Sesso e ‘ndrangheta, la Dda di Catanzaro chiede la condanna per un prete vibonese (NOMI)

Tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso è l'accusa contestatagli. Chiesta l'assoluzione per un altro sacerdote coinvolto nell'inchiesta
don graziano Vibo

di Gabriella Passariello-  Ha chiesto una condanna e un’assoluzione la Dda di Catanzaro di due preti vibonesi, già rinviati a giudizio ad aprile dello scorso anno, accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. In particolare il magistrato Irene Crea ha invocato, davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Vibo 7 anni e sei mesi di reclusione nei confronti di don Graziano Maccarone, 44 anni segretario particolare dell’ex vescovo monsignor Luigi Renzo, mentre ha chiesto l’assoluzione per don Nicola De Luca, 41 anni, reggente della Chiesa Madonna del Rosario di Tropea.

Le minacce e le richieste estorsive

Le minacce e le richieste estorsive

Si cono costituiti parte civile nel processo Roberto Mazzocca e le due figlie, Francesca e Danila, rappresentati dagli avvocati Michele Gigliotti e Daniela Scarfone. Secondo quanto emerso dalle indagini condotte sul campo dalla Squadra Mobile di Vibo, Roberto Mazzocca si sarebbe rivolto ai due sacerdoti perché lo aiutassero economicamente per evitare l’espropriazione dei beni pignorati alla figlia a causa di un debito contratto con una terza persona. I due preti, in concorso tra di loro, secondo le originarie ipotesi della Dda e con più condotte reiterate in tempi diversi mediante violenza e minaccia, avrebbero agito con l’intento di recuperare circa 9mila euro per compensare il debito contratto da padre e figlia. I fatti contestati si riferiscono ad un arco temporale che oscilla tra la il 2012 e i primi mesi del 2013.

I messaggi a sfondo sessuale

Nel bel mezzo di questa vicenda si inseriscono anche una serie di messaggi a sfondo sessuale che Maccarone avrebbe inviato alla figlia maggiorenne del loro debitore, tra l’altro invalida al 100% per una disabilità. Gli investigatori avrebbero accertato oltre tremila contatti telefonici tra i due con don Graziano che si sarebbe fatto inviare non solo foto compromettenti ma anche indumenti intimi della ragazza. Maccarone avrebbe evocato anche l’intervento del clan Mancuso di Limbadi in caso di mancata restituzione del denaro. Oggi in aula è stato sentito don Giuseppe Fiorillo, confermando che le 1500 euro sarebbero state date direttamente a don Graziano Maccarone.

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