Segregata e schiavizzata dalla famiglia, arresti nel Reggino scaturiti dalla denuncia dei vicini

Hanno allertato i carabinieri allarmati da continue richieste di aiuto della ragazza dal suo stato di prostrazione fisica con evidenti tumefazioni al volto

“Schiaffi, pugni, costretta ogni mattina alle cinque ad alzarsi per fare pulizia in casa e poi recarsi al lavoro in altre famiglie, nonostante il deficit cognitivo”. E’ desolante, quasi ai limiti dell’umano, quanto scritto nella sua ordinanza dal Gip del Tribunale di Palmi, Federica Giovinazzo, sulla tragedia vissuta da Maria Concetta Archi, 30 anni, residente in un quartiere popolare di San Ferdinando, nella Piana di Gioia Tauro. Costretta a subire inaudite violenze – messe nero su bianco dal giudice e dai carabinieri della compagnia di Gioia Tauro – ad opera del padre, Biagio, 57 anni, dalla madre, Lucia La Rosa, 57 anni, e dalla sorelle Maria Teresa, di 27, e Valentina di 20 – Maria Concetta era ormai divenuto il capro espiatorio di quanto avveniva quotidianamente in quell’alloggio popolare di contrada ‘Cretì’.

Le continue richieste di aiuto

Le continue richieste di aiuto

Sono stati uno zio paterno e i vicini di casa degli Archi, allarmati dalle continue invocazioni  di aiuto, dallo stato di prostrazione fisico in cui versava Maria Concetta, che recava spesso segni evidenti di tumefazioni al volto e agli occhi, ad avvertire i carabinieri di San Ferdinando della gravissima situazione. I carabinieri, in varie occasioni, annotavano nelle loro relazioni di servizio, dopo reiterati interventi in casa degli Archi, le condizioni di estrema sofferenza di Maria Concetta, costretta persino a consegnare l’intera somma di danaro che ogni giorno riceveva per i servizi resi ad altre famiglie, senza potere avere i soldi per comprarsi un panino.  La violenza irrefrenabile del padre, supplicato persino dalla moglie a non infierire ulteriormente su Maria Concetta con inusitata violenza, infine, ha trovato risposta nell’intervento dei carabinieri, che hanno sottoposto l’informativa di reato alla valutazione del pubblico ministero. Una ricostruzione su cui la gip del Tribunale di Palmi, Federica Giovinazzo, non ha avuto dubbi scrivendo la parola ‘fine’ alle assurde atrocità psicofisiche subite dalla giovane disabile.

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