“Gli ultimi sbarchi di donne, uomini e minori al porto di Crotone, nel numero di diverse centinaia di persone perlopiù provate, disidratate e stremate che si aggiungono ai migranti che a ritmo sostenuto arrivano sulle coste della Calabria, segnalano l’acutizzarsi delle criticità delle politiche di contenimento degli arrivi e l’urgenza che si intervenga per evitare che una situazione cosi difficile sfugga di mano”. Lo dice il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso.
“Gli arrivi sulle nostre coste – prosegue -, anche per l’incessante pressione migratoria dal Nordafrica, stanno caricando sui comuni calabresi e sui soggetti preposti una responsabilità che da soli, per le tante problematiche che il fenomeno presenta, non possono reggere. Amministratori comunali, Prefetture, Guardia costiera, volontari e vigili del fuoco affrontano le operazioni di salvataggio con coraggio, solidarietà e abnegazione. Tuttavia – sottolinea il Presidente del Consiglio regionale – visto che l’Europa sfugge alle proprie responsabilità e si oppone agli accordi di Malta del 2019 per un equo ricollocamento, è necessario che lo Stato italiano si doti di una strategia di contenimento della fuga dalle aree svantaggiate. E che, al contempo, garantisca un controllo capillare di chi giunge in Italia e finisce in centri d’accoglienza che oggettivamente non possono garantire i diritti primari”.
“Gli arrivi sulle nostre coste – prosegue -, anche per l’incessante pressione migratoria dal Nordafrica, stanno caricando sui comuni calabresi e sui soggetti preposti una responsabilità che da soli, per le tante problematiche che il fenomeno presenta, non possono reggere. Amministratori comunali, Prefetture, Guardia costiera, volontari e vigili del fuoco affrontano le operazioni di salvataggio con coraggio, solidarietà e abnegazione. Tuttavia – sottolinea il Presidente del Consiglio regionale – visto che l’Europa sfugge alle proprie responsabilità e si oppone agli accordi di Malta del 2019 per un equo ricollocamento, è necessario che lo Stato italiano si doti di una strategia di contenimento della fuga dalle aree svantaggiate. E che, al contempo, garantisca un controllo capillare di chi giunge in Italia e finisce in centri d’accoglienza che oggettivamente non possono garantire i diritti primari”.