Scacco matto al “re dei narcos” della ‘ndrangheta: “Così abbiamo catturato il super boss Morabito”

Arrestato in Brasile insieme all'altro narcotrafficante calabrese Vincenzo Pasquino. Sequestrati documenti e  telefoni. I particolari del blitz coordinato dal Ros dei Carabinieri

Latitante sì, ma anche broker internazionale della droga in piena attività. Il “re della cocaina” era sempre lui, Rocco Morabito, il super boss della ‘ndrangheta catturato alle 20 ore italiane di ieri sera in una casa al nord del Brasile insieme al narcos Vincenzo Pasquino. Non si nascondeva semplicemente e non aveva mai smesso di fare affari. Dal Sud America governava il grande traffico degli stupefacenti incontrando gli emissari della ‘ndrangheta. Nell’abitazione in Brasile dove sono stati catturati i due latitanti sono stati sequestrati documenti che gli inquirenti ritengono possano essere molto utili. “L’attività – ha spiegato il comandante del Ros dei Carabinieri, Pasquale Angelosanto – è durata 2 anni, è stata molto intensa, con momenti di stasi, tutto si è sbloccato mercoledì scorso perché dalle attività che avevamo in Calabria, abbiamo avuto percezione di alcuni spostamenti verso il Sud America. La macchina si è mossa in moto in maniera molto rapida e in costante confronto con i nostri partner internazionali, ha consentito di sbloccare la situazione nell’arco di nemmeno tre giorni dal nostro arrivo in Brasile. I colleghi brasiliani sono stati rapidissimi a operare, l’arresto dei due latitanti è avvenuto all’interno di un’abitazione dove è stata rinvenuta documentazione che pare di interesse, schede telefoniche e telefonini e documenti che saranno analizzati nelle prossime ore”.

Sinergia tra Ros, Fbi e Dea

Sinergia tra Ros, Fbi e Dea

Morabito era evaso nel 2019 dal carcere in Uruguay, dopo essere stato arrestato nel 2017 in seguito a una latitanza che durava dal 1994. Da allora non hanno mai smesso di dargli la caccia. Soprattutto il Ros, reparto operativo speciale dei Carabinieri che ieri sera è riuscito a localizzarlo e a bloccarlo con il supporto delle autorità brasiliane, dell’Fbi e della Dea “L’attività investigativa del Ros – ha sottolineato il comandante del Ros dei Carabinieri – portata avanti col Nucleo investigativo del Gruppo Locri e il Comando provinciale di Reggio Calabria riguarda in particolare l’individuazione delle proiezioni internazionali della ‘ndrangheta, in questo caso in Sud America, partita dall’Uruguay dove per diversi anni il latitante Rocco Morabito sotto falso nome e con attività di copertura, svolgeva l’attività di imprenditore nel settore della produzione e del commercio all’ingrosso di soia, si era creato anche una famiglia che vive lì, ma da lì governava come broker importantissimo il grande traffico di stupefacenti per conto della ‘ndrangheta verso l’Europa”. In Brasile, ha proseguito Angelosanto, Morabito non si nascondeva semplicemente “ma continuava a governare il grande traffico degli stupefacenti tant’è che si incontrava con appartenenti alla ‘ndrangheta di altri locali e continuava l’attività di broker pur nella posizione di rifugiato essendosi allontanato dall’Uruguay. Le attività investigative – ha aggiunto Angelosanto – hanno consentito di localizzarlo e per far questo abbiamo lavorato in stretta collaborazione con la polizia brasiliana e con l’Fbi e la Dea che ci ha supportato sotto il profilo informativo”. Anche i comandanti provinciali dei Carabinieri di Torino e Reggio Calabria, colonnelli Francesco Rizzo e Marco Guerrini, hanno esaltato la straordinaria sinergia tra i reparti dell’Arma, innanzitutto, con le altre forze di polizia internazionali e con la magistratura. “Un segnale fortissimo – ha sottolineato il colonnello Guerrini – dato anche alle organizzazioni criminali, delle capacità delle istituzioni di rendersi partecipi di una rete di contrasto davvero efficace”.

Il profilo di Vincenzo Pasquino

A tratteggiare la figura di Vincenzo Pasquino, l’altro narcos catturato insieme a Rocco Morabito ci ha pensato nel corso della conferenza stampa il procuratore capo di Torino Anna Maria Loreto. Pasquino, 31 anni, torinese ma di origine calabrese, era latitante in seguito all’operazione Cerbero, destinatario di una misura cautelare, ritenuto partecipe del “locale” di Volpiano e capo di un’organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di stupefacenti. “La sua figura – ha spiegato il procuratore – era già attenzionata dalla Dda di Torino, emerge nel 2015 nel corso dell’attività per l’arresto di due importantissimi latitanti, Nicola e Patrick Assisi, tutti e due condannati a 30 anni per narcotraffico e Nicola con una ulteriore condanna a 14 anni, grazie alla determinante collaborazione con la polizia federale brasiliana. All’atto dell’arresto furono trovati in possesso di armi e droga e condannati in Brasile a 16 e 14 anni. Dopo l’arresto degli Assisi, anche loro appartenenti alla ‘ndrangheta, grazie al prosieguo delle indagini è emersa l’escalation della carriera di Pasquino che prende l’eredità degli Assisi e diventa testa di ponte tra Italia Spagna e i cartelli sudamericani”. Per dimostrare come costui fosse inserito nella ‘ndrangheta, il procuratore Loreto ha citato una frase detta alla moglie poco prima di partire in Brasile: “Sono persone che mi hanno cresciuto, io non ho un padre non l’ho mai avuto, ero un capraio e mi hanno insegnato a leggere e a scrivere”.

Quattordici latitanti arrestati in un anno

“Oggi festeggiamo, esattamente a un anno dall’avvio operativo, 14 arresti di latitanti in giro per il mondo nell’ambito del progetto I can: tre in Argentina, due in Spagna, Albania e Brasile, uno in Portogallo, Canada, Costa Rica, Svizzera e Repubblica Dominicana. Oggi sicuramente il target più importante. Un grande successo del law enforcement italiano, della cooperazione di polizia, della magistratura”. Lo ha detto il prefetto Vittorio Rizzi, vice capo della Polizia, nonché direttore centrale della Polizia criminale, nel corso della conferenza stampa tenuta per illustrare i dettagli della cattura dei latitanti Rocco Morabito e Vincenzo Pasquino.

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