Sequestrati ben quattro cellulari nella casa circondariale di Vibo Valentia nell’ultimo mese e mezzo. E’ quanto affermano Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del sindacato di polizia penitenziaria Sappe, e Damiano Bellucci, segretario nazionale. “L’ingresso dei telefoni cellulari in carcere – dichiarano – è davvero un grave problema, se si considera quanto siano stati importanti per i detenuti per gestire le rivolte di marzo scorso nelle circa 30 carceri coinvolte.
Si tratta spesso di micro telefoni delle dimensioni di un accendino, occultati nel retto dai detenuti. Sfuggono a qualsiasi controllo sulla persona e vengono scoperti solo grazie all’utilizzo della tecnologia, come è avvenuto a Vibo Valentia, in questo periodo”. L’utilizzo di uno scanner a raggi x e di un metal detector hanno permesso di evitare che i telefoni entrassero in istituito. “Sarebbe opportuno dotare tutti gli istituti di un cell detector, altro strumento molto utile, al momento utilizzato solo a rotazione nelle varie carceri. Inoltre, sarebbe opportuno varare una norma penale che sanzioni l’introduzione e il possesso illegale di telefoni cellulari”.
Si tratta spesso di micro telefoni delle dimensioni di un accendino, occultati nel retto dai detenuti. Sfuggono a qualsiasi controllo sulla persona e vengono scoperti solo grazie all’utilizzo della tecnologia, come è avvenuto a Vibo Valentia, in questo periodo”. L’utilizzo di uno scanner a raggi x e di un metal detector hanno permesso di evitare che i telefoni entrassero in istituito. “Sarebbe opportuno dotare tutti gli istituti di un cell detector, altro strumento molto utile, al momento utilizzato solo a rotazione nelle varie carceri. Inoltre, sarebbe opportuno varare una norma penale che sanzioni l’introduzione e il possesso illegale di telefoni cellulari”.