Sindaci pro e contro l’autonomia differenziata, c’è chi pensa che il progetto spacchi l’Italia

"Il progetto di attuazione dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione - si legge in un documento vergato da 57 sindaci del Catanzarese - è inaccettabile nei termini in cui viene portato avanti da anni"
vacca scerbo

di Danilo Colacino – Potrebbe ‘passare alla storia’ come il ‘documento dei 57’, quello vergato nei giorni scorsi da altrettanti sindaci della provincia di Catanzaro. Testo, sottoscritto contro la cosiddetta autonomia differenziata, in cui si legge peraltro: “Il progetto di attuazione dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione è inaccettabile nei termini in cui viene portato avanti da anni. Attribuire ulteriori forme e condizioni di gestione autonoma non può infatti significare devoluzione di tutte le competenze e poteri alle Regioni che ne facciano richiesta. Perché così sarebbe minata l’eguaglianza dei diritti, con conseguenze devastanti per Scuola, Sanità, Politiche ambientali ed energetiche; Beni culturali, Sviluppo delle infrastrutture ecc. E noi crediamo, invece, che i livelli di prestazione non debbano essere solo essenziali, ma anche uniformi”. Ad apporre la loro firma non sono però stati tutti i primi cittadini del comprensorio. Ecco perché noi di Calabria7 ne abbiamo messo a confronto due. Quello di Marcellinara, Vittorio Scerbo, non aderente all’iniziativa, e il suo collega di Soverato Daniele Vacca, che al contrario ha condiviso l’idea del formale atto redatto.

Premessa e motivo della mancata firma di Scerbo

Premessa e motivo della mancata firma di Scerbo

“Bisogna innanzitutto premettere che, così come approvato, il disegno di autonomia differenziata – spiega il sindaco – è un progetto ‘spacca-Italia’. Che cozza con la Costituzione, peraltro celebrata da Roberto Benigni nella serata inaugurale di Sanremo, alla presenza del nostro Presidente Sergio Mattarella. Il quale per giunta nel discorso di fine anno, il 31 dicembre scorso, ha lanciato un messaggio forte che, ahinoi, il Governo non ha recepito. Eppure il Capo dello Stato ha parlato di ‘differenze legate a fattori sociali, economici, organizzativi, sanitari tra Nord e Sud che feriscono il diritto all’uguaglianza’. E io offro un esempio concreto, poiché come Comune di Marcellinara abbiamo intercettato i fondi del Pnrr per costruire un asilo nido. Ebbene, in virtù del principio della spesa storica, non avendo mai attivato tale servizio, non potremmo sostenerlo in futuro. Mentre varrebbe il contrario per il Settentrione con cui noi giocheremmo quindi una partita già persa, se non ci sarà la definizione dei Lep (livelli essenziali di prestazioni, ndr) e si distribuiranno le risorse alle aree del Paese in cui vi è un fortissimo il divario con il Nord.

La posizione da me assunta, i miei cittadini – prosegue – la conoscono bene. È stata infatti espressa anche in pubbliche iniziative, trasmissioni e interviste come questa. Ma sarò ancora una volta molto schietto. Come da abitudine, del resto. I documenti da sottoscrivere non mi entusiasmano più. Perché sono diventati un puro esercizio di stile in parecchie circostanze. E se inoltre consideriamo che, quando c’è da decidere e soprattutto votare, viene fuori tutta l’ipocrisia istituzionale mentre intanto ci si spende per un posto al sole o una candidatura personale, ecco allora come ci sia poco da firmare. Salvo invece profondersi per ottenere davvero qualcosa di concreto e non compiere un atto formale per poi lamentarsi e versare le solite immancabili lacrime di coccodrillo. E potrei all’uopo citare – chiosa Scerbo – vari aneddoti. Ma mi limito ad affermare che stavolta c’è poco da dire e molto da fare, con l’unica azione possibile: quella Politica con la P maiuscola. Opposta, diametralmente, alla logica del tirare per la giacchetta il consigliere regionale o parlamentare di turno per qualche interesse personale o di bottega, facendo finta ora che un documento possa fermare il processo in atto.

Le ragioni dell’adesione di Vacca

“La posizione da noi assunta (riferimento ai 57 sindaci firmatari del documento di cui si è detto in premessa, ndr) è al momento una mera presa d’atto – sostiene il primo cittadino soveratese – come asserisce giustamente qualche mio collega. Ma attenzione, perché io mi soffermerei su un aspetto nient’affatto marginale della vicenda. Ovvero sul fatto che assume un carattere formale e quindi anche sostanziale. Non la definirei un’azione politica, insomma, bensì amministrativa. Che cristallizza una contrarietà e una forma di protesta rispetto alla volontà di ‘spaccare’ una nazione, unica e indivisibile, in base al dettato della nostra Carta costituzionale.

Il Paese, però, sembra in realtà proiettato a viaggiare a velocità assai diverse fra loro. Questo è quanto emerge dalla lettura del Decreto Legge ad hoc. E francamente lascia perplessi, anche se c’è ancora un lungo iter parlamentare da compiere. Ma quanto concepito, ribadisco, sconcerta. Considerato come l’idea di assegnare alle Regioni settori quali Sanità, Istruzione e altri di simile rilievo, dà l’idea dei futuri treni che marciano in maniera differente. Una realtà – dice ancora – che rischia di stritolare un intero Sud, non solo la Calabria quindi, alle prese con tante emergenze. E che perde abitanti. Soprattutto giovani. Membri di una popolazione, in passato residente, però ormai da tempo in continuo esodo verso altri territori. Non offrendo, peraltro, sbocchi lavorativi garantiti invece altrove dalla presenza di grandi aziende e industrie.

Mi vengono poi i brividi se, da pubblico amministratore di un Comune molto importante tuttavia non certo gigantesco e dunque beneficiato da tante risorse economiche statali, penso al fatto che le Regioni con l’autonomia potrebbero anche scaricare ulteriori competenze sui nostri enti. Un peso troppo gravoso da sopportare per la stragrande maggioranza dei Municipi, che già fatica non poco a garantire ai propri cittadini i servizi essenziali. E che, se venisse ratificata l’autonomia com’è attualmente stata pianificata, con il criterio della spesa storica – termina Vacca – impedirebbe ogni investimento innovativo a città come la mia. Ad esempio in merito all’indispensabile digitalizzazione degli uffici pubblici, che qui non sarebbe sostenuta. Mi pare, allora, che non ci sia granché da aggiungere”.

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