di Gabriella Passariello- Tre all’abbreviato e altri tre hanno scelto il rito ordinario nell’ambito dell’inchiesta sui presunti soldi dati nelle mani di un magistrato per ottenere in cambio la scarcerazione di alcuni capi e gregari della cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco con l’intermediazione anche di un avvocato. In particolare davanti al gup della distrettuale di Catanzaro Matteo Ferrante hanno scelto il rito abbreviato Vincenzo Abanese, 44 anni, di Rosarno; Domenico Bellocco, alias Micu u Longu, 44 anni, residente a Rosarno e il noto penalista Armando Veneto, 86 anni, di Palmi, mentre hanno optato per l’ordinaria udienza preliminare Vincenzo Puntoriero, 67 anni, domiciliato a Vibo; Gregorio Puntoriero, 41 anni di Vibo e Giuseppe Consiglio, 50 anni, di Rosarno. Tutti accusati a vario titolo di corruzione in atti giudiziari con l’aggravante delle modalità mafiose. Le discussioni sul rito abbreviato proseguiranno il prossimo 23 giugno, mentre l’udienza preliminare per coloro che hanno scelto il rito ordinario è calendarizzata per il prossimo 19 febbraio.
Denaro in cambio della libertà
Denaro in cambio della libertà
Secondo la Procura distrettuale, tutti e sei gli imputati, avrebbero dato danaro o comunque avrebbero svolto il ruolo di intermediari nella dazione di soldi al magistrato Giancarlo Giusti (deceduto) per ottenere in qualità di giudice relatore ed estensore del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria l’annullamento di alcune ordinanze di misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Dda reggina.
Corruttori e intermediari
I fatti contestati risalgono al mese di agosto 2009: Giusti avrebbe accettato una somma complessiva di 120mila euro da Rocco Bellocco, Rocco Gaetano Gallo e Domenico Bellocco, 41 anni, i tre da favorire, definiti dalla Dda “corruttori”, ciascuno dei quali avrebbe dato 40mila euro per ottenere la libertà, attraverso l’intercessione con Giusti da parte dei Puntoriero, di Domenico Bellocco, 43 anni, Vincenzo Albanese, Giuseppe Consiglio e l’avvocato Veneto. Fatto aggravato dalla mafiosità per agevolare le attività della cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco “e in particolare per consentire il ritorno in libertà di tre esponenti di spicco della cosca e per agevolare la stessa in un momento di grave difficoltà generato dall’esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di capi e gregari del clan disposta dal gip del Tribunale di Reggio su richiesta della locale Dda a seguito dell’esecuzione di alcuni provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nell’ambito di un’ indagine volta a disarticolare la struttura organizzativa della cosca”.
Il sostegno alla cosca
L’avvocato Veneto e Domenico Puntoriero, secondo la Direzione distrettuale antimafia, in forza del rapporto di amicizia con Giusti, proprio per il loro ruolo di intermediari nella dazione di danaro, “avrebbero fornito un concreto apporto al rafforzamento, alla conservazione e alla prosecuzione della cosca Bellocco, attraverso la ripresa operativa che ciascuno dei tre indagati, (oggi imputati ndr) posti in libertà ricopriva, con inevitabile vantaggio dell’associazione mafiosa, peraltro in un frangente di particolare fibrillazione interna al sodalizio criminale, determinato dall’intervento repressivo messo a segno Dda.
Il collegio difensivo
Sono impegnati nel processo gli avvocati Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino, Clara Veneto, Giuseppe Milicia, Letterio Rositano, Gianfranco Giunta e Antonio Cavo