Sesso per aggiustare sentenze a Catanzaro, fissato l’appello. Ma la Cassazione si era già espressa…

Il giudice Marco Petrini, coinvolto nell'inchiesta della Dda di Salerno "Genesi" a dicembre di nuovo sul banco degli imputati

di Gabriella Passariello – Bisognerà attendere il mese di dicembre per conoscere la decisione dei giudici di secondo grado di Salerno sull’appello proposto dalla Dda campana contro la sentenza pronunciata in abbreviato nei confronti dell’ex giudice Marco Petrini, condannato lo scorso mese di novembre a 4 anni e 4 mesi di reclusione nell’ambito dell’inchiesta Genesi, ma assolto dal capo di accusa relativo alla corruzione in atti giudiziari in cambio di favori sessuali in concorso con l’avvocato Maria Tassone, detta Marzia, con la formula perché il fatto non sussiste.  Per il gup Vincenzo Pellegrino, tra i due esisteva una relazione stabile nel tempo, un presupposto questo che esclude l’ipotesi di mercimonio dell’atto sessuale, mancando, “il patto finalizzato ad ottenere l’aiuto sull’atto giudiziario dietro compenso di una prestazione sessuale”. Ed è proprio su questo capo di imputazione che la Dda di Salerno ha proposto ricorso in appello contro il magistrato, ritenendo che vi sia stata, “un’errata applicazione della legge penale, una lettura fuorviante della norma sulla corruzione in atti giudiziari”.  Un aspetto questo, però, su cui si era già pronunciata la Corte di Cassazione con un verdetto di inammissibilità: “Al di là di un eventuale rilievo sul piano deontologico non sono stati posti in essere comportamenti (corruttivi ndr) rientranti nell’alveo degli atti giudiziari”.

La Cassazione smonta la corruzione in cambio di sesso

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Non aveva retto al vaglio dei giudici supremi l’ipotesi che l’avvocato, codifeso dai legali Valerio Murgano e Antonio Curatola, avesse potuto corrompere l’ex presidente della seconda sezione della Corte di appello di Catanzaro, dal momento che agli atti è emerso che l’indagata e Petrini avevano una relazione sentimentale, confermata da entrambi, relazione che, tra l’altro, si preoccupavano di nascondere, perché il magistrato era sposato.

“Le altre ipotesi di accusa crollate”

Ma non avevano retto davanti al Supremo collegio, nemmeno le ipotesi corruttive individuate dalla Dda di Salerno e relative ad un presunto favoritismo del magistrato, “reo” di aver bocciato la richiesta del sostituto procuratore generale di utilizzare i verbali del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso nei confronti dei Soriano nel processo Ragno, in un collegio difensivo in cui compariva anche il nome della Tassone o che Petrini avesse potuto promettere all’ex amante di aiutarla nell’organizzare la difesa di Giuseppe Gualtieri, imputato per duplice omicidio. “Nel primo caso la Tassone pur facendo parte del collegio difensivo non si era opposta all’acquisizione dei verbali e comunque erano stati acquisiti verbali di interrogatorio di altri pentiti. Quanto, poi, alla promessa di aiuto nel procedimento a carico di Gualtieri, si è sottolineato che non appariva chiaro quale genere di aiuto Petrini intendesse offrire alla Tassone, aiuto peraltro non richiesto”.

“Per la Dda Petrini ha violato il dovere di imparzialità”

La Dda di Salerno, nonostante la pronuncia di inammissibilità della Cassazione, ha deciso di proseguire per la sua strada, con l’obiettivo di ottenere la riforma della sentenza di primo grado e la condanna del giudice Petrini, difeso dai legali Francesco Calderaro e Agostino De Caro anche per il capo di accusa relativo alla corruzione in atti giudiziari in cambio di prestazioni sessuali, non avendo dubbi sul fatto che “il magistrato nel ricevere dall’avvocato Tassone prestazioni sessuali e dunque utilità, abbia violato il dovere di ufficio di imparzialità cui ogni giudice è tenuto, tanto nell’adottare il provvedimento favorevole per la professionista nel processo Ragno, quanto nel dispensare, sempre a favore del legale, pareri e suggerimenti”. Intanto la Corte di appello ha fissato la data del processo il prossimo 14 dicembre e i giudici di secondo grado dovranno decidere di confermare la sentenza di primo grado, dichiarando il ricorso della Dda inammissibile relativamente al capo di accusa rispetto al quale Petrini è stato assolto o ribaltare il verdetto emesso dal gup.

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