Sergio Poggi, il commosso ricordo di un uomo buono

di Danilo Colacino – Chiunque abbia conosciuto Sergio  Poggi Madarena, soltanto Sergio per i numerosi amici che aveva, ricorda alla perfezione quale uomo buono fosse. Una persona affabile, mite, e con un sorriso ‘inclusivo’, elargito a tutti. Sarà proprio per questa ragione che la notizia della sua prematura scomparsa – giunta nella serata di ieri in un giorno di festa, improvvisamente mitigata dalla tristezza – ha gettato nello sconforto centinaia di persone, le quali hanno inondato Facebook con messaggi di affetto e profondo cordoglio. Molti dei quali aventi un esplicito riferimento a una nota sconfinata passione del compianto Sergio Poggi: il mare. Una ragione di vita e immensa gioia per lui. Ma chi era Sergio? Era tante cose, essendo figura poliedrica e piena di interessi, ma anche un apprezzato dirigente sportivo impegnato nelle vesti di responsabile dell’Area Accoglienza dell’Us Catanzaro 1929, dal 2003 al 2006.

Il triennio vissuto da componente della dirigenza giallorossa. Ebbe tale carica nel periodo in cui il fratello Massimo, conosciuto imprenditore, insieme all’inseparabile amico e socio Claudio Parente, attuale capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, rilevò il più importante club calcistico del capoluogo dal precedente patron Giovanni Mancuso. Una nuova compagine societaria, la loro, che sembrava nutrire grandi ambizioni, volendo scalare in fretta posizioni in classifica per riportare le Aquile nel calcio italiano d’elite dalle secche di un’anonima quarta serie in cui militava mestamente da oltre due lustri. Un gruppo desideroso di organizzarsi al meglio sotto vari profili, insomma. Ecco di conseguenza che con la “rocambolesca” vittoria dell’ex C2, passata in realtà attraverso un ripescaggio, e la successiva imperiosa cavalcata verso la B il sodalizio si diede una veste diversa, degna delle serie professionistiche maggiori. Una strutturazione che prevedeva ad esempio anche l’istituzione di una ‘Comfort Zone’ riservata a ospiti – più o meno vip – giornalisti, tesserati delle squadre viaggianti, e ‘varie umanità’ di passaggio. E, come premesso, il referente per l’Uesse era appunto il gioviale e gentilissimo Sergio. Neanche a dirlo, dunque, fra noi abituali frequentatori della Tribuna Stampa del Nicola Ceravolo per lavoro il suo volto era più che familiare. Risale, infatti, a quell’epoca la nostra conoscenza, vecchia quindi di 15 anni, con questo elegante e simpatico signore con cui era normale avere una piacevole interazione.

Il triennio vissuto da componente della dirigenza giallorossa. Ebbe tale carica nel periodo in cui il fratello Massimo, conosciuto imprenditore, insieme all’inseparabile amico e socio Claudio Parente, attuale capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, rilevò il più importante club calcistico del capoluogo dal precedente patron Giovanni Mancuso. Una nuova compagine societaria, la loro, che sembrava nutrire grandi ambizioni, volendo scalare in fretta posizioni in classifica per riportare le Aquile nel calcio italiano d’elite dalle secche di un’anonima quarta serie in cui militava mestamente da oltre due lustri. Un gruppo desideroso di organizzarsi al meglio sotto vari profili, insomma. Ecco di conseguenza che con la “rocambolesca” vittoria dell’ex C2, passata in realtà attraverso un ripescaggio, e la successiva imperiosa cavalcata verso la B il sodalizio si diede una veste diversa, degna delle serie professionistiche maggiori. Una strutturazione che prevedeva ad esempio anche l’istituzione di una ‘Comfort Zone’ riservata a ospiti – più o meno vip – giornalisti, tesserati delle squadre viaggianti, e ‘varie umanità’ di passaggio. E, come premesso, il referente per l’Uesse era appunto il gioviale e gentilissimo Sergio. Neanche a dirlo, dunque, fra noi abituali frequentatori della Tribuna Stampa del Nicola Ceravolo per lavoro il suo volto era più che familiare. Risale, infatti, a quell’epoca la nostra conoscenza, vecchia quindi di 15 anni, con questo elegante e simpatico signore con cui era normale avere una piacevole interazione.

I racconti e gli aneddoti che narrava agli amici cronisti e non solo. Un vezzo di Sergio allo Stadio era di trascorrere una manciata di minuti del pre-gara con i giornalisti, soprattutto nel bar attiguo alla Sala Stampa. Era proprio quello il posto in cui intratteneva i suoi interlocutori con aneddoti spassosi di una vita già assai ricca di avventure e soddisfazioni, malgrado la relativamente giovane età che aveva al tempo. Curioso, fra queste appassionanti storie, il racconto relativo alla scelta del nome da lui portato, “frutto – narrava divertito – di un sorteggio effettuato dai genitori fra varie opzioni”. Al di là dell’affettuoso ricordo personale, però, resta il rammarico di aver perso troppo presto un uomo colto, raffinato, cortese, educato e davvero umile. Una persona che si aveva voglia di incontrare, sempre, per trascorrere qualche minuto in allegria sebbene incombesse la partita del Catanzaro con il suo portato di sogni e aspettative.

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