di Maria Teresa Improta – Piazza Rodotà smantellata dalle ruspe. Escavatori al lavoro per riaprire via Misasi al traffico veicolare. Un’iniziativa dell’amministrazione comunale di Cosenza, guidata dal sindaco Franz Caruso, che non è stata ben accolta né dai genitori dei bambini che frequentano le scuole Lidia Plastina Pizzuti e Zumbini che affacciano sul piazzale né dal loro corpo docente. Dissenso manifestato con veemenza nei giorni scorsi con dei cartelli appesi sulle transenne e l’occupazione temporanea e simbolica del cantiere. Proteste alle quali è seguita la richiesta del primo cittadino di Cosenza di far rimuovere il preside della scuola elementare, Massimo Ciglio. Nel frattempo circa 50 genitori si sono organizzati per presentare un ricorso urgente al Tar di Catanzaro, attraverso gli avvocati Morcavallo e Russo, che si pronuncerà nel merito il prossimo 23 marzo. Il danno però ormai è fatto. La piazza è stata già distrutta.
La protesta del preside e l’ira del sindaco
La protesta del preside e l’ira del sindaco
“I disagi sono evidenti – spiega Massimo Ciglio – genitori e bambini sono accalcati in uno spazio che è esteso meno di un terzo di quello precedente. Eppure noi durante l’orario di entrata e di uscita da scuola siamo tenuti a differenziare i flussi di scolari per mantenere il distanziamento. Ci troviamo in seria difficoltà. Fatichiamo ad evitare affollamenti. In più non disponendo di una palestra interna (chiusa da quattro anni), senza la piazza non possiamo più garantire i servizi previsti nel programma dell’istituto come l’educazione motoria, la ricreazione all’aperto e tutta una serie di attività che non possiamo svolgere all’interno nelle aule. Anche se venissero sospesi i lavori, l’area non è utilizzabile, non posso far giocare i bambini tra le pietre. La richiesta di sollevarmi dal mio incarico espressa dal sindaco fa un po’ ridere. Posso essere licenziato da un momento all’altro, ma dal Ministero dell’istruzione, non dal Comune di Cosenza. Saranno gli organi superiori a decidere e rispondere all’istanza di Franz Caruso. Le frasi sui cartelli affissi dai bambini che non sono piaciute al primo cittadino non sono di certo attribuibili alle maestre. Non avrebbe senso mettere a repentaglio la propria professione per scrivere delle parole inappropriate. Il primo giorno i bambini all’uscita da scuola hanno trovato un muro davanti e non è stato piacevole per loro, né facile da spiegare le ragioni perché all’improvviso i loro spazi non esistono più. È stata un’esperienza brutale per i miei alunni”.