È un quadro desolante, quello che emerge dalle carte dell’indagine “Sistema Cosenza”, eseguita dalla guardia di finanza su delega della procura cosentina. Nelle tante telefonate, spesso effettuate via Whatsapp, nella speranza, forse, di non essere intercettati, si parla di vere e proprie battaglie per avere promozioni, pur con piena coscienza di commettere un reato: “come faccio a fare le mansioni superiori per ricoprire il ruolo di un medico che io sono avvocato”. Si parla dei concorsi, evidentemente non cristallini nel loro svolgimento: “fanno i concorsi e si sistemano i loro”. Non mancano gli annullamenti di delibere già firmate, per non allarmare “i sindacati”.
Non mancano le velate, o forse non proprio velate, minacce: “se la mia posizione non viene tutelata, poi dovrò attaccare gli altri”, “sappi che se cambia la legge, al 31 dicembre, e tu mi fai qualche guaio, lo sai che io poi mi devo tutelare anche nei tuoi confronti, dico, sì?”. Poi le preoccupazioni dopo la visita della Guardia di Finanza: “Hanno preso quel riepilogo che abbiamo praticamente inviato in allegato alla rendicontazione del contenzioso e quindi il… su quello… forse era meglio che non ce lo mettevo sto coso”, “un bordello”.
Non mancano le velate, o forse non proprio velate, minacce: “se la mia posizione non viene tutelata, poi dovrò attaccare gli altri”, “sappi che se cambia la legge, al 31 dicembre, e tu mi fai qualche guaio, lo sai che io poi mi devo tutelare anche nei tuoi confronti, dico, sì?”. Poi le preoccupazioni dopo la visita della Guardia di Finanza: “Hanno preso quel riepilogo che abbiamo praticamente inviato in allegato alla rendicontazione del contenzioso e quindi il… su quello… forse era meglio che non ce lo mettevo sto coso”, “un bordello”.
I dati trascritti non corrispondevano mai a quelli reali e sui bilanci finivano delle stime: “siccome l’indirizzo era quello che mi hai dato intorno ai 250 milioni, io quel dato lì ho messo…”. La prassi dei dati non veritieri sembrava nota a molti ed estesa a tutta la regione: “per esempio Vibo Valentia… se uno la legge così… sembra un’azienda chiamiamola virtuosa”, “invece Vibo Valentia deve un mare di soldi a Crotone per tutta la parte privata…”. Poi le commistioni con la politica: “bisogna andarsene perché sono cambiati gli equilibri politici anche a livello romano e loro vogliono liberate le poltrone, se non te ne vai tu, che non sei intelligente e lo capisci, ti cacciano loro in malo modo”, “ci sono le elezioni europee mo’ a maggio e a loro servono le postazioni per la campagna elettorale”. Infine, gli amari avvisi: “Ormai siamo arrivati al punto di non ritorno”, “Se salta Cosenza, salta tutto”.
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