Operazioni di sostituzione di condotte idriche da parte di Abc (Acqua bene comune), azienda speciale del Comune di Napoli, hanno portato alla luce antichi manufatti tra cui una struttura funeraria ad inumazione. I lavori di recupero si stanno svolgendo sotto la supervisione e con la stretta collaborazione della Soprintendenza archeologica di Belle arti e paesaggio di Napoli. A coordinare e supervisionare per conto della Soprintendenza i lavori ci sono la dottoressa Simona Pomicino e l’archeologa Marcella May, responsabile per l’assistenza ai lavori di Abc. La direzione lavori Abc è affidata all’ingegnere Giacomo Manzo. Lo scavo è in corso in via Giustiniano, nel quartiere Soccavo, zona occidentale della città. Lo scavo archeologico, iniziato la scorsa settimana, ha permesso di attribuire i frammenti riportati alla luce ad una struttura funeraria a inumazione del tipo ‘a cappuccina’, ovvero costituita da una copertura di tegole a doppio spiovente poggianti su di un letto deposizionale sempre in tegole di laterizio poste in piano.
Secondo quanto spiegato da Marcella May, archeologa e antropologa fisica, “ad una prima indagine antropologica sembrerebbe che i resti rinvenuti al di sopra di esso, e non in connessione anatomica, siano da attribuire a un bambino morto all’età di circa 2-3 anni. Il letto di deposizione, adibito ad ospitare l’infante, potrebbe fungere contestualmente anche da copertura di una seconda inumazione sottostante, con struttura in cassa, contenente quasi certamente altri resti scheletrici ed eventuali elementi di corredo ad essi associati. Per definire in maniera più precisa e dettagliata l’epoca storica a cui risalgono i manufatti e per rispondere a domande relative alla tipologia funeraria e al rituale di deposizione saranno effettuate ulteriori indagini”.
Secondo quanto spiegato da Marcella May, archeologa e antropologa fisica, “ad una prima indagine antropologica sembrerebbe che i resti rinvenuti al di sopra di esso, e non in connessione anatomica, siano da attribuire a un bambino morto all’età di circa 2-3 anni. Il letto di deposizione, adibito ad ospitare l’infante, potrebbe fungere contestualmente anche da copertura di una seconda inumazione sottostante, con struttura in cassa, contenente quasi certamente altri resti scheletrici ed eventuali elementi di corredo ad essi associati. Per definire in maniera più precisa e dettagliata l’epoca storica a cui risalgono i manufatti e per rispondere a domande relative alla tipologia funeraria e al rituale di deposizione saranno effettuate ulteriori indagini”.