Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza e fratello del candidato alla presidenza della Regione Calabria Roberto Occhiuto, si sfoga sulla propria pagina facebook dopo la chiusura delle indagini a suo carico per truffa, peculato e falso. L’azione della Procura di Cosenza, poco gradita al primo cittadino della città dei bruzi, ha come oggetto una serie di rimborsi ottenuti tra il 2013 e il 2016 per spese, relative a visite istituzionali, di fatto mai sostenute. “In merito a questa inchiesta – scirve Mario Occhiuto in un post – vorrei ricordare che sono stato io denunciare i fatti alla Procura appena ho scoperto che si fabbricavano carte false a mia insaputa da uno dei miei segretari, che ho immediatamente licenziato. Se non l’avessi fatto non si sarebbe scoperto proprio niente: quindi se avessi temuto di essere coinvolto minimamente in questi o in altri reati, per le propalazioni conseguenti, dovrei essere stato un pazzo a denunciare praticamente me stesso”.
Occhiuto: “Tutto frutto di calunnie”
Occhiuto: “Tutto frutto di calunnie”
“Tutte le accuse nei miei confronti – ribadisce il sindaco di Cosenza – sono infatti frutto delle calunnie di Cirò (che ho già denunciato anche per calunnia), il quale aveva ovviamente risentimento nei miei confronti ed è stato facilmente utilizzato dai miei avversari politici come delatore promettendogli e millantando evidentemente il favore da parte degli inquirenti. Strana è comunque la circostanza che siano trascorsi più di quattro anni agevolando di fatto il Cirò, nonostante l’evidenza del reato da me denunciato. E strano è che si coinvolga il denunciante sulla base di accuse del denunciato. Ricordo infine che sono stato tirato in ballo in questa inchiesta dopo un anomalo incontro del Cirò (con registrazione) a casa di un senatore della Repubblica che poi ha direttamente incaricato nella Commissione (da lui stesso guidata) una Procuratrice della Repubblica che è la stessa che è comparsa ad un certo punto (stranamente) in questo procedimento giudiziario coinvolgendo il sottoscritto (che era il denunciante)”.
Occhiuto: “Non sono un pazzo”
“Non sono un pazzo e non ho commesso – chiarisce il primo cittadino di Cosenza – proprio nessuna delle cose che mi viene addebitata, sono solo un sindaco che si è dedicato per dieci anni alla città mettendo in secondo piano tutto quello che riguardava se stesso. Avevo delegato per queste funzioni, come sempre avviene, la mia segreteria e mi sono fidato: non potevo certo immaginare che facesse queste porcherie. Non ho mai approfittato del mio ruolo e per mia formazione mai avrei potuto farlo, anzi posso affermare con certezza che la mia amministrazione ha portato un grande vento di cambiamento e di legalità all’interno dell’Ente. Ma questo è il ringraziamento. Chi governa “senza santi in paradiso”, eletto dai cittadini, e realizza concretamente il cambiamento anziché galleggiare nella politica come sempre è avvenuto in Calabria, diventa (soprattutto a causa dell’invidia politica) bersaglio di spaventoso fuoco incrociato ed è la persona più vulnerabile che può esistere in Calabria. Io non ce l’ho con nessuno ma devo pur difendermi da accuse false e infondate (costruite ad arte da avversari che hanno provato a distruggermi creandomi comunque tanti danni) e ho il dovere di difendere la mia memoria. Adesso chiederò subito di essere sentito dal magistrato per chiarire la vicenda e sono convinto che alla fine riuscirò a ristabilire la verità dei fatti.
Alla fine, in questo mondo ingiusto, c’è sempre la speranza di incontrare sul nostro percorso chi ha una coscienza e il senso vero della giustizia”.
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