Sigilli alla nave di Banksy nel porto di Lampedusa, avrebbe ostacolato i soccorsi

Secondo le autorità italiane gli attivisti hanno violato il codice di comportamento delle Ong compiendo salvataggi multipli e complicando il coordinamento dei soccorsi
Sigilli alla nave di Banksy nel porto di Lampedusa

Sigilli alla nave rosa di Banksy, che resterà ferma al porto di Lampedusa dopo l’ultima traversata e 178 profughi recuperati. Secondo le autorità italiane gli attivisti hanno violato il codice di comportamento delle Ong compiendo salvataggi multipli e complicando il coordinamento dei soccorsi. Anche oggi quasi un migliaio di migranti sono giunti sulle coste italiane, arrivando a segnare la cifra record oltre quattromila arrivi in tre giorni, quasi tutti dalla Tunisia. E aumenta la drammatica conta dei morti. La guardia costiera tunisina ha recuperato almeno 29 corpi da due barconi affondati vicino alla costa, dopo gli altri naufragi nei giorni precedenti.

In Italia invece scoppia la polemica che vede sotto i riflettori l’ex imbarcazione della marina francese, personalizzata con i graffiti del writer britannico suo finanziatore e attrezzata per operazioni salvataggio. L’equipaggio della nave potrebbe finire nel mirino della magistratura di Agrigento assieme ad altre organizzazioni non governative. I magistrati potrebbero accendere un faro dopo le esternazioni della Guardia costiera italiana, secondo cui “le continue chiamate dei mezzi aerei Ong hanno sovraccaricato i sistemi di comunicazione del Centro nazionale di coordinamento dei soccorsi, sovrapponendosi e duplicando le segnalazioni dei già presenti assetti aerei dello Stato”. 

In Italia invece scoppia la polemica che vede sotto i riflettori l’ex imbarcazione della marina francese, personalizzata con i graffiti del writer britannico suo finanziatore e attrezzata per operazioni salvataggio. L’equipaggio della nave potrebbe finire nel mirino della magistratura di Agrigento assieme ad altre organizzazioni non governative. I magistrati potrebbero accendere un faro dopo le esternazioni della Guardia costiera italiana, secondo cui “le continue chiamate dei mezzi aerei Ong hanno sovraccaricato i sistemi di comunicazione del Centro nazionale di coordinamento dei soccorsi, sovrapponendosi e duplicando le segnalazioni dei già presenti assetti aerei dello Stato”. 

“Ci impediscono di lasciare il porto”

La stessa Louise Michel, ispirata ai valori di femminismo e antirazzismo con a capo l’attivista tedesca Pia Klemp, dopo aver effettuato il primo intervento di soccorso in acque libiche aveva ignorato la disposizione di raggiungere il porto di Trapani, puntando invece verso altri tre barconi sui quali si stavano già dirigendo i mezzi della Guardia costiera. “Ci impediscono di lasciare il porto e prestare soccorsi in mare. Questo è inaccettabile”, protestano gli attivisti della ong, che per questo aggiungono: “le ultime morti in mare non sono un incidente né una tragedia. Sono volute”.

Ma per l’autorità marittima “la nave ha avuto un comportamento che complicava il delicato lavoro di coordinamento dei soccorsi e la non osservanza delle disposizioni ha inoltre rallentato il raggiungimento di un porto di sbarco per i migranti salvati nel primo intervento, inizialmente individuato in quello di Trapani dal ministero dell’Interno, inducendo così a ridisegnare la decisione in modo da far convergere l’arrivo della ong, per motivi di sicurezza e di urgenza, nel porto di Lampedusa, già peraltro sollecitato dai numerosi arrivi di migranti di questi ultimi giorni”.

Ocean Viking “sotto accusa”

Non solo. Il dito è stato puntato anche contro la Ocean Viking, che aveva segnalato gli spari della Guardia costiera libica nella loro area Sar “senza riportarle al Paese di bandiera, come previsto dalle norme, bensì al Centro di coordinamento italiano, finendo anche questo col sovraccaricare il Centro nei momenti particolarmente intensi dei soccorsi”. Pronta la risposta di Sos Mediterranée: “È molto curioso dire ora che si sovraccaricano le linee telefoniche del Centro nazionale di coordinamento dei soccorsi quando invece nel 2015 queste stesse chiamate venivano apertamente lodate. Sembra assurdo dire che siamo noi ad intralciare i soccorsi quando invece salviamo vite umane”.

Le scintille fanno da sfondo a un’altra giornata agitata nel Mediterraneo: in 48 ore sono state soccorse, sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana, oltre 3.300 persone a bordo di 58 imbarcazioni e si sono registrati svariati sbarchi a Lampedusa così come a Roccella Jonica e a Bari, dove dalla Geo Barents sono scesi in 190 messi in salvo due giorni fa. Contro la nave di Medici senza frontiere era scattata il mese scorso in Italia la prima sanzione dopo l’introduzione del cosiddetto decreto ong per “non aver fornito tutte le informazioni richieste” durante la navigazione che si era conclusa con uno sbarco ad Ancona.

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