Sarà solo la paura a condizionare la ripresa economica?

(Giovanni Caglioti) – Sono trascorsi due giorni dall’ inizio effettivo della vera fase 2 e dall’apertura delle attività commerciali.

Quello che risalta anche agli occhi dei meno attenti è che la ripresa finora è stata e molto probabilmente sarà  molto timida rispetto alle previsioni ottimistiche che in tanti e molti avevano ipotizzato o forse sperato.

Quello che risalta anche agli occhi dei meno attenti è che la ripresa finora è stata e molto probabilmente sarà  molto timida rispetto alle previsioni ottimistiche che in tanti e molti avevano ipotizzato o forse sperato.
Se ci aspettavamo un “revenge spending” sul  modello cinese  con attività commerciali, centri storici, ristoranti, pizzerie e bar presi d’assalto in modo quasi compulsivo, nei fatti è rimasto completamente deluso.
Lenta, timida e a singhiozzo, ha questi elementi caratteristici la ripresa dell’ economia in Calabria,
nell’area più depressa della zona euro, dove  Covid-19 mieterà più vittime di quelle che le statistiche delle associazioni sindacali datoriali prospettano ad oggi su tutto il territorio nazionale.
I calabresi, seppur disciplinati, rispettosi e ordinati nel rispettare le regole ferree e rigide del recente lockdown, mostrano, nonostante le rassicurazioni del comitato tecnico scientifico nazionale in merito alle attività di prevenzione sul covid, una paura se non un blocco emotivo nel riprendere le normali attività quotidiane e gli abituali ritmi di vita.
Complice la paura? Difficile dirlo.
È però certo che la paura sarà, nei fatti, la vera protagonista della ripresa economica, ne detterà i tempi, le modalità con la quale essa avverrà, perchè, di fronte al trauma che i due mesi di lockdown hanno provocato, abbinati ad un tam tam mediatico continuo e incessante non ci sarà riapertura che tenga che ci possa restituire la nostra cara e vecchia vita in tempi ragionevoli.
Colpa solo della paura? Forse .
Indubbiamente il sistema Italia non aiuta, non incoraggia, non sorregge e non sostiene. Di questo ne siamo certi e lo sanno i migliaia di lavoratori del settore privato che ad oggi non hanno ricevuto le casse integrazione di marzo e aprile . Lo sanno le migliaia di aziende lasciate sole a doversi caricare l’ onere di una discussa ripartenza.
Perché se da un lato la paura di una nuova pandemia fa 90, dall’altro la necessità di liquidità per le famiglie e aziende diventa questione di sola sopravvivenza.
Perché l’ Italia e la Calabria , in fin dei conti non sono rispettivamente la Germania e ne una regione di essa per tanti svariati motivi. Per efficienza della politica, della pubblica amministrazione e per cultura dei propri cittadini, più esigenti verso la classe politica e verso l’ apparato burocratico e molto più rispettosi del vivere comune e della cosa pubblica.
Perché se oggi paura e incertezza camminano a braccetto ai tempi del covid 19, è vero che noi tutti siamo un po’ responsabili di aver generato prima e alimentato dopo quella classe politica inetta e incapace che attraverso l’inoperosità della propria azione crea quelle stesse paure e incertezze che minano la nostra serenità e la nostra libertà .

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