Euro nel 2018, 29 milioni di Euro nel 2019 e, ancora 28 milioni per l’anno in corso. Stanziamenti importanti, destinati a migliorare cure e assistenza ai pazienti, ma per i quali la clinica Sant’Anna ha maturato, ad oggi, un credito di circa 30 milioni di Euro,  fondi non ancora erogati!

Si aggiunga, infine, un elemento che pone ulteriori interrogativi: ogni anno, al Sant’Anna Hospital di Catanzaro confluiscono pazienti trasferiti, anche con procedure di urgenza, da ospedali pubblici o da altre strutture accreditate della Regione –

I Numeri, l’eccellenza delle prestazioni sanitarie, il consenso sempre espresso dai pazienti e, aspetto niente affatto marginale, la solida reputazione di cui il Sant’Anna Hospital ha sempre goduto, legittimano molti interrogativi sulle contestazioni  dell’ Asp nei confronti della struttura di Catanzaro.

Da qui, la decisa presa di posizione della clinica che ha respinto con decisione gli addebiti fatti dalle Istituzioni regionali e preannunciato ricorso. Con grande responsabilità e a ulteriore tutela dei pazienti – il Sant’Anna Hospital ha sospeso temporaneamente le proprie attività determinando una condizione di emergenza per migliaia di cittadini.

Il nostro territorio – conclude la nota – risulta carente di tante Eccellenze, infatti il debito della Regione Calabria nei confronti delle altre Regioni è altissimo e  la chiusura del Sant’Anna Hospital peggiorerebbe i conti Regionali. È una condizione che Asfoc ritiene incomprensibile e pericolosa e si augura che le istituzioni regionali prendano una decisione immediata e doverosa soprattutto per la salute  dei cittadini  e per  i conti economici regionali sulla sanità”.

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