Le indagini dei carabinieri che hanno portato questa mattina a 31 arresti contro presunti affiliati alla cosca Farao Marincola di Cirò costituiscono la prosecuzione dell’attività sfociata nella maxi operazione antimafia denominata “Stige” del gennaio 2018 e hanno permesso di accertare che la locale di Cirò, dopo il duro colpo subito in quella occasione, era riuscito a ricompattarsi mantenendo tutta la sua operatività. Anzitutto inserendo nel suo organigramma sia i ‘veterani‘ della cosca che le nuove leve del panorama associativo locale i quali hanno potuto avvalersi, a loro volta, dei familiari di altri affiliati già detenuti, poiché coinvolti in precedenti operazioni di polizia.
Le indagini
Le indagini
Nel corso delle indagini – scrivono gli inquirenti – è emersa l’esistenza di una ‘bacinella’ a cui attingere per pagare gli stipendi agli affiliati, per sostenere economicamente le famiglie dei detenuti e corrispondere le relative spese legali, nonché per garantire economicamente lo svolgimento delle nozze della figlia del capo del locale di Cirò. Per le loro attività estorsive gli affiliati avrebbero avuto a disposizione numerose armi comuni e da guerra, in parte sequestrate durante le indagini. Come già nell’operazione “Stige”, sono emersi i rapporti e le cointeressenze con gli affiliati di una speculare cellula criminale basata in Germania. Così come sono stati confermati l’esistenza e i legami con la ‘ndrina Giglio attiva nel territorio del vicino comune di Strongoli, nonché le ‘ndrine di Cariati e di Mandatoriccio – in provincia di Cosenza -, entrambe subordinate al locale di Cirò.
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