di Antonio Battaglia – Il Cosenza Calcio è reduce da un buon percorso di psicoterapia. Partiamo da questo basilare concetto per dare una spiegazione alla abissale differenza di rendimento tra marzo e giugno.
La “malattia mentale” che affliggeva la squadra rossoblu trovava espressione nei conflitti inconsci spesso palesatisi in momenti chiave delle scorse gare. Paura, scarsa convinzione dei propri mezzi, ombra del fallimento sempre incombente. E la sconfitta poteva solo esserne la conseguenza più naturale.
La “malattia mentale” che affliggeva la squadra rossoblu trovava espressione nei conflitti inconsci spesso palesatisi in momenti chiave delle scorse gare. Paura, scarsa convinzione dei propri mezzi, ombra del fallimento sempre incombente. E la sconfitta poteva solo esserne la conseguenza più naturale.
Beh, dopo lo strabiliante successo di ieri contro la Virtus Entella, possiamo permetterci (e sperare) di affermare che l’organico silano è in via di guarigione. I meriti sono da dividere tra il presidente Guarascio (questa volta sì) per aver creduto fortemente nella solerzia di mister Occhiuzzi, principale responsabile della “rinascita” a tinte rossoblu. Nelle vesti di psicanalista, il “Principe” di Cetraro ha saputo lavorare sulla rielaborazione delle lacune con l’obiettivo di ristrutturare un equilibrio, un’identità venuti fuori amabilmente nel match di ieri. Sacrificio, ordine e sagacia tattica. Con una disarmante dose di cinismo, dote che quasi mai si era vista in questo campionato.
Attenzione, l’esperienza traumatizzante, prima o poi, riemerge alla coscienza: è accaduto nella prima mezz’ora di gara così come negli ultimi dieci minuti, che hanno portato in dote all’Entella la rete di Poli. Momenti di nervosismo, un sostanziale remake delle prime 28 giornate di campionato con un finale, tuttavia, di gran lunga diverso. Non solo per un ottimo risultato, anche se apparentemente bugiardo (si ricordino le clamorose palle-gol avute da Rivière e Baez), ma soprattutto per lo spirito di sacrificio rivendicato da Occhiuzzi nel post-gara.
Non perdere la testa di fronte all’iniziale stradominio dei più forti liguri, riprendere in mano il match e congelarlo con un micidiale uno-due è roba da veri Lupi. Che ora, giustamente, vogliono abbandonare per un po’ la loro calda tana.
SQUALI POCO AFFAMATI
Chi, invece, deve ritrovare il primordiale equilibrio è il Crotone. La non eccellente condizione fisica dopo tre mesi di stop si è fatta notare in tutta la sua triste potenza nella gara di ieri contro un Chievo pimpante ma poco concreto in fase offensiva.
Gli Squali, contraddistintisi nei mesi scorsi per un calcio spumeggiante, hanno faticato a sviluppare trame di gioco accusando spesso la pressione insistente dei clivensi. La consapevolezza che potesse trattarsi di una gara molto complicata, per carità, era stata più volte ribadita dai protagonisti rossoblu, i quali, tuttavia, non hanno capitalizzato al meglio le proprie qualità peccando in diversi frangenti di superficialità.
Come nelle tre nitide azioni da gol, ad esempio, non sfruttate a dovere da una squadra in passato molto cinica e cattiva, o in occasione del pari gialloblu che poteva benissimo essere evitato con un pizzico di attenzione in più.
Il pari, in fin dei conti, è il risultato più giusto per un Crotone che mantiene comunque le distanze dal terzo posto, in virtù del clamoroso pari del Frosinone a Trapani. Clamoroso, sì, ma emblematico di un campionato tutto nuovo. Con gerarchie azzerate e l’entusiasmo a farla da padrone. Il lockdown ci restituisce un Crotone ancora in via di assestamento, sì, ma con tutte le carte in regola per provArci.
Redazione Calabria 7