Sbranata da branco di cani nel Catanzarese, esposto in Procura: “Troppe cose non tornano”

Il Partito Animalista chiede di fare piena luce su quanto avvenuto nella pineta di Satriano: "Chiediamo non solo giustizia ma anche verità”
"La tragedia di Simona si poteva evitare. Chiediamo non solo Giustizia ma verità"

Il Partito Animalista Italiano, tramite il suo presidente, l’avvocato Cristiano Ceriello, ha presentato il suo esposto alla Procura della Repubblica di Catanzaro per la tragedia della giovane Simona Cavallaro, sbranata da un branco di cani a Satriano alla fine di agosto. “Troppe cose non tornano – si legge in una nota – e tante responsabilità, anche istituzionali, vanno approfondite dalla Magistratura. La tragedia di Simona non è solo un drammatico fatto di cronaca, ma una tragedia che a detta indiscussa di tutti si poteva evitare. Non vi è solo da identificare il gruppo di cani o il proprietario, ma anche di chi siano le colpe ‘in vigilando’, le responsabilità omissive anche da parte delle Istituzioni”.

Due i punti salienti dell’esposto con il quale il Partito Animalista si chiede “ove trattasi di cani padronali di allevatore, e vista la razza che viene riportata nelle cronache, quali controlli sono stati sull’allevamento nel tempo? Esistono cartelle veterinarie sull’allevamento? I cani siano stati già identificati e/o controllate eventuali malattie e/o stato fisico? Per i capi dell’allevamento vi sono rischi di malattie trasmissibili?”. L’altro punto riguarda “la presenza di randagi e anche presunti cani maremmani nei boschi, perchè mancavano cartelli e/o recinzioni e/o segnalazioni che indicassero la presenza di animali del genere o animali controllo greggi? Quali relazioni regionali e/o locali vi sono sulla presenza di animali randagi sul territorio? Questo ben considerando, anche in caso controlli Asl fossero intervenuti nell’allevamento con rilevazione dei cani maremmani, quale sia la nota etologia di questi animali che va segnalata e monitorata”. Queste solo alcune circostanze che – ad avviso dell’avvocato Ceriello – vanno approfondite e chiarite anche valutare eventuali responsabilità di colpe in vigilando o omissioni colpose anche istituzionali nella gestione del territorio e della gestione randagismo sul posto.

Due i punti salienti dell’esposto con il quale il Partito Animalista si chiede “ove trattasi di cani padronali di allevatore, e vista la razza che viene riportata nelle cronache, quali controlli sono stati sull’allevamento nel tempo? Esistono cartelle veterinarie sull’allevamento? I cani siano stati già identificati e/o controllate eventuali malattie e/o stato fisico? Per i capi dell’allevamento vi sono rischi di malattie trasmissibili?”. L’altro punto riguarda “la presenza di randagi e anche presunti cani maremmani nei boschi, perchè mancavano cartelli e/o recinzioni e/o segnalazioni che indicassero la presenza di animali del genere o animali controllo greggi? Quali relazioni regionali e/o locali vi sono sulla presenza di animali randagi sul territorio? Questo ben considerando, anche in caso controlli Asl fossero intervenuti nell’allevamento con rilevazione dei cani maremmani, quale sia la nota etologia di questi animali che va segnalata e monitorata”. Queste solo alcune circostanze che – ad avviso dell’avvocato Ceriello – vanno approfondite e chiarite anche valutare eventuali responsabilità di colpe in vigilando o omissioni colpose anche istituzionali nella gestione del territorio e della gestione randagismo sul posto.

“Il dramma di una regione”

“La partecipazione come lista alle Regionali nella coalizione di Amalia Bruni – continua il Partito Animalista – ci ha consentito di approfondire molti atti regionali degli ultimi 18 mesi. Orbene, come denunciato anche da note associazioni, forse la Regione, le Aziende sanitarie e i Comuni non hanno “preso sul serio” la questione randagismo, ciò (come indica l’Oipa) è testimoniato, tra l’altro, dalla mancata comunicazione al Ministero della Salute dei dati sul randagismo 2020 che ogni anno Regioni e Province autonome trasmettono al Dicastero. La Calabria non ha trasmesso alcun dato riguardante il 2020. Le Regioni sono tenute, sentite le associazioni che operano in ambito regionale, ad adottare un programma di prevenzione del randagismo. Cosa ancor più grave se si pensa come dei 50mila animali randagi che si stimano per l’Italia, circa 15mila sono solo in Calabria. Tra gli altri, conoscendo la presenza di cani maremmani, si dovrà approfondire perchè mancassero cartelli, segnalazioni, recinti e se la presenza di questi cani fosse a conoscenza delle Istituzioni o delle Asp”. Per il Partito Animalista, la tragedia di Simona non è un fatto di cronaca, ma il dramma di una Regione, il dramma del randagismo in Calabria: “Chiediamo non solo giustizia ma anche verità”.

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